Prevenzione
Come prevenire l’ Angina Pectoris?
La prevenzione dell’angina pectoris rappresenta un obiettivo centrale nella riduzione della morbilità e mortalità cardiovascolare. L’angina, sintomo clinico dell’ischemia miocardica (cioè ridotto apporto di ossigeno al muscolo cardiaco), è nella maggior parte dei casi espressione di cardiopatia ischemica su base aterosclerotica. Pertanto, la prevenzione primaria e secondaria mira a contenere i fattori di rischio modificabili, correggere stili di vita, e ottimizzare la gestione farmacologica.
Prevenzione primaria
La prevenzione primaria ha l’obiettivo di evitare l’insorgenza della malattia coronarica. è indicata nei soggetti asintomatici ma con fattori di rischio cardiovascolare. Secondo le linee guida della European Society of Cardiology (ESC) e dell’American Heart Association (AHA), le seguenti strategie sono raccomandate:
Controllo dei Fattori di Rischio Cardiovascolare
I principali fattori modificabili sono:
- Ipertensione arteriosa: il controllo pressorio riduce significativamente il rischio coronarico. Il target è <140/90 mmHg nella popolazione generale, più basso nei pazienti ad alto rischio (Whelton et al., 2018).
- Dislipidemia: ridurre i livelli di colesterolo LDL (low-density lipoprotein, lipoproteine a bassa densità) mediante dieta e statine. Obiettivo: LDL-C <100 mg/dL nei soggetti a rischio intermedio, <70 mg/dL nei soggetti ad alto rischio (Mach et al., 2020).
- Diabete Mellito tipo 2: il controllo metabolico, con emoglobina glicata (HbA1c) <7%, riduce le complicanze ischemiche (Cosentino et al., 2020).
- Fumo di sigaretta: la cessazione completa è prioritaria. Anche il fumo passivo aumenta il rischio di angina.
- Sedentarietà e obesità: è raccomandata un’attività aerobica di almeno 150 minuti/settimana, associata a una riduzione dell’indice di massa corporea (BMI <25 kg/m2) (Lee et al., 2012).
Dieta cardioprotettiva
Una dieta ricca di frutta, verdura, legumi, pesce azzurro, cereali integrali, povera di grassi saturi e zuccheri raffinati, è associata a una minore incidenza di eventi ischemici. Il modello dieta mediterranea ha dimostrato effetti benefici documentati (Estruch et al., 2018).
Prevenzione secondaria
Nel paziente con angina pectoris documentata o pregressi eventi cardiovascolari, la prevenzione secondaria ha lo scopo di impedire la progressione della malattia, ridurre le recidive e migliorare la prognosi.
Modifiche dello stile di vita
Continuano a valere i principi della prevenzione primaria, ma con maggiore intensità. L’interruzione del fumo, la regolare attività fisica, la dieta bilanciata e il controllo del peso sono pilastri fondamentali.
Terapia farmacologica di fondo
I farmaci per la prevenzione secondaria sono:
- Antiaggreganti piastrinici: l’acido acetilsalicilico (ASA, aspirina) in dose a basso dosaggio (75–100 mg/die) è raccomandato a tempo indefinito, salvo controindicazioni.
- Statine: indicazione permanente, indipendentemente dai livelli iniziali di colesterolo (Sabatine et al., 2017).
- Beta-bloccanti: riducono il consumo miocardico di ossigeno e il rischio di aritmie.
- ACE-inibitori (inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina): raccomandati in presenza di disfunzione ventricolare sinistra, diabete o ipertensione.
- Nitrati e calcio-antagonisti: per il controllo sintomatico dell’angina, soprattutto nelle forme da vasospasmo (angina variante).
Strategie di Prevenzione Popolazionale
Oltre alle misure individuali, la promozione della salute cardiovascolare nella popolazione può contribuire alla riduzione dei nuovi casi di angina:
- Campagne antifumo
- Educazione alimentare nelle scuole
- Programmi di screening cardiovascolare nei soggetti a rischio
- Incentivi all’attività fisica urbana (piste ciclabili, trasporti pubblici, zone pedonali)
Prevenzione in Gruppi Speciali
Alcuni sottogruppi di popolazione richiedono attenzioni specifiche:
- Donne: spesso presentano sintomi atipici e maggiore incidenza di angina microvascolare. è essenziale una diagnosi precoce e un approccio di genere (Shaw et al., 2006).
- Pazienti con sindrome metabolica: la combinazione di obesità addominale, dislipidemia, ipertensione e insulino-resistenza aumenta il rischio cardiovascolare in modo esponenziale (Grundy et al., 2005).