Come prevenire l’ Artrite Reumatoide?
L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica a eziologia multifattoriale, nella quale fattori genetici, immunologici e ambientali interagiscono in un continuum che va dallo stato di rischio alla manifestazione clinica. Il concetto di prevenzione in questo contesto assume due forme principali: da una parte la prevenzione primaria, rivolta a soggetti senza malattia clinica ma esposti a fattori di rischio; dall’altra la prevenzione secondaria, volta a intervenire in fasi precoci o subcliniche per evitare la progressione verso malattia definita (Toyoda, Mankia 2024).
In questo capitolo esploreremo i principali fattori di rischio modificabili e non modificabili, le evidenze disponibili sulle misure preventive – sia generali che specifiche – e le prospettive future per intervenire prima che la malattia si manifesti.
Fattori di rischio non modificabili
È importante partire da ciò che non si può modificare, perché la stratificazione del rischio – ovvero l’identificazione di chi è più suscettibile – è alla base di qualsiasi strategia preventiva.
Genetica e predisposizione immunitaria
Diversi studi hanno evidenziato che la presenza di alcuni alleli del complesso maggiore di istocompatibilità (HLA-DRB1 “shared epitope”) conferisce un aumentato rischio di sviluppare artrite reumatoide, in particolare nel contesto di positività per anticorpi anti-peptidi citrullinati (anti-CCP) (O’Neil et al., 2024). Gli individui con parenti di primo grado affetti dalla malattia presentano un rischio aumentato. L’esistenza di una base genetica non implica inevitabilità della malattia, ma pone le condizioni perché fattori ambientali e immunologici inneschino il fenomeno.
Sesso ed età
La malattia è più comune nelle donne (rapporto circa 2-3:1 rispetto agli uomini) e l’età di esordio è più frequentemente tra la quarta e la quinta decade, anche se può manifestarsi anche in età più giovane o più avanzata (Maisha et al., 2023). Il sesso femminile e la presenza di ormoni estrogenici sono considerati coerenti con l’attivazione immunitaria.
Fattori di rischio modificabili
Gli sforzi preventivi si concentrano sui fattori modificabili, ossia quelli sui quali è possibile intervenire per ridurre l’incidenza o ritardare l’esordio dell’artrite reumatoide.
Fumo di sigaretta
Il fumo rappresenta il singolo fattore di rischio ambientale più solido e più studiato per l’artrite reumatoide: è associato non solo all’aumento del rischio di insorgenza, ma anche a un andamento più aggressivo della malattia (Toyoda, Mankia, 2024; Separt et al., 2022). Meccanismi proposti includono la citrullinazione proteica a livello polmonare, l’attivazione del sistema immunitario, l’epigenetica. I dati suggeriscono che la cessazione del fumo riduce il rischio, anche se il beneficio non annulla completamente il rischio rispetto a chi non ha mai fumato. Strategia preventiva richiesta: informazione attiva, programmi di cessazione del fumo, integrazione nelle politiche di salute pubblica.
Obesità e sovrappeso
Il tessuto adiposo è un organo endocrino che secerne adipochine pro-infiammatorie (es. leptina, resistina) e contribuisce a uno stato di infiammazione sistemica cronica. Nella letteratura è emersa una correlazione tra indice di massa corporea (BMI) elevato, obesità centrale e sviluppo di artrite reumatoide (Maisha et al., 2023). Strategia preventiva richiesta: promozione della attività fisica, controllo del peso corporeo, interventi su dieta ed esercizio.
Infezioni, focolai di infiammazione e igiene orale
La malattia parodontale – in particolare la presenza di parodontite cronica causata da batteri come Porphyromonas gingivalis – è stata associata a un aumento del rischio di artrite reumatoide. Si ipotizza che meccanismi di mimetismo molecolare e citrullinazione batterica inducano tolleranza immunitaria alterata (Maisha et al., 2023; Separt et al., 2022). Anche infezioni respiratorie croniche o esposizioni ad agenti occupazionali (es. silice) possono concorrere al rischio. Strategia preventiva richiesta: promozione della salute orale, screening e trattamento della parodontite, educazione su igiene orale.
Alimentazione e dieta
Uno stile alimentare sano appare sempre più rilevante come fattore modificabile nel rischio di artrite reumatoide. Una meta-analisi basata su dati di dose-risposta ha mostrato che un maggior consumo di frutta e cereali è associato a un rischio ridotto, mentre il consumo elevato di tè e caffè caffeinato potrebbe essere correlato a un maggiore rischio (Dong et al., 2024). Le diete di tipo mediterraneo – ricche di pesce, olio extravergine di oliva, legumi – mostrano un ruolo protettivo, anche se le evidenze sono ancora moderate (Ziembicki et al., 2025; Frazzei et al., 2023). Strategia preventiva richiesta: educazione nutrizionale, promozione regimi alimentari bilanciati, riduzione del consumo di alimenti altamente processati, monitoraggio delle abitudini alimentari.
Altri fattori ambientali e stile di vita
Espansioni recenti delle ricerche includono esposizione all’inquinamento atmosferico, polveri industriali, microinquinanti ambientali e alterazioni del microbioma intestinale. Ad esempio, un rapporto ha evidenziato che l’esposizione a polveri e fumi associata al fumo può incrementare il rischio di artrite reumatoide (Toyoda, Mankia, 2024). Anche il microbioma intestinale viene considerato un potenziale mediatore di rischio: alterazioni nella flora intestinale possono influenzare la tolleranza immunitaria (Maisha et al., 2023). Strategia preventiva richiesta: riduzione dell’esposizione a inquinanti, promozione di ambienti di lavoro sicuri, incoraggiamento di stili di vita che favoriscano un microbioma sano (dieta, probiotici, fibre).
Fasi del continuum di malattia e opportunità di intervento
La prevenzione dell’artrite reumatoide può essere vista attraverso il modello di continuum, che include fasi silenti, prodromiche e cliniche. Secondo la classificazione della European Alliance of Associations for Rheumatology (EULAR) sono state individuate fasi come: soggetto a rischio (senza sintomi), arthralgia con auto-anticorpi (senza sinovite clinica), sinovite subclinica, artrite clinica (O’Neil et al., 2024). La prevenzione primaria riguarda persone senza nessun segno di malattia, e punta a modificare esposizioni a rischio. La prevenzione secondaria si rivolge a chi ha già segni di autoimmunità o infiammazione subclinica: in questi casi sono in corso trial di interventi farmacologici per ritardare o prevenire l’esordio. Ad esempio, studi pilota con trattamento precoce hanno favorito riduzioni nella progressione, ma non ancora la certezza della prevenzione completa (Van der Helm-van Mil, 2023). È importante sottolineare che la vera prevenzione, ossia evitare completamente la malattia, rimane ad oggi un obiettivo promettente ma non ancora pienamente raggiunto.
Strategie pratiche di prevenzione
In una prospettiva operativa, le strategie preventive possono essere suddivise in interventi individuali e politiche di sanità pubblica.
Interventi individuali
Politiche di sanità pubblica
Evidenze di interventi farmacologici in persone ad alto rischio
Negli ultimi anni sono stati avviati alcuni studi volto a verificare se l’intervento farmacologico precoce possa prevenire l’esordio dell’artrite reumatoide in persone “ad alto rischio” (es. autoanticorpi positivi, artralgia, infiammazione subclinica), ma i trial dedicati non hanno dimostrato con certezza la prevenzione definitiva della malattia (Toyoda, Mankia, 2024; Van der Helm-van Mil, 2023). Sono stati testati farmaci come l’idrossiclorochina, le statine, l’abatacept, ma i risultati mostrano un ritardo nell’insorgenza dell’artrite reumatoide piuttosto che una prevenzione completa (Zhuang-Yan, 2025). Queste evidenze suggeriscono che l’intervento precoce può modificare il fenotipo futuro della malattia (meno severa, meno rapida), ma non ancora impedirne lo sviluppo. Da qui l’importanza di continuare la ricerca e di definire un profilo di rischio più accurato per interventi mirati.
Considerazioni speciali per gruppi ad alto rischio
Individui con familiarità o presenza di autoanticorpi
Nelle persone con parenti affetti o con positività documentata per anticorpi anti-CCP ma senza artrite clinica, si può proporre un percorso di sorveglianza: monitoraggio periodico, educazione sugli stili di vita, valutazione della funzione articolare e della sinovia mediante imaging (ecografia o risonanza) in centri specializzati. Se emergono segni di sinovite subclinica, la valutazione reumatologica precoce è indicata.
Periodo di transizione tra arthralgia e sinovite
Nelle persone con dolore articolare (artralgia) non spiegato ma che presentano autoanticorpi o alterazioni imaging, l’obiettivo è intervenire: alimentazione, attività fisica, fumo, e– in alcuni contesti di ricerca – partecipazione a trial. Anche se non vi è ancora indicazione clinica standard per la terapia preventiva, la sorveglianza intensificata è raccomandata.
Limitazioni e sfide della prevenzione
Nonostante i progressi, la prevenzione dell’artrite reumatoide presenta ancora varie sfide. In primo luogo, la eterogeneità del percorso che porta dalla predisposizione all’esordio clinico rende difficile identificare individui “sicuri” da trattare. In secondo luogo, il rapporto costo-beneficio degli interventi preventivi farmacologici è ancora da definire: somministrare farmaci immunomodulatori a persone sane comporta rischi e costi (Klareskog, Alfredsson, 2023). Infine, la maggior parte delle evidenze deriva da studi osservazionali, con poche prove randomizzate di lunga durata che dimostrino prevenzione sostenuta.
Prospettive future
Il futuro della prevenzione dell’artrite reumatoide è promettente: la raccolta di dati su grandi coorti, l’uso di biomarcatori (autoanticorpi, imaging, microRNA, microbioma), la stratificazione del rischio basata su algoritmi predittivi e l’avanzamento di studi farmacologici mirati potrebbero cambiare lo scenario. In particolare, intervenire nella fase precoce pre-clinica della malattia rappresenta la vera frontiera (Toyoda, Mankia. 2024). Inoltre, la crescente comprensione del ruolo del microbioma intestinale potrebbe aprire nuove vie preventive (modulazione della flora intestinale, dieta, probiotici) (Maisha et al., 2023). La congiunzione di prevenzione dello stile di vita, riduzione dell’esposizione ambientale e interventi di sorveglianza rappresenta oggi l’approccio più realistico, mentre la terapia farmacologica preventiva potrà diventare una realtà in futuro con evidenze più solide.