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Cataratta

Prevenzione

Come prevenire la Cataratta?

Allo stato attuale delle conoscenze, non sono disponibili terapie che prevengano lo sviluppo della cataratta. Malattia causata soprattutto dall’invecchiamento, la cataratta è stata associata anche a fattori di rischio legati allo stile di vita sui quali è possibile intervenire: fumo, alimentazione, raggi UV. Il consumo di alcool non sembra influenzare l’incidenza di cataratta senile. Una metanalisi che ha preso in considerazione i dati relativi a più di 119mila pazienti non ha evidenziato un aumento del rischio di cataratta associato all’assunzione di bevande alcoliche (Wang, Zhang, 2014).

Fumo
Numerosi studi clinici suggeriscono un legame tra fumo e cataratta: chi fuma va incontro ad un aumento di 3 volte del rischio di sviluppare una cataratta nucleare (opacizzazione della parte centrale del cristallino) (Richter et al., 2012; Ye et al., 2012; Kelly et al., 2005). Nello studio AREDS (Age-Related Eye Disease Study), gli ex-fumatori hanno evidenziato un rischio maggiore di cataratta rispetto ai non fumatori e chi ancora fumava un rischio più alto di cataratta corticale (Chang et al., 2011).

Il fumo modifica la deposizione di ioni metallici che si verifica con l’età nel cristallino e si ritiene che questo possa indurre una condizione di stress ossidativo tissutale - compromettendo le vie metaboliche con funzione antiossidante e/o modificando struttura/funzione della matrice extracellulare del cristallino – che favorisce lo sviluppo di cataratta (Langford-Smith et al., 2016). Il fumo inoltre è stato messo in relazione ad una riduzione diretta dei livelli di sostanze antiossidanti (quali vitamina C, vitamina E, carotenoidi). Alcuni dati clinici indicano una riduzione del rischio di malattia nei fumatori che assumono preparati multivitaminici (Seddon et al., 1994). In alcuni casi comunque il consumo di preparati antiossidanti può non essere favorevole come evidenziato da un aumento di tumore polmonare nei fumatori che consumano supplementi di beta-carotene (Virtamo et al., 2003).

Alimentazione
Anche l’alimentazione sembra influenzare il rischio di cataratta legata all’età, anche se i dati disponibili non sono univoci e spesso non riescono a stabile o confermare associazioni causali e benefici terapeutici (Weikel et al., 2014). I benefici associati al regime alimentare sono stati osservati soprattutto per la cataratta nucleare; minori le evidenze per la cataratta corticale e subcapsulare posteriore (le tre diverse tipologie di cataratta dipendono dalla zona di opacità del cristallino) (Weikel et al., 2014). Un consumo elevato di carne è stato associato ad un aumento del rischio di cataratta senile, mentre un consumo di verdura e frutta ricca in sostanze antiossidanti (come ad esempio la vitamina C, la vitamina E e la vitamina A) è stato associato ad una minor incidenza della malattia (Raman et al., 2017; Weikel et al., 2014). Comunque, in uno studio clinico che ha preso come termine di riferimento l’incidenza di intervento chirurgico per la cataratta, non sono emerse differenze tra i tre regimi alimentari considerati: dieta mediterranea più olio extravergine d’oliva, dieta mediterranea più noci, dieta a basso contenuto di grassi (Garcia-Layana et al., 2017). Sebbene il consumo di alimenti con proprietà antiossidanti sia associato ad una minor incidenza di cataratta, le stesse sostanze antiossidanti quando somministrate sotto forma di supplemementi dietetici hanno dato esiti contrastanti negli studi clinici e pertanto le linee guida italiane non raccomandano l’uso di tali integratori per prevenire o ritardare la cataratta (Società Oftalmologica Italiana – SOI, 2016).

Anche i carboidrati possono essere un fattore di rischio per la cataratta perché un loro consumo eccessivo e/o l’assunzione di alimenti con elvato indice glicemico rappresentano un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e il diabete di tipo 2, entrambi co-morbidità per la cataratta (Chiu et al., 2011). Inoltre, i carboidrati reagiscono con le proteine (glicosilazione delle proteine) formando prodotti di reazione che possono causare l’aggregazione e la precipitazione delle proteine stesse, fenomeno che a livello del cristallino predispone allo sviluppo della cataratta (Ucjiki et al., 2012). I pazienti diabetici che vanno incontro a fluttuazione della glicemia presentano un’incidenza elevata di cataratta (cataratta capsulare posteriore) e di interventi alla cataratta. Inoltre, i non diabetici presentano un’incidenza a lungo termine di cataratta corticale e una progressione a lungo termine per cataratta di qualsiasi tipo che è risultata correlare ai livelli di glicemia a digiuno (Kanthan et al., 2011).

Radiazione UV
L’occhio umano è esposto continuamente alla luce solare e artificiale: raggi UV-B (295-320 nm), UV-A (320-400 nm) e luce visibile (400-700 nm). Per far fronte agli eventuali danni indotti dalla luce, l’occhio possiede un valido sistema di protezione basato su pigmenti naturali (chinurenine e melanina) in grado di assorbire le radiazioni ed evitarne i danni. Con l’avanzare dell’età, questo sistema di protezione perde efficienza e le radiazioni UV possono favorire l’opacizzazione del cristallino e causare la cataratta (in particolare la forma corticale) (Cetinel et al., 2017; McCarty, Taylor, 2002).