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Obesità

La Definizione di Obesità - Che cos'è l'Obesità?

L’obesità è definita come un eccesso di grasso corporeo in relazione alla massa magra in termini di quantità assoluta e di distribuzione in punti precisi del corpo. (leggi)

Le Cause dell'Obesità - Quali sono le cause dell'Obesità?

Le cause dell’obesità sono principalmente riconducibili a scorrette abitudini alimentari e inattività fisica. (leggi)

I Sintomi dell'Obesità - Quali sono i sintomi dell'Obesità?

Il sintomo caratteristico del paziente obeso è l’aumento di peso dovuto ad un eccesso di grasso. (leggi)

La Diagnosi dell'Obesità - Come si diagnostica l'Obesità?

Gli esami disponibili per diagnosticare l’obesità sono l’indice di massa corporea (BMI) e la misurazione del grasso corporeo. (leggi)

Farmaci e Terapie per l'Obesità - Quali farmaci per l'Obesità?

L’obesità è una malattia cronica, multifattoriale, che comporta gravi conseguenze a livello di aspettativa e qualità di vita. (leggi)

La Prevenzione dell'Obesità - Come prevenire l'Obesità?

L’obesità è una malattia che può essere prevenuta adottando una sana alimentazione e un corretto stile di vita. (leggi)

Le Avvertenze per l'Obesità - Cosa chiedere al medico e al farmacista sull'Obesità?

Se ritieni di avere un peso corporeo eccessivo, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata obesità, parlane con il tuo medico di fiducia. (leggi)

L'Omeopatia e la Fitoterapia per l'Obesità - Quali farmaci e rimedi omeopatici e fitoterapici per l'Obesità?

Le medicine non convenzionali tendono ad avere un approccio olistico nei confronti della malattia, tendono cioè a considerare “il malato“ nella sua complessità di individuo, al di là del singolo organo malato. (leggi)

La Bibliografia per l'Obesità - Quali fonti bibliografiche considerare per l'Obesità?

Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata a obesità sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)

Che cos'è l'Obesità?

L’obesità è definita come un eccesso di grasso corporeo in relazione alla massa magra in termini di quantità assoluta e di distribuzione in punti precisi del corpo. Lo squilibrio fra l’energia assunta (sotto forma di cibo) e spesa (attività fisica) determina l’aumento del peso corporeo.

L’obesità è il principale disturbo nutrizionale dei paesi industrializzati. Ma non solo, rappresenta un grave problema di salute pubblica perchè è un fattore di rischio per altre importanti malattie. Numerosi studi hanno infatti dimostrato come il paziente con obesità grave sia maggiormente colpito da patologie croniche e invalidanti, come le disfunzioni cardiocircolatorie, la sindrome da apnea notturna, il diabete mellito di tipo 2, l’ictus, le patologie a carico del sistema osteoarticolare e alcuni tipi di tumore.

Risultati recenti suggeriscono inoltre una stretta associazione fra obesità e dolore cronico, in particolare nelle donne (Coaccioli et al., 2014). Non si tratterebbe solo di dolore osteoarticolare, causato dall’impatto del peso eccessivo sulle strutture muscoloscheletriche. Il dolore risulta interessare anche altre aree non sollecitate dall’aumento di peso indicando una correlazione con lo stato di pro-infiammazione che si crea nel paziente obeso.

In Europa, il sovrappeso e l’obesità risultano responsabili dell’80% dei casi di diabete di tipo 2, del 55% dei casi di ipertensione arteriosa e del 35% dei casi di cardiopatia ischemica (SIO/ADI, 2012/2013). Non solo, il controllo del peso corporeo costituisce la principale raccomandazione per ridurre il rischio di tumore (nei paesi a maggior reddito l’eccessivo aumento del peso corporeo associato a fumo e alcool rappresenta la causa del 37% dei tumori) (Marsala et al., 2014).

Il termine obesità deriva dal latino obesitas, ("grasso, grosso o paffuto") che a sua volta è un termine costruito con Esus, participio passato del verbo edere (“mangiare”) più ob (“di fronte”) (Devoto, Oli, 1995).

Già nella commedia greca il personaggio obesus era una figura di scherno. Durante il cristianesimo il cibo è stato spesso associato ai peccati di pigrizia e lussuria. Per contro, nel 1800, durante la rivoluzione industriale, la corpulenza fisica era sinonimo di elevato status sociale e di un’apparente salute fisica. Dal 1950 in poi, con l'aumento della ricchezza nei paesi industrializzati, si è assistito a una riduzione della mortalità infantile ma nel contempo ad un aumento delle patologie a carico del rene e del cuore e ad un relativo aumento del peso corporeo della popolazione. La moderna cultura occidentale, considera l'eccesso di peso uno stereotipo negativo e motivo di discriminazione.

L'indice di massa corporea (IMC) o secondo l’acronimo inglese, più usato, BMI (Body Mass Index), è un valore (dato biometrico) che mette a confronto peso e altezza, consentendo di valutare se una persona è normopeso (BMI: 18,50 - 24,99), sottopeso (BMI < 18,50), sovrappeso (25-30) od obesa (BMI =/> 30) (Finucane et al., 2011; World Health Organization, 2014).

In Europa, l’indice di massa corporea si attesta su un valore medio pari a 26,5. Sono in sovrappeso tra il 30 e il 70% della popolazione adulta mentre risultano obesi il 10-30% delle persone (circa il 20% degli uomini e il 23% delle donne) (World Health organization - Europe, 2008).

In Italia, i dati epidemiologici riferiti al 2009 riportano un’incidenza di obesità negli uomini adulti pari all’11,3% e nelle donne adulte pari al 9,3%, con un trend di crescita dall’8,5% nel 2001 al 10,3% nel 2009. Analogo andamento è stato osservato per il sovrappeso, pari al 33,9% nel 2001 e al 36,1% nel 2009. La fascia di età in cui l’incidenza di sovrappeso e obesità è maggiore è quella compresa fra i 55 e i 74 anni (oltre il 60% della popolazione evidenzia un eccesso di peso, contro il 19% per la fascia 18-24 anni e il 55,9% per chi ha più di 75 anni). Gli uomini sono più a rischio delle donne (sovrappeso: 45,2% vs 27,7% rispettivamente uomini e donne; obesità: 11,3% vs 9,3%) e le regioni del Sud più a rischio di quelle del centro-nord: le regioni con la più alta percentuale di sovrappeso e obesità sono Molise (51,6%), Campania (51,8%) e Calabria (51,4%) (Istituto Nazionale di Statistica ISTAT, 2010).

A seconda di dove si deposita il grasso, si distinguono diversi tipi di obesità:
• obesità addominale detta anche viscerale o androide
• obesità periferica detta anche sottocutanea o ginoide
• obesità mista o diffusa

L’obesità addominale, viscerale o androide, si ha quando il grasso si deposita prevalentemente a livello addominale, interessando collo, spalle e zona addominale sopraombelicale. Questo tipo di obesità è chiamata anche “a mela” o “centrale” ed è tipica dell’uomo. L’obesità addominale si associa a disordini metabolici (diabete e dislipidemie) e malattie cardiovascolari (ipertensione arteriosa, aterosclerosi e cardiopatie).

L’obesità periferica, sottocutanea o ginoide, si ha quando il grasso si distribuisce prevalentemente a livello dei glutei, nella regione posteriore del tronco, a livello delle anche e delle cosce, della zona sott’ombelicale dell’addome. Detta anche obesità “a pera”, più frequente nelle donne (da cui il termine “ginoide”), può indurre artrosi dell’anca o del ginocchio.

L’obesità mista o diffusa rappresenta la forma più comune di obesità. In questo caso si assiste ad un aumento omogeneo dei depositi di grasso sia a livello viscerale che sottocutaneo.

La misura della circonferenza della vita all’altezza dell’ombelico è un indicatore di rischio cardiovascolare e metabolico. Il valore oltre il quale si va incontro ad un aumento del rischio è: 88 cm per la donna e 102 cm per l’uomo. Inoltre, a parità di indice di massa corporea BMI, le donne tendono ad avere più grasso corporeo degli uomini e gli anziani più dei giovani.

Il grasso viscerale, inoltre, sembra influire negativamente sulle capacità cognitive in età adolescenziale. In uno studio clinico recente, condotto dai ricercatori dell’Hospital for Sick Children presso l’Università di Toronto, la presenza di depositi di grasso nella zona viscerale correlava con una minore performance in almeno sei aspetti del test funzionale cognitivo utilizzato e tale correlazione risultava più marcata nelle ragazze rispetto ai ragazzi (Schwartz et al., 2013).

Fino al 1900 l’obesità era una condizione piuttosto rara, in genere riscontrabile esclusivamente nelle persone più ricche. Dopo la seconda guerra mondiale il boom economico e il miglioramento delle condizioni di vita per una larga parte della popolazione dei paesi più sviluppati ha portato ad un aumento significativo dell’incidenza di obesità prima negli adulti e poi anche nei bambini. Nel 1997, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o secondo l’acronimo inglese WHO, World Health Organization) ha riconosciuto ufficialmente l’obesità un'epidemia globale. Nel 2008 l'OMS ha stimato che più 1,4 miliardi di persone adulti nel mondo erano in sovrappeso e di questi 500 milioni erano obesi (due quinti uomini e tre quinti donne). Per quanto riguarda la popolazione pediatrica, dato sempre dell’OMS, nel 2011 i bambini con meno di 5 anni in condizioni di sovrappeso sono risultati 40 milioni (World Health Organization, 2013).