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Morbillo

Cause

Quali sono le cause del Morbillo?

Il virus del morbillo appartiene al genere Morbillivirus, della famiglia dei Paramixoviridae. In questa famiglia rientrano anche i virus parainfluenzali e il virus della parotite (Paramyxovirus), il virus respiratorio sinciziale e il metapneumovirus (Pneumovirus), patogeni per l’uomo. Dopo il 1998, in seguito allo

Il virus del morbillo appartiene al genere Morbillivirus, della famiglia dei Paramixoviridae. In questa famiglia rientrano anche i virus parainfluenzali e il virus della parotite (Paramyxovirus), il virus respiratorio sinciziale e il metapneumovirus (Pneumovirus), patogeni per l’uomo. Dopo il 1998, in seguito allo scoppio di una grave epidemia di encefalite in Malesia e Singapore, sono stati identificati altri due virus appartenenti alla famiglia dei Paramixoviridae, il virus Nipah e il virus Hendra.

I virus della famiglia dei Paramixoviridae sono costituiti da grandi virioni simili per morfologia e composizione proteica, costituiti da acido ribonucleico (RNA) a singolo filamento. Il genoma dei vari virus presenta somiglianze nella struttura dell’RNA (omologia di sequenza), ma un ordine differente dei geni che codificano le proteine virali e di conseguenza, per ogni virus sono codificate proteine specifiche. L’RNA con la nucleoproteina (NP), la fosfoproteina polimerasi (P) e la proteina grande (L) costituisce il nucleocapside elicoidale del virus. La proteina NP è la principale proteina interna e aiuta a mantenere la struttura del genoma proteggendo l’RNA virale; la proteina P fa parte del complesso di trascrizione ed è coinvolta della sintesi dell’RNA, catalizzata dall’RNA polimerasi (proteina L). Il nucleocapside è avvolto da un pericapside attraverso il legame con la proteina di matrice (M). Il pericapside è composto da una proteina di attacco virale, che è differente nei tre generi dei virus dei Paramixoviridae (per il morbillo è l’emoagglutinina H) e una proteina di fusione F, che promuove la fusione tra la membrana del virus e quella della cellula ospite (uomo). Il virus del morbillo penetra nella cellula per fusione con la membrana plasmatica mediante un primo legame della proteina H di attacco virale a glicolipidi presenti sulla membrana cellulare della cellula umana. In seguito la proteina F media la fusione tra il pericapside virale e la membrana. Una volta penetrato, il virus del morbillo replica nel citoplasma e il genoma viene trascritto in singoli RNA messaggeri e un RNA che funge da stampo. Il genoma neoformato si associa con le altre proteine (L, NP) a formare il nuovo nucleocapside che a sua volta si associa a proteine M presenti sulla membrana a formare il pericapside (gemmazione) per uscire dalla cellula. I virus inducono anche la fusione tra cellule umane con la formazione di cellule giganti multinucleate (sincizi). Con questo meccanismo il virus del morbillo passa da una cellula all’altra eludendo la risposta anticorpale.

Il virus del morbillo, che è altamente contagioso, entra nell’organismo umano attraverso le vie respiratorie, dove inizia a replicarsi. Dalle vie respiratorie migra per via linfatica in altri tessuti infettandoli (congiuntiva, vie respiratorie, cellule cerebrali, vie urinarie, capillari sanguigni). Nei vasi sanguigni i linfociti T immuni colpiscono le cellule endoteliali infettate provocando il caratteristico esantema maculo papulare del morbillo. L’immunità cellulo-mediata è responsabile della maggior parte dei sintomi della malattia ed è essenziale per il controllo dell’infezione. Durante il periodo di incubazione il virus del morbillo causa immunosoppressione (riduzione degli eosinofili e dei linfociti B e T) che dura per alcune settimane dopo l’infezione. All’esantema segue, solitamente, la guarigione ed è conferita un’immunità che dura tutta la vita.
In alcuni pazienti possono insorgere complicanze al termine del decorso della malattia, come ad esempio in pazienti con deficit di linfociti T, che presentano una forma atipica di morbillo con polmonite a cellule giganti e senza esantema. In casi rari (0,5% delle persone infettate; fatale per il 15% dei pazienti), il virus può causare encefalite (incidenza: 0,035-0,1%) per mancata risoluzione dell’infezione acuta, dovuta ad un deficit dell’immunità cellulo-mediata (leucemie, linfomi). Altra complicanza rara e fatale del morbillo è la panencefalite subacuta sclerosante (incidenza: 6-22 casi di morbillo su un milione). Questa complicanza è dovuta alla persistenza del virus nelle cellule del sistema nervoso ed è causata probabilmente da una variante difettiva del virus che agisce come virus lento, che non riesce a formare particelle virali complete ma provoca la fusione tra cellule vicine che consentono la sua diffusione (Angelini, Battistin, 2014; Murray et al., 2010).

scoppio di una grave epidemia di encefalite in Malesia e Singapore, sono stati identificati altri due virus appartenenti alla famiglia dei Paramixoviridae, il virus Nipah e il virus Hendra.

I virus della famiglia dei Paramixoviridae sono costituiti da grandi virioni simili per morfologia e composizione proteica, costituiti da acido ribonucleico (RNA) a singolo filamento. Il genoma dei vari virus presenta somiglianze nella struttura dell’RNA (omologia di sequenza), ma un ordine differente dei geni che codificano le proteine virali e di conseguenza, per ogni virus sono codificate proteine specifiche. L’RNA con la nucleoproteina (NP), la fosfoproteina polimerasi (P) e la proteina grande (L) costituisce il nucleocapside elicoidale del virus. La proteina NP è la principale proteina interna e aiuta a mantenere la struttura del genoma proteggendo l’RNA virale; la proteina P fa parte del complesso di trascrizione ed è coinvolta della sintesi dell’RNA, catalizzata dall’RNA polimerasi (proteina L). Il nucleocapside è avvolto da un pericapside attraverso il legame con la proteina di matrice (M). Il pericapside è composto da una proteina di attacco virale, che è differente nei tre generi dei virus dei Paramixoviridae (per il morbillo è l’emoagglutinina H) e una proteina di fusione F, che promuove la fusione tra la membrana del virus e quella della cellula ospite (uomo). Il virus del morbillo penetra nella cellula per fusione con la membrana plasmatica mediante un primo legame della proteina H di attacco virale a glicolipidi presenti sulla membrana cellulare della cellula umana. In seguito la proteina F media la fusione tra il pericapside virale e la membrana. Una volta penetrato, il virus del morbillo replica nel citoplasma e il genoma viene trascritto in singoli RNA messaggeri e un RNA che funge da stampo. Il genoma neoformato si associa con le altre proteine (L, NP) a formare il nuovo nucleocapside che a sua volta si associa a proteine M presenti sulla membrana a formare il pericapside (gemmazione) per uscire dalla cellula. I virus inducono anche la fusione tra cellule umane con la formazione di cellule giganti multinucleate (sincizi). Con questo meccanismo il virus del morbillo passa da una cellula all’altra eludendo la risposta anticorpale.

Il virus del morbillo, che è altamente contagioso, entra nell’organismo umano attraverso le vie respiratorie, dove inizia a replicarsi. Dalle vie respiratorie migra per via linfatica in altri tessuti infettandoli (congiuntiva, vie respiratorie, cellule cerebrali, vie urinarie, capillari sanguigni). Nei vasi sanguigni i linfociti T immuni colpiscono le cellule endoteliali infettate provocando il caratteristico esantema maculo papulare del morbillo. L’immunità cellulo-mediata è responsabile della maggior parte dei sintomi della malattia ed è essenziale per il controllo dell’infezione. Durante il periodo di incubazione il virus del morbillo causa immunosoppressione (riduzione degli eosinofili e dei linfociti B e T) che dura per alcune settimane dopo l’infezione. All’esantema segue, solitamente, la guarigione ed è conferita un’immunità che dura tutta la vita.
In alcuni pazienti possono insorgere complicanze al termine del decorso della malattia, come ad esempio in pazienti con deficit di linfociti T, che presentano una forma atipica di morbillo con polmonite a cellule giganti e senza esantema. In casi rari (0,5% delle persone infettate; fatale per il 15% dei pazienti), il virus può causare encefalite (incidenza: 0,035-0,1%) per mancata risoluzione dell’infezione acuta, dovuta ad un deficit dell’immunità cellulo-mediata (leucemie, linfomi). Altra complicanza rara e fatale del morbillo è la panencefalite subacuta sclerosante (incidenza: 6-22 casi di morbillo su un milione). Questa complicanza è dovuta alla persistenza del virus nelle cellule del sistema nervoso ed è causata probabilmente da una variante difettiva del virus che agisce come virus lento, che non riesce a formare particelle virali complete ma provoca la fusione tra cellule vicine che consentono la sua diffusione (Angelini, Battistin, 2014; Murray et al., 2010).