Home News About us Comitato scientifico Iscriviti Utenti Etica Contenuti Guida Faq Stage Contatti
Logo Pharmamedix
A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z

Artrite Reumatoide

Sintomi

Quali sono i sintomi dell’ Artrite Reumatoide?

I sintomi dell’artrite reumatoide comprendono:

(Fase prodromica)

(Manifestazioni articolari)

(Manifestazioni extra-articolari)

Esordio e andamento generale

L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica sistemica, a decorso progressivo, che tende a evolvere in modo fluttuante, alternando periodi di attività e remissione. L’esordio può essere improvviso, ma più spesso è insidioso e graduale. Nelle settimane o nei mesi che precedono la comparsa dei sintomi articolari tipici, il paziente lamenta disturbi aspecifici come astenia (stanchezza cronica), mialgie (dolori muscolari diffusi), febbricola, malessere generale e perdita di peso non intenzionale. Questi sintomi costituiscono una fase prodromica che riflette l’attivazione del sistema immunitario e la produzione di citochine proinfiammatorie, in particolare TNF-α (Tumor Necrosis Factor alfa) e IL-6 (Interleuchina 6) (Firestein, McInnes, 2017).

Quando l’infiammazione si localizza alla membrana sinoviale delle articolazioni, compaiono i sintomi tipici della malattia. È in questa fase che l’artrite reumatoide diventa clinicamente manifesta e riconoscibile per il caratteristico dolore articolare associato a rigidità.

Manifestazioni articolari

Il dolore articolare rappresenta il segno clinico principale dell’artrite reumatoide. È un dolore di tipo infiammatorio, che si accentua al risveglio e tende a migliorare con il movimento. Il paziente riferisce spesso la sensazione di “non riuscire a muovere le dita al mattino”, fenomeno noto come rigidità mattutina, che può durare oltre un’ora e costituisce un criterio diagnostico di rilievo (Harnden et al., 2016).

La distribuzione articolare è tipicamente simmetrica e coinvolge soprattutto le articolazioni piccole delle mani (metacarpofalangee e interfalangee prossimali), dei polsi e dei piedi. Questa simmetria è un elemento distintivo dell’artrite reumatoide rispetto ad altre artropatie infiammatorie, come la spondilite anchilosante o l’artrite psoriasica, che colpiscono le articolazioni in modo asimmetrico (Smolen et al., 2016).

Le articolazioni appaiono tumefatte e dolenti alla palpazione, spesso calde ma raramente arrossate. Il gonfiore è dovuto al versamento sinoviale e all’ispessimento della membrana sinoviale. Con il progredire della malattia, la flogosi cronica porta a erosioni ossee e deformità caratteristiche, come la deviazione ulnare delle dita e le deformità “a collo di cigno” e “a boutonnière”. Queste lesioni strutturali, una volta quasi inevitabili, oggi sono molto meno frequenti grazie alle terapie precoci con farmaci modificanti la malattia (DMARDs, Disease-Modifying Anti-Rheumatic Drugs), che hanno profondamente modificato la prognosi (McInnes, Schett, 2011).

Manifestazioni extra-articolari

L’artrite reumatoide è una malattia sistemica e può quindi estendersi oltre le articolazioni, interessando numerosi organi e tessuti.

Una delle manifestazioni più note è la comparsa dei noduli reumatoidi, lesioni sottocutanee dure e non dolenti che si localizzano nelle sedi di pressione, come gomiti e avambracci. Questi noduli si osservano in circa il 20–30% dei pazienti e sono associati a una malattia più attiva e a una maggiore positività per il fattore reumatoide e gli anticorpi anti-CCP (Smolen et al., 2016).

L’occhio può essere coinvolto in varie forme: la cheratocongiuntivite secca, spesso parte della sindrome di Sjögren secondaria, è la più comune e si accompagna a sensazione di sabbia o bruciore oculare; più raramente possono verificarsi episclerite o sclerite, che si manifestano con dolore e fotofobia.

Il coinvolgimento polmonare può includere pleurite, versamento pleurico sterile o noduli reumatoidi polmonari, mentre nei casi più avanzati si osserva una fibrosi interstiziale che compromette la funzione respiratoria. Anche il cuore può essere interessato da pericardite reumatoide, in genere subclinica, o da vasculite reumatoide, una condizione rara ma grave che causa ulcerazioni cutanee, neuropatie periferiche e ischemie digitali (Firestein, McInnes, 2017).

Sul piano ematologico, l’infiammazione cronica sistemica determina un’anemia normocitica e ipocromica (nota come anemia dell’infiammazione) e, talvolta, una trombocitosi reattiva. In casi più rari può comparire la sindrome di Felty, caratterizzata da artrite reumatoide associata a splenomegalia e neutropenia (Di Matteo et al., 2023; Harnden et al., 2016).

Sintomi sistemici e qualità di vita

La dimensione sistemica dell’artrite reumatoide si riflette anche su sintomi generali che incidono profondamente sulla qualità di vita. Tra questi, la fatigue — ossia la stanchezza cronica non proporzionata all’attività fisica e non alleviata dal riposo — è tra i più invalidanti. Il dolore notturno può disturbare il sonno, contribuendo ulteriormente al senso di esaurimento.

Durante le fasi di attività elevata della malattia, l’organismo risponde con una serie di sintomi sistemici come febbricola persistente, inappetenza, perdita di peso e riduzione della capacità di concentrazione. Queste manifestazioni derivano dall’effetto sistemico delle citochine infiammatorie (in particolare IL-1, IL-6 e TNF-α) che agiscono sul metabolismo energetico e sul sistema nervoso centrale (McInnes, Schett, 2011).

Evoluzione clinica

L’evoluzione dell’artrite reumatoide è estremamente variabile: in alcuni casi la malattia rimane lieve e confinata a poche articolazioni, in altri assume un andamento aggressivo con rapido deterioramento articolare. Se non trattata precocemente, l’infiammazione sinoviale persistente porta a erosioni ossee, deformità e perdita irreversibile della funzione articolare. Tuttavia, l’introduzione dei DMARDs e, più recentemente, delle terapie biologiche mirate ha trasformato radicalmente la storia naturale della malattia, consentendo in molti casi di raggiungere la remissione clinica e di preservare una buona qualità di vita (Smolen et al., 2016).