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Artrite Reumatoide

Avvertenze

Cosa chiedere al medico e al farmacista sull’ Artrite Reumatoide?

Se ritieni di avere i sintomi dell’artrite reumatoide, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata l’artrite reumatoide, parlane con il tuo medico di fiducia.

Ecco alcune domande che potresti porre.

Che cos’è esattamente l’artrite reumatoide e come si differenzia da altre forme di artrite?
L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica sistemica che colpisce principalmente la membrana sinoviale delle articolazioni, causando dolore, gonfiore, rigidità e progressiva distruzione articolare. Si distingue dall’artrosi — malattia degenerativa dovuta all’usura della cartilagine — perché è di origine autoimmune, cioè il sistema immunitario attacca i propri tessuti.
A differenza di altre artriti, come quella gottosa o psoriasica, l’artrite reumatoide ha decorso simmetrico e coinvolge più spesso le piccole articolazioni delle mani e dei piedi, con eventuali manifestazioni extra-articolari (cute, occhi, polmoni, cuore).
Le cause precise non sono note, ma è chiaro che la malattia nasce da un’interazione fra predisposizione genetica, fattori ormonali e ambientali (come il fumo e le infezioni croniche) (Smolen et al., 2023).

L’artrite reumatoide è guaribile?
Attualmente non esiste una cura definitiva, ma è possibile ottenere una remissione prolungata o uno stato di bassa attività di malattia grazie a terapie farmacologiche mirate.
L’obiettivo terapeutico è il cosiddetto treat-to-target: identificare un obiettivo clinico (remissione o bassa attività) e modificare la terapia fino a raggiungerlo.
Con farmaci modificanti la malattia (DMARDs) e biologici di nuova generazione, molti pazienti riescono oggi a condurre una vita normale, mantenendo la funzionalità articolare e lavorativa (MaInnes, Schett, 2011).
Il concetto di “guarigione clinica” — cioè assenza di sintomi e blocco del danno articolare — è ormai raggiungibile in una quota crescente di pazienti, soprattutto se diagnosticata e trattata precocemente.

Quali esami servono per diagnosticare l’artrite reumatoide?
La diagnosi richiede una combinazione di elementi clinici, laboratoristici e strumentali.
Il medico valuta il numero e la distribuzione delle articolazioni infiammate, la durata della rigidità mattutina e la presenza di sintomi sistemici. Gli esami del sangue comprendono:

  1. fattore reumatoide (FR) e anticorpi anti-peptidi ciclici citrullinati (anti-CCP), specifici per la malattia;
  2. VES (velocità di eritrosedimentazione) e PCR (proteina C-reattiva), marcatori dell’infiammazione sistemica.
  3. ecografia articolare e risonanza magnetica consentono di visualizzare infiammazione e sinovite anche prima delle alterazioni radiografiche; in fase precoce di malattia la radiografia può non rilevare erosioni ossee

Una diagnosi precoce (entro 3 mesi dall’esordio dei sintomi) è essenziale per prevenire danni irreversibili.

Quali farmaci si usano e con quali effetti collaterali devo convivere?
I farmaci si dividono in tre grandi categorie:

  1. Farmaci modificanti la malattia (DMARDs), come metotrexato, leflunomide, sulfasalazina e idrossiclorochina: agiscono sul sistema immunitario per rallentare la progressione.
  2. Farmaci biologici, come adalimumab (anti-TNF), tocilizumab (anti-IL-6) o abatacept (modulatore T-cellulare), utilizzati se i DMARDs non bastano.
  3. Inibitori delle JAK-chinasi (tofacitinib, baricitinib, upadacitinib), farmaci orali di nuova generazione con elevata efficacia ma che richiedono monitoraggio cardiovascolare e infettivo.

Gli effetti collaterali variano: dal rischio di infezioni per immunosoppressione a tossicità epatica o midollare con metotrexato. Tuttavia, con controlli regolari e corretto uso dei farmaci, il profilo di sicurezza è oggi molto migliorato.

Posso avere una gravidanza se soffro di artrite reumatoide?
Sì, ma la gravidanza deve essere pianificata in collaborazione tra reumatologo e ginecologo. L’artrite reumatoide può migliorare durante la gestazione, ma tende a riacutizzarsi dopo il parto. Alcuni farmaci, come Metotrexato e leflunomide, sono controindicati per il rischio di malformazioni e devono essere sospesi almeno 3–6 mesi prima del concepimento. Farmaci come idrossiclorochina o sulfasalazina sono generalmente sicuri e compatibili con la gravidanza. Alcuni biologici (adalimumab, etanercept) possono essere mantenuti fino al secondo trimestre sotto controllo medico.
Durante l’allattamento si preferiscono terapie compatibili, come l’idrossiclorochina. Le raccomandazioni EULAR 2025 sottolineano l’importanza della stabilità della malattia prima del concepimento (Ruegg et al., 2025).

Qual è la relazione tra artrite reumatoide e rischio cardiovascolare?
Le persone con artrite reumatoide hanno un rischio aumentato di malattie cardiovascolari, comparabile a quello dei pazienti diabetici. L’infiammazione cronica sistemica accelera l’aterosclerosi e favorisce eventi come infarto o ictus.
Il controllo rigoroso della malattia riduce questo rischio: ogni remissione stabile equivale a una diminuzione del carico infiammatorio vascolare.
È essenziale gestire anche i fattori di rischio tradizionali (ipertensione, dislipidemia, diabete, fumo, obesità). Alcuni farmaci, come gli inibitori JAK, richiedono monitoraggio stretto nei pazienti con fattori di rischio cardiovascolare preesistenti (Ytterberg et al., 2022). In pratica, il medico reumatologo e il cardiologo devono lavorare insieme per una gestione integrata.

Cosa succede se ho altre malattie (renali, epatiche, polmonari)?
La presenza di comorbidità impone di personalizzare la terapia:

  1. Insufficienza renale: il metotrexato deve essere ridotto o sospeso se la filtrazione glomerulare scende sotto i 30 ml/min; possono essere preferiti farmaci con eliminazione non renale (es. biologici).
  2. Epatopatia: il metotrexato e la leflunomide possono aggravare la tossicità epatica; si preferiscono idrossiclorochina o biologici.
  3. Malattie polmonari: alcune forme (es. interstiziopatia reumatoide) richiedono cautela con metotrexato e farmaci antifibrotici dedicati; l’uso di rituximab o abatacept è spesso più sicuro.

L’artrite reumatoide influenza la salute mentale?
Sì. La convivenza con una malattia cronica, il dolore, la rigidità e la paura della disabilità possono indurre ansia, depressione e disturbi del sonno. Studi recenti dimostrano che fino al 40 % dei pazienti presenta sintomi depressivi o ansiosi correlati all’attività di malattia e al dolore. Il trattamento multidisciplinare — che unisce terapia farmacologica, supporto psicologico e programmi di autogestione — migliora non solo la qualità di vita ma anche la risposta terapeutica. È quindi raccomandato che la salute mentale venga monitorata regolarmente, con accesso a psicologo o psichiatra se necessario.

Come posso convivere con la malattia nel lungo termine?
L’artrite reumatoide è una condizione cronica che richiede partecipazione attiva del paziente.
È importante mantenere una comunicazione costante con il reumatologo, rispettare il piano terapeutico e i controlli periodici (emocromo, funzionalità epatica/renale, imaging periodico).
Il movimento quotidiano è essenziale: immobilità prolungata accelera la rigidità e la perdita di forza.
Occorre monitorare la salute cardiovascolare e ossea, gestire lo stress, dormire in modo adeguato e cercare supporto sociale e familiare.
La moderna medicina reumatologica consente oggi di vivere bene e a lungo con la malattia, purché sia gestita con consapevolezza e tempestività (Di Matteo et al., 2023).


Nota:
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