Quali sono i sintomi dell’ Acufene?
L’acufene si può presentare come:
L’acufene non è mai uguale per tutti. Ogni paziente lo descrive in modo diverso: c’è chi sente un fischio acuto, chi un ronzio costante, chi ancora un battito pulsante che segue il ritmo del cuore. Questa soggettività estrema è uno degli aspetti che rendono l’acufene una condizione difficile da inquadrare e trattare.
Qualità e caratteristiche del suono
Il sintomo viene percepito come un suono interno, in assenza di una sorgente acustica esterna. Le descrizioni variano enormemente: fischio, fruscio, scroscio d’acqua, rumore di motore o di cicale. Alcuni pazienti riferiscono un acufene tonale, ben definito come una nota musicale, altri un acufene non tonale, assimilabile a un rumore bianco o a un sibilo indistinto (Henry et al., 2014).
Lateralità e durata
L’acufene può essere percepito in un solo orecchio, in entrambi, oppure in maniera diffusa a livello cranico. La durata è altrettanto variabile: episodi transitori che si risolvono spontaneamente, forme intermittenti legate a fattori scatenanti (stress, esposizione al rumore), o un rumore continuo che accompagna il paziente giorno e notte (Baguley et al., 2013).
Intensità percepita
L’intensità non è necessariamente proporzionale alla gravità clinica. Alcuni pazienti percepiscono un suono forte ma tollerabile, altri un rumore lieve ma disturbante, specie in ambienti silenziosi. L’acufene può accentuarsi in condizioni di silenzio assoluto, durante le ore notturne, diventando particolarmente invalidante per il sonno (Langguth et al., 2013).
Acufene pulsatile
Un capitolo a parte riguarda l’acufene pulsatile, in cui il paziente riferisce un battito in sincronia con il polso. Questa forma, spesso correlata a cause vascolari, è meno comune ma clinicamente significativa, perché può indicare condizioni sottostanti come malformazioni artero-venose o ipertensione intracranica (Kleinjung et al., 2024).
Impatto sulla qualità della vita
Al di là della percezione uditiva, l’acufene è soprattutto un sintomo che condiziona la quotidianità. Molti pazienti riferiscono difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno, irritabilità e in alcuni casi lo sviluppo di ansia o depressione. Studi recenti confermano che fino al 40% dei soggetti con acufene cronico presenta sintomi depressivi clinicamente rilevanti (Jarach et al., 2024).
Il sistema limbico e le aree cerebrali deputate alle emozioni giocano infatti un ruolo cruciale: non è solo il suono a essere percepito, ma anche la sua valenza emotiva, che amplifica la sofferenza. In altre parole, due persone con lo stesso tipo di acufene possono viverlo in modo opposto: uno come un fastidio lieve, l’altro come un disturbo insopportabile (Henry et al., 2014; Schulze, Schilling, 2024).
Un sintomo multidimensionale
L’acufene è dunque un fenomeno multidimensionale: non è soltanto un rumore percepito, ma un’esperienza che intreccia aspetti uditivi, neurologici ed emotivi. Per questa ragione le scale cliniche utilizzate per misurarlo (come il Tinnitus Handicap Inventory o il Tinnitus Questionnaire) non valutano solo l’intensità del suono, ma anche l’impatto psicologico e sociale.