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Angina Pectoris

Diagnosi

Come si diagnostica l’ Angina Pectoris?

Gli esami disponibili per diagnosticare l’angina pectoris comprendono:

La diagnosi di angina pectoris si fonda su una valutazione clinica sistematica, che integra anamnesi, esame obiettivo, esami di laboratorio e test strumentali, in un’ottica di stratificazione del rischio ischemico e esclusione di cause alternative di dolore toracico. L’obiettivo diagnostico non è solo riconoscere la presenza di ischemia miocardica, ma anche definire la probabilità pre-test di coronaropatia, quantificare l’impatto clinico dei sintomi e orientare verso una gestione personalizzata.

Anamnesi e valutazione clinica iniziale

Il primo e più importante strumento diagnostico resta l’anamnesi. Le caratteristiche del dolore toracico, la modalità di insorgenza, la durata, la risposta ai nitrati e la relazione con lo sforzo costituiscono il fulcro della diagnosi clinica.

In base a questi criteri, la sintomatologia anginosa viene classicamente classificata come:

Tipo di angina Caratteristiche
Tipica 1) dolore retrosternale; 2) evocato dallo sforzo o stress emotivo; 3) regredisce con riposo o nitrati
Atipica Sono presenti solo 2 dei 3 criteri sopra
Non anginosa È presente solo 1 (o nessuno) dei criteri

Questa classificazione, suggerita dalle linee guida ESC (Knuuti et al., 2020), permette di stimare la probabilità clinica pre-test di malattia coronarica ostruttiva e di decidere l’appropriatezza degli esami successivi.

Esame obiettivo

L’esame obiettivo ha un ruolo più limitato nella diagnosi di angina, ma è importante per:

Esami di laboratorio

Gli esami ematochimici di base aiutano a identificare fattori di rischio modificabili e a escludere cause alternative di dolore toracico. Tra i più utili:

In presenza di dolore toracico acuto o angina instabile, l’elevazione dinamica della troponina è suggestiva di infarto miocardico tipo 1 (rottura di placca) o tipo 2 (mismatch domanda/offerta di ossigeno).

Elettrocardiogramma (ECG) a riposo

L’ECG rappresenta un esame di prima linea, da eseguire entro 10 minuti dalla valutazione nei pazienti con dolore toracico.

Nell’angina stabile, l’ECG a riposo è spesso normale, ma può mostrare:

La normalità dell’ECG non esclude l’ischemia, ma in presenza di modificazioni dinamiche del tratto ST durante il dolore è altamente suggestiva di ischemia acuta (Amsterdam et al., 2014).

Test da sforzo (ergometria)

L’ECG da sforzo è il test provocativo più semplice e diffuso per valutare la presenza di ischemia inducibile. Consiste nell’esecuzione di un’attività fisica controllata (bicicletta o tapis roulant) con monitoraggio continuo di ECG, pressione arteriosa e sintomi.

Il test è indicato nei pazienti a bassa o intermedia probabilità pre-test, in grado di camminare, con ECG basale interpretabile.

Il test è considerato positivo in presenza di:

Tuttavia, la sensibilità e specificità sono limitate (circa 68% e 77%), e il test può essere falsamente positivo in donne o soggetti con pregressi disturbi di conduzione (Knuuti et al., 2020).

Imaging funzionale e morfologico

Per aumentare l’accuratezza diagnostica, si ricorre a test di secondo livello:

Scintigrafia miocardica perfusionale (SPECT o PET)

Permette di valutare la distribuzione del flusso coronarico a riposo e sotto stress farmacologico (es. adenosina) o fisico. Evidenzia aree di ipoperfusione reversibile (ischemia) o fissa (cicatrice).

Ecocardiogramma da stress (farmacologico o fisico)

Induce ischemia con dobutamina o esercizio, valutando la comparsa di ipocinesie segmentarie transitorie. è particolarmente utile in pazienti con ECG non interpretabile o controindicazioni alla scintigrafia.

Risonanza Magnetica Cardiaca (CMR)

Tecnica avanzata, ad alta risoluzione, utile per valutare ischemia inducibile, anatomia coronarica, viabilità e infiammazione. Indicata in centri di riferimento.

Angio-TC coronarica

La tomografia computerizzata coronarica con mezzo di contrasto è oggi una valida alternativa non invasiva alla coronarografia, in particolare nei pazienti con angina stabile e rischio intermedio, o con test funzionali non conclusivi.

Permette di:

Le linee guida ESC 2020 la raccomandano come test iniziale in molte categorie di pazienti, specie nei più giovani (Knuuti et al., 2020).

Coronarografia invasiva

La angiografia coronarica è il gold standard per la visualizzazione diretta delle arterie coronarie, indicata nei seguenti casi:

Consente anche l’esecuzione di interventi di rivascolarizzazione (angioplastica coronarica con stent).

In caso di dubbi sull’impatto emodinamico di una stenosi, si può misurare la riserva frazionale di flusso (FFR) o la coronary flow reserve (CFR) per guidare l’intervento.