Come si diagnostica l’ Artrosi?
Gli esami disponibili per diagnosticare l’artrosi comprendono:
La diagnosi di artrosi, o osteoartrosi, rappresenta un passaggio cruciale nella presa in carico del paziente affetto da questa patologia, al fine di definire tempestivamente la terapia più appropriata, evitare inutili esami e orientare la gestione verso interventi efficaci.
È utile che all’atto della diagnosi vengano fornite ai pazienti informazioni chiare sulla natura della malattia (“condizione artrosica”, componente degenerativa e infiammatoria locale, non una malattia sistemica autoimmune), sul ruolo centrale dell’esercizio, della perdita di peso e dell’educazione al paziente. Il National Institute for Health and Care Excellence (NICE) sottolinea l’importanza di fornire al paziente materiali informativi personalizzati, spiegando che non è necessaria radiografia nella maggior parte dei casi, e che la gestione si basa sui sintomi e sulla funzione articolare (Wood et al., 2023).
Criteri clinici per il sospetto di artrosi
L’artrosi è definita come un disordine articolare caratterizzato da varia alterazione della cartilagine articolare, da rimodellamento osseo sottostante e da compromissione del funzionamento articolare (Katz et al., 2021; Hunter, Bierma-Zeinstra, 2019).
Diversi fattori di rischio, modificabili e non modificabili, supportano la probabilità diagnostica: l’età avanzata, il sesso femminile, l’obesità, la precedente lesione articolare, l’uso meccanico articolare prolungato, le deformità assiali e la familiarità (Coppola et al., 2024).
In accordo con le linee guida della European League Against Rheumatism (EULAR) e del NICE, la diagnosi di artrosi può essere posta in molti casi mediante criteri essenzialmente clinici, senza bisogno immediato di imaging o indagini invasive. In particolare, il NICE raccomanda che in un paziente di età ≥45 anni con dolore articolare correlato all’attività e con rigidità mattutina che dura meno di 30 minuti, l’artrosi possa essere diagnosticata clinicamente (Wood et al., 2023)
Analogamente, le raccomandazioni EULAR per l’artrosi del ginocchio sottolineano che una valutazione clinica accurata può consentire una diagnosi di “regola-in” senza ulteriori esami nella maggior parte dei casi (Zhang et al., 2010).
È pertanto essenziale ribadire che l’artrosi non è un’entità che richiede esame radiografico per essere diagnosticata, ma che gli esami strumentali sono riservati ai casi “atipici” o nei quali si sospettano altre patologie articolari concomitanti.
Vale la pena proporre una tabella riassuntiva dei criteri clinici suggeriti dalle linee guida:
| Criterio | Descrizione |
|---|---|
| Età ≥45 anni | Comparsa del disturbo articolare in età matura (tipicamente 40-50 anni e oltre) |
| Dolore articolare correlato all’attività | Dolore che peggiora o si manifesta durante l’uso dell’articolazione, e che migliora con il riposo |
| Rigidità mattutina breve (<30 min) | Contrariamente alle artriti infiammatorie, la rigidità non persiste a lungo |
| Limitazione funzionale/articolare | Riduzione della mobilità, guasto articolare, crepitio, sensazione di “scricchiolio” |
| Fattori di rischio associati | Obesità, lesioni articolari precedenti, sovraccarico meccanico, mal-allineamento, sesso femminile, familiarità |
È importante, inoltre, che il medico raccolga un’anamnesi articolare completa: durata del sintomo, andamento (progressivo o episodico), peggioramento nel tempo, presenza di blocchi articolari o “giving way”, precedenti traumi o interventi, comorbilità (ad es. artropatia metabolica, gotta, artrite reumatoide), farmaci in corso, gravità del dolore e suo impatto sulla funzione quotidiana.
Esame obiettivo articolare
L’esame fisico costituisce un altro pilastro della diagnosi di artrosi. La valutazione sistematica dovrebbe comprendere:
In ambito dell’artrosi del ginocchio, ad esempio, alcuni esami specifici possono fornire indizi: dolore provocato all’appoggio o alla compressione del ginocchio, riduzione della flessione attiva, o presenza di osteofiti femoro-tibiali. Nella rassegna della American College of Rheumatology (ACR) su anca e ginocchio si citano come utili segni fisici la presenza di dolore alla rotazione interna dell’anca e la presenza palpabile di ingrossamento osseo nel ginocchio (Katz et al., 2021; Hunter, Bierma-Zeinstra, 2019).
Ricordiamo che l’esame obiettivo è integrato all’anamnesi e che le modificazioni fisiche sono spesso tardive rispetto all’insorgenza dei sintomi.
Indagini di laboratorio e strumentali
Esami di laboratorio
Nell’artrosi, che è per definizione una patologia non principalmente infiammatoria sistemica (al contrario delle artriti infiammatorie come l’artrite reumatoide), non è previsto un algoritmo laboratoristico di routine per porre la diagnosi. Tuttavia, gli esami di laboratorio hanno un ruolo importante nell’esclusione di altre condizioni: emocromo, velocità di eritrosedimentazione (VES), proteina C-reattiva (CRP), fattore reumatoide, anticorpi anti-CCP, uricemia, funzionalità renale ed epatica (in vista di eventuali terapie), e in presenza di effusione articolare l’analisi del fluido sinoviale. Le linee guida del NICE raccomandano di non utilizzare rutinarimente i test di laboratorio per la diagnosi di artrosi (Wood et al., 2023).
È importante sottolineare che la normalità degli esami di laboratorio non esclude l’artrosi. Al contrario, un riscontro elevato di parametri infiammatori suggerisce l’ipotesi di un’affezione differente o sovrapposta (es. artrite infiammatoria, artropatia settica).
Imaging – Radiografia semplice
La radiografia è l’indagine strutturale più frequentemente utilizzata. Le caratteristiche radiografiche classiche dell’artrosi comprendono: riduzione dello spazio articolare (perdita di cartilagine), osteofiti marginali, sclerosi subcondrale, geodi ossei (cisti subcondrali), deformità articolare (Katz et al., 2021; Hunter, Bierma-Zeinstra, 2019).
Sistemi di classificazione radiografica includono il sistema di KellgrenLawrence grading system (KL) per l’anca e il ginocchio, che va da grado 0 (assenza di caratteristiche radiografiche) a grado 4 (alterazioni severe).
Tuttavia, è essenziale ricordare i limiti della radiografia: la correlazione tra danno radiografico e sintomi clinici è debole, e un’articolazione con radiografia “normale” può comunque presentare lesioni cartilaginee avanzate all’imaging più sofisticato. Per esempio, in pazienti >50 anni con radiografia normale del ginocchio, fino all’89 % presentano alterazioni alla risonanza magnetica (MRI) (Hunter, Bierma-Zeinstra, 2019).
Le linee guida più aggiornate raccomandano di non utilizzare l’imaging radiografico di routine per porre la diagnosi di artrosi, se non in presenza di elementi atipici. Il NICE afferma: «Non usare radiografia routinaria per la diagnosi di artrosi a meno che non siano presenti caratteristiche dubbie o alternative diagnosi sospette» (Wood et al., 2023).
Imaging avanzato
Quando richiedere gli esami
Gli esami strumentali dovrebbero essere richiesti principalmente nei seguenti casi:
Diagnosi differenziale
La diagnosi differenziale dell’artrosi è ampia e deve essere considerata soprattutto nei casi atipici o quando la risposta terapeutica è insoddisfacente. Fra le patologie da considerare:
È fondamentale valutare la presenza di segni “di allarme rosso” quali: rigidità mattutina prolungata (>30-60 min), tumefazione calda e dolorosa, interessamento simmetrico di articolazioni multiple, manifestazioni sistemiche (febbre, perdita di peso) o segni neurologici associati. Se vi è versamento articolare importante, VES o CRP elevate, febbricola e dolore intenso, è opportuno pensare a un’artropatia infiammatoria o settica e instaurare rapidamente un percorso diagnostico-terapeutico appropriato.
Stratificazione del rischio, gravità e prognosi nell’artrosi
Anche se la diagnosi è clinica, è utile stratificare il paziente in base alla gravità e rischio di progressione, per definire un piano terapeutico e un follow-up adeguati. Diversi fattori prognostici sono emersi nella letteratura:
L’utilizzo dell’imaging radiografico e, in alcuni casi, della risonanza magnetica nucleare (RMN), può aiutare a valutare la struttura articolare e a definire la “gravità” dell’artrosi, ma non sostituisce la valutazione clinica funzionale. È importante rilevare che la presenza di alterazioni radiografiche non equivale necessariamente a dolore o disabilità significativa, e viceversa: molti pazienti con dolore importante hanno radiografie poco alterate (Hunter, Bierma-Zeinstra, 2019).
Perciò, la stratificazione del rischio deve basarsi più su parametri clinici e funzionali che esclusivamente radiologici.
Le linee guida recenti suggeriscono anche di offrire un follow-up personalizzato: ad esempio il NICE raccomanda di modulare la frequenza delle visite in base alla gravità, al coinvolgimento articolare multiplo, all’uso di farmaci regolari per l’artrosi e alla presenza di comorbilità (Wood et al., 2023).
Limiti attuali e prospettive
Nonostante i progressi nella conoscenza della patogenesi dell’artrosi (edema osseo subcondrale, sinovite, alterazioni del tessuto adiposo peri-articolare), la diagnosi precoce resta prevalentemente clinica e non vi è un “marcatore” diagnostico radiologico o biologico universalmente accettato (Coppola et al., 2024; Katz et al., 2021).
La correlazione tra danno strutturale (radiografico o RMN) e sintomi è instabile: molti pazienti con severi segni radiografici sono paucisintomatici e viceversa. Questo rende necessario integrare la valutazione strutturale con la valutazione funzionale e soggettiva del paziente (Hunter, Bierma-Zeinstra, 2019).
Le linee guida attuali enfatizzano la gestione basata sul paziente e la funzione, più che sulla severità radiografica. Inoltre, la ricerca futura punta a individuare marcatori molecolari, biomarcatori del tessuto cartilagineo, e modelli di imaging funzionale che possano anticipare la manifestazione clinica dell’artrosi (Coppola et al., 2024).
Un tema emergente è l’uso dell’intelligenza artificiale per migliorare la rilevazione precoce dell’artrosi mediante pattern radiografici o sonori (ad esempio nei rumori articolari del ginocchio), ma tale approccio non è ancora parte della clinica di routine (Wang et al., 2025).