Come si diagnostica l’ Artrite Reumatoide?
Gli esami disponibili per diagnosticare l’artrite reumatoide comprendono:
La diagnosi di artrite reumatoide rappresenta una delle sfide più complesse della reumatologia clinica, poiché la malattia può esordire con sintomi sfumati e sovrapponibili ad altre condizioni infiammatorie o degenerative. Il riconoscimento precoce è tuttavia fondamentale, in quanto un trattamento tempestivo con farmaci modificanti la malattia (DMARDs, Disease-Modifying Anti-Rheumatic Drugs) è in grado di prevenire il danno articolare irreversibile e migliorare la prognosi funzionale e sistemica del paziente (Di Matteo et al., 2023).
Criteri clinici
La diagnosi si basa innanzitutto su una valutazione clinica accurata. Il medico deve riconoscere il tipico pattern di dolore articolare simmetrico, associato a rigidità mattutina prolungata e tumefazione persistente delle articolazioni periferiche. Le più frequentemente coinvolte sono le piccole articolazioni delle mani (metacarpofalangee e interfalangee prossimali) e dei piedi (metatarsofalangee), seguite da polsi, gomiti e ginocchia.
Un elemento di grande rilievo diagnostico è la persistenza dei sintomi per oltre sei settimane, criterio che distingue l’artrite reumatoide dalle artriti transitorie post-infettive o virali. La presenza di dolore che migliora con il movimento e peggiora con il riposo è tipica del dolore infiammatorio, a differenza del dolore meccanico tipico dell’artrosi.
Durante la visita, il medico deve valutare anche segni di infiammazione sistemica come astenia, febbricola e perdita di peso, e ricercare eventuali manifestazioni extra-articolari, tra cui i noduli reumatoidi, la secchezza oculare e orale, o segni di pleurite o pericardite. Tali elementi orientano verso una forma più sistemica della malattia (Firestein, McInnes 2017).
Esami di laboratorio
Gli esami ematochimici rivestono un ruolo essenziale nel supportare la diagnosi di artrite reumatoide, ma non sono mai da soli dirimenti.
Il primo parametro da considerare è la velocità di eritrosedimentazione (VES), che tende ad aumentare in presenza di infiammazione cronica. Analogamente, la proteina C-reattiva (PCR) è spesso elevata e rappresenta un indicatore sensibile dell’attività di malattia. Entrambi i valori, tuttavia, sono aspecifici e possono essere elevati anche in altre condizioni infiammatorie o infettive.
Più specifici sono invece gli autoanticorpi. Il fattore reumatoide (FR) è un anticorpo diretto contro la porzione Fc delle immunoglobuline IgG; risulta positivo in circa il 70–80% dei pazienti, ma può comparire anche in soggetti anziani o in altre patologie autoimmuni. Di maggiore specificità diagnostica è la presenza degli anticorpi anti-peptidi ciclici citrullinati (anti-CCP), che raggiungono una specificità superiore al 95% e possono essere rilevati anche diversi anni prima della comparsa dei sintomi clinici (McInnes, Schett, 2011).
È importante sottolineare che circa il 20–30% dei pazienti può risultare sieronegativo, cioè privo di entrambi gli autoanticorpi: in questi casi la diagnosi si fonda esclusivamente su criteri clinici e strumentali (Di Matteo et al., 2023).
Diagnostica per immagini
La diagnostica per immagini rappresenta un elemento fondamentale nella conferma e nel monitoraggio della malattia.
Le radiografie tradizionali delle mani e dei piedi costituiscono l’esame di primo livello e permettono di individuare le tipiche erosioni ossee marginali, il restringimento dello spazio articolare e l’osteoporosi iuxta-articolare. Tuttavia, questi segni compaiono in una fase relativamente tardiva del processo patologico.
Per identificare precocemente i segni di infiammazione sinoviale, oggi si ricorre a metodiche più sensibili come ecografia articolare e risonanza magnetica (RM). L’ecografia consente di visualizzare il versamento sinoviale, l’ipertrofia della membrana sinoviale e l’aumentata vascolarizzazione tramite tecnica Doppler. La risonanza magnetica, invece, è in grado di rilevare precocemente la sinovite attiva e l’osteite subcondrale, anche in assenza di alterazioni radiografiche (Di Matteo et al., 2023).
Criteri di classificazione ACR/EULAR 2010
Per standardizzare la diagnosi di artrite reumatoide, l’American College of Rheumatology (ACR) e la European League Against Rheumatism (EULAR) hanno elaborato nel 2010 dei criteri di classificazione che sostituiscono quelli del 1987. Questi criteri attribuiscono un punteggio basato su quattro domini principali:
Un punteggio complessivo ≥ 6 su 10 consente la classificazione come artrite reumatoide. È importante ricordare che si tratta di criteri di classificazione e non strettamente diagnostici: servono a uniformare la definizione di malattia, ma non sostituiscono il giudizio clinico (Aletaha et al., 2010).
Diagnosi differenziale
Nei primi stadi, l’artrite reumatoide può essere confusa con numerose altre forme di artrite. La poliartrite virale da parvovirus B19 o da virus dell’epatite C, ad esempio, può simulare un quadro simmetrico e doloroso, ma tende a risolversi spontaneamente. L’artrite psoriasica si distingue per la possibile asimmetria e per la presenza di lesioni cutanee o ungueali, mentre la gotta si caratterizza per attacchi acuti e per la deposizione di cristalli di urato. In alcune donne giovani, soprattutto nella fase iniziale, è necessaria una distinzione accurata con il lupus eritematoso sistemico, che può presentare un’artrite non erosiva ma con positività per anticorpi antinucleo (ANA) e altri autoanticorpi specifici (Firestein, McInnes, 2017).
Diagnosi precoce e importanza del timing terapeutico
Un aspetto cruciale nella gestione dell’artrite reumatoide è la diagnosi entro i primi tre mesi dall’esordio dei sintomi, fase definita early arthritis. Numerosi studi hanno dimostrato che il trattamento instaurato precocemente riduce drasticamente il rischio di erosioni ossee e di disabilità a lungo termine (Di Matteo et al., 2023).
L’identificazione di biomarcatori sierologici e di imaging sempre più sensibili sta oggi permettendo di riconoscere la malattia in una fase preclinica, quando il processo infiammatorio è ancora reversibile.