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Carie

Diagnosi

Come si diagnostica la Carie?

La diagnosi di carie dentale può essere suddivisa in:
• diagnosi di presenza
• diagnosi di attività
• diagnosi di rischio

Diagnosi di presenza
La diagnosi di presenza della carie si fonda sull'esame obiettivo e strumentale.

L'esame obiettivo classico per la diagnosi di carie prevede l'osservazione diretta (ispezione) delle superfici interessate accessibili dopo aver pulito, asciugato e illuminato correttamente i denti. Ciò che deve essere valutato è la colorazione dello smalto e la presenza di cavità aperte con interessamento dentinale.

L'esame strumentale si avvale di diverse metodiche: esplorazione specillare, transilluminazione, conduttanza elettrica, fluorescenza laser e esame radiografico.

Lo scopo dell’esame strumentale è di valutare la presenza di carie nascoste (hidden caries o "nuovo modello di carie dei solchi") nelle quali un tetto di smalto sano cela un già marcato interessamento dentinale, e carie interprossimali, difficili da valutare alla semplice ispezione visiva. Secondo alcuni autori le "carie nascoste" sarebbero presenti nel 10-50% degli adolescenti.

L'utilizzo di specilli (strumenti in metallo di forma sottile e allungata) molto appuntiti sulla superficie ondulata del dente (premolari e molari) potrebbe indurre, secondo alcuni ricercatori, la formazione di cavitazioni iatrogene (dovute cioè allo strumento stesso) irreversibili in zone dove lo smalto è solamente demineralizzato e quindi ancora potenzialmente recuperabile. Considerando quindi la difficoltà di standardizzare la pressione con cui si utilizza lo specillo sul dente e il rischio di indurre cavità iatrogene, l'uso dello specillo non appuntito dovrebbe essere riservato alle sole carie radicolari (che interessano cioè la radice del dente).

La transilluminazione è una tecnica indicata, soprattutto, per le zone interprossimali dei denti anteriori. In tali casi, i raggi che attraversano la massa dentale vengono alterati e la lesione appare come macchia scura ben visibile.
La conduttanza elettrica si basa sul principio per cui la conduttività elettrica del dente muta al mutare del grado di demineralizzazione. E' definita come tecnica di Bader e viene eseguita soprattutto per la diagnosi di carie delle superfici occlusali (hidden caries) (per superficie occlusale si intende la zona triturante del dente).

La fluorescenza laser rappresenta un’evoluzione in campo odontoiatrico, utilissima per la valutazione di presenza di carie occlusali nascoste. L'irradiazione luminosa di un diodo laser a livello della superficie esaminata determina la fluorescenza del tessuto dentale alterato. Tale alterazione viene poi “tradotta” in un valore numerico, indicante la presenza ed eventualmente il grado di demineralizzazione del tessuto duro del dente.

L'esame radiografico tradizionale e digitale risulta indispensabile per la corretta diagnosi soprattutto di carie interprossimali. Alcuni autori sostengono che l'assenza di un esame radiografico può comportare la mancata diagnosi dell'80% delle carie presenti. Dall'attento esame della radiografia possono essere desunte molte informazioni, tra cui:
• presenza di carie interprossimali ed occlusali
• valutazione dei rapporti carie-tessuto pulpare
• quantità di dentina residua
• volume della camera pulpare (potere dentinogenico residuo)
• adattamento marginale dei restauri, debordamenti
• recidiva cariosa
• tartaro

Diagnosi di attività
La diagnosi di attività della carie è prevalentemente basata sull'attenta osservazione del colore e della consistenza dei tessuti del dente.

Sullo smalto le carie iniziali attive appaiono come lesioni biancastre o “white spot” mentre quelle arrestate sembrerebbero essere lesioni di tipo brunastro o “brown spot”.

A livello di dentina la presenza di tessuto chiaro, molle e sensibile indicherebbe una carie attiva mentre una colorazione più scura e una maggiore durezza accompagnata da mancanza si sensibilità a stimoli esterni sembrerebbe rappresentare una carie a progressione ridotta o arrestata.

A livello radicolare il colore della dentina avrebbe minore importanza mentre assumerebbe rilievo massimo la consistenza, che si accompagna a diagnosi certa di carie in caso di rammollimento.

E' doveroso sottolineare l'importanza relativa di tali distinzioni in clinica, in cui si auspica la totale rimozione del tessuto intaccato qualunque sia lo stato della carie.

Diagnosi di rischio
I fattori principali per la valutazione del rischio di carie sono principalmente tre:
• predisposizione (saliva, familiarità, fluoro, igiene)
• presenza di batteri acidogeni
• tipo di alimentazione (carboidrati)

La valutazione del rischio di carie permette di mettere in atto misure preventive in pazienti ad alto rischio e ritardare i tempi di intervento nei pazienti a basso rischio di carie. Tali finalità rientrano fra i principi cardine della moderna odontoiatria, conservativa e minimamente invasiva: evitare o ritardare l'esecuzione del restauro.

I parametri principali da ricollegarsi ai fattori di valutazione del rischio di carie sono:
• DMF score
• età del paziente e stato di salute della bocca
• caratteristiche della saliva (flusso salivare e potere tampone)
• grado di fluorurazione
• igiene orale
• dieta ed abitudini alimentari

Il DMF score viene considerato tra i più importanti parametri e riguarda l'esperienza di carie del soggetto, cioè il numero di carie (D-decayed), il numero di denti persi (M-missed) e il numero di otturazioni (F-filled).

In base ai vari parametri considerati è possibile distinguere i pazienti in tre classi di rischio:
• soggetti non a rischio di carie
• soggetti a basso rischio di carie
• soggetti ad alto rischio di carie

Per i soggetti non a rischio di carie non è previsto alcun tipo di intervento.
Per i soggetti ad alto e basso rischio di carie devono essere messe in atto misure preventive volte a correggere i fattori che predispongono allo sviluppo di carie e che coincidono con i fattori determinanti e con i co-fattori della lesione cariosa.

Le condizioni di rischio elevate comprendono:
• presenza di patologie sistemiche predisponenti alla carie
• dieta ricca di zuccheri
• igiene orale scadente
• assenza assoluta di fluoroprofilassi
• elevate concentrazioni salivari di Streptococcus mutans e lattobacilli
• ridotto flusso salivare e potere tampone
• esperienza di carie del paziente (diagnosi recente di carie cavitate, che interessano cioè la dentina, e presenza di carie a livello delle superfici linguali o degli incisivi inferiori).