L’anemia è una condizione clinica caratterizzata da una ridotta capacità del sangue di trasportare ossigeno ai tessuti. (leggi)
L’anemia non è una malattia unica, bensì un sintomo clinico che può derivare da un ampio spettro di condizioni patologiche. (leggi)
In molti casi, i sintomi sono aspecifici e possono essere confusi con quelli di altre patologie. (leggi)
La diagnosi di anemia è un processo che va oltre la semplice constatazione di una riduzione dell’emoglobina. (leggi)
Il trattamento dell’anemia è etiologico quando possibile (correggere la causa: carenze nutrizionali, infiammazione, perdita di sangue, emolisi, difetti congeniti) e funzionale quando occorre ripristinare rapidamente l’ossigenazione tissutale o ridurre i sintomi. (leggi)
La prevenzione dell’anemia rappresenta un obiettivo di salute pubblica di primaria importanza, poiché la condizione, nelle sue varie forme, è associata a riduzione della capacità lavorativa, compromissione cognitiva, aumento della morbilità e, nei casi più gravi, della mortalità. (leggi)
Se ritieni di avere i sintomi dell’anemia, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata l’anemia, parlane con il tuo medico di fiducia. (leggi)
Le medicine non convenzionali tendono ad avere un approccio olistico nei confronti della malattia, tendono cioè a considerare “il malato“ nella sua complessità di individuo, al di là del singolo organo malato. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata all’anemia sono state analizzate con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Che cos'è l’ Anemia?
L’anemia è una condizione clinica caratterizzata da una ridotta capacità del sangue di trasportare ossigeno ai tessuti. Questo deficit è dovuto a uno o più dei seguenti elementi:
L’emoglobina è la proteina contenuta nei globuli rossi che lega l’ossigeno nei polmoni e lo rilascia nei tessuti; la sua riduzione comporta ipossia tissutale, cioè mancanza di ossigeno adeguata per il metabolismo cellulare.
Secondo le definizioni correnti della World Health Organization (WHO, Organizzazione Mondiale della Sanità), l’anemia è diagnosticata quando la concentrazione emoglobinica scende al di sotto di soglie specifiche che variano con l’età, il sesso e lo stato fisiologico (per esempio gravidanza).
La classificazione dell’anemia è utile perché aiuta a identificare le cause, guidare il trattamento e prevedere la prognosi. Si possono distinguere diversi schemi di classificazione; i principali sono:
Le linee guida recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità confermano soglie diagnostiche per l’emoglobina che tengono conto di età, sesso e stato fisiologico, includendo popolazioni diverse. Per esempio, nelle donne non gravide in età fertile, nelle donne in gravidanza, nei bambini, etc., la soglia dell’emoglobina cambia (Pasricha et al., 2024, World health Organization – WHO, 2025).
Un articolo in JAMA Network Open ha messo in discussione le soglie attuali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, suggerendo che i valori usati potrebbero essere troppo alti rispetto ai percentile basati su dati multinazionali, soprattutto nei bambini da 6 a 59 mesi e nelle donne non gravide 15-49 anni (Addo et al., 2021).
In base al volume medio dei globuli rossi (Mean Corpuscular Volume, MCV), si distinguono:
Questa classificazione è praticata comunemente per orientare verso cause diverse: microcitica per esempio deficit di ferro o talassemie; macrocitica per carenza di vitamina B12/folati o condizioni midollari.
Un’altra classificazione importante considera il meccanismo tramite cui l’anemia si produce:
L’anemia, pur essendo una condizione comune, e spesso considerata “benigna”, ha un impatto prognostico rilevante sulla salute individuale e sulla sanità pubblica. Numerosi studi clinici e meta-analisi hanno dimostrato che anche forme lievi o moderate, se croniche, sono associate a peggioramento della qualità di vita, incremento della morbilità e aumento della mortalità.
La prognosi dipende da vari fattori:
In caso di anemia lieve o moderata, il paziente può essere asintomatico o paucisintomatico (pochi sintomi). Nelle persone giovani e sane, la correzione della causa dell’anemia (ad esempio con supplementazione di ferro, vitamina B12 o folati), si associa ad una prognosi (evoluzione della malattia nel tempo) eccellente. In alcuni casi tuttavia anemie non gravi possono ridurre le performance cognitive, la tolleranza allo sforzo e la produttività lavorativa (Camaschella, 2019).
In caso di anemia grave, quando l’emoglobina scende sotto i 7–8 g/dL, aumenta il rischio di ipossia tissutale grave, con potenziali conseguenze su cuore, cervello e reni. Le forme acute (emorragie massicce, crisi emolitiche) possono condurre a shock e morte se non trattate tempestivamente (Ganz, 2019).
L’anemia, soprattutto se grave, può compromettere significativamente la qualità di vita della persona, provocando stanchezza, difficoltà cogntive e lavorative e peggiorando i sintomi in pazienti con malattie croniche. Uno studio ha documentato come l’anemia è associata a una peggiore qualità della vita e a maggiore mortalità negli individui più anziani (Wouters et al., 2019).
La prognosi può avere esiti diversi a seconda della causa dell’anemia:
Complicanze cardiovascolari
L’anemia comporta una riduzione della capacità di trasporto dell’ossigeno, che induce un aumento del lavoro cardiaco. Le complicanze includono:
Studi prospettici hanno dimostrato che l’anemia è un fattore di rischio indipendente per eventi cardiovascolari e peggiora la prognosi nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica (Groenveld et al., 2008).
Complicanze neurologiche
Complicanze ostetriche e neonatali
Complicanze renali
Complicanze immunitarie e infettive
Comprendere quanto sia diffusa l’anemia è importante perché evidenzia l’impatto sulla salute pubblica e guida le politiche sanitarie. Nel mondo, nel 2021 le stime parlano di 1,92 milioni di persone affette da anemia. I gruppi più colpiti sono rappresentati dalle donne in età riproduttiva e dai bambini piccoli (6-59 mesi di età): circa il 30-40% delle donne e dei bambini sono anemici (GBD 2021 Anaemia Collaborators, 2023).
La prevalenza globale è diminuita negli ultimi decenni, ma molto lentamente, più nella popolazione maschile che in quella femminile e con grandi disparità geografiche (GBD 2021 Anaemia Collaborators, 2023; Safiri et al., 2021).
Prevalenza in Italia
Purtroppo, non ci sono al momento dati recentissimi e completi che quantifichino con precisione la prevalenza nazionale dell’anemia nell’intera popolazione italiana, come avviene per altri paesi tramite studi tipo “Global Burden of Disease”.
Le stime disponibili suggeriscono che, pur essendo la prevalenza più bassa rispetto a regioni ad alta carica come alcune aree dell’Africa e dell’Asia meridionali, l’anemia rappresenta comunque un problema rilevante, specialmente in gruppi vulnerabili (donne in età fertile, persone con malattie croniche, bambini con patologie specifiche).
Uno studio italiano realizzato su bambini con malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI/IBD, inflammatory bowel disease) ha rilevato che alla diagnosi circa il 36% dei bambini presentava anemia. Dopo un anno di trattamento, quasi il 23% dei bambini con IBD restava anemico, evidenziando che l’anemia può persistere anche se la malattia intestinale è gestita (D’Arcangelo et al., 2025).
Caratteristiche etiologiche locali
In Italia, come nel resto del mondo, la causa più comune di anemia è la carenza di ferro (sideropenia), che spesso coesiste con perdite ematiche (mestruazioni abbondanti, sanguinamenti gastrointestinali) o con un’assunzione alimentare insufficiente. A questo proposito, la prevenzione nutrizionale e il miglioramento delle abitudini alimentari potrebbero avere un ruolo importante, specie nelle regioni dove carenze dietetiche di ferro e vitamine possono esistere nonostante l’abbondanza di risorse.
Le emoglobinopatie, come le talassemie, sono più frequenti in alcune regioni, specie quelle del Sud Italia e delle isole, dove la prevalenza di portatori di mutazioni genetiche per la beta-talassemia rimane relativamente alta.
Mortalità e impatto
Secondo dati disponibili tramite World Life Expectancy basati su stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’anno 2020, in Italia i decessi attribuibili all’anemia sono stati lo 0,31% del totale dei decessi del Paese (circa 1,672 persone), con tasso adattato per età di 0,62 per 100.000 abitanti (World Life Expectancy).
Si segnala che l’anemia è spesso sotto-diagnosticata e non adeguatamente quantificata nella popolazione generale, il che rende difficile stimare con accuratezza il suo vero impatto sanitario ed economico.
Progetti e consapevolezza