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Celiachia

Avvertenze

Cosa chiedere al medico e al farmacista sulla Celiachia?

Cosa chiedere al medico e al farmacista sulla Celiachia?

Se ritieni di avere i sintomi della celiachia, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata la celiachia, parlane con il tuo medico di fiducia.

Ecco alcune domande che potresti porre.

  • La celiachia è un’intolleranza alimentare o un’allergia?
  • Qualora abbia la celiachia ci sono esami a cui dovrei sottopormi?
  • Devo fare una visita specialistica?
  • Qualora abbia la celiachia ci sono precauzioni che dovrei adottare?
  • Per quanto tempo durerà la malattia?
  • Devo seguire una dieta particolare?
  • A quali complicanze può portare la celiachia?

    La celiachia è un’intolleranza alimentare permanente, non è un’allergia. L’allergia è una risposta eccessiva del sistema immunitario mediata dalla formazione di anticorpi (immunoglobuline di tipo E, IgE) che a contatto con la sostanza scatenante l’allergia (antigene) provocano il rilascio nell’organismo di elevate quantità di istamina, responsabile delle reazioni caratteristiche dell’allergia fino allo shock anafilattico.

    L’intolleranza in genere è una reazione dell’organismo che non coinvolge il sistema immunitario (intolleranza al lattosio). La celiachia è una forma di intolleranza particolare perchè coinvolge il sistema immunitario con formazione di anticorpi (immunoglobuline di tipo A, IgA, e di tipo G, IgG), diversi dalle IgE. L’intolleranza si verifica quando l’organismo non riesce a digerire in modo corretto un alimento o un suo costituente. Nel caso della celiachia tale sostanza è rappresentata dal glutine.

    I celiaci devono seguire una dieta in cui il glutine non sia presente. Ma qual è la quantità di glutine tollerata perchè un alimento sia considerato privo di glutine ovvero “gluten free” ? La normativa comunitaria considera un alimento “gluten free” se il contenuto di glutine è inferiore a 20 ppm (parti per milione) ovvero 20 mg/kg (Ministero della Salute, 2003; Codex Alimentarius, 2008; Regolamento Comunità Europea, 2009). La stessa normativa considera un alimento “a contenuto di glutine molto basso” quando la quantità di glutine è compresa fra 21 e 100 ppm. Quest’ultimo tipo di alimento, non reperibile sul mercato italiano, deve essere consumato dal celiaco in quantità limitata.

    Secondo gli ultimi studi clinici il limite di tossicità per il consumo giornaliero di glutine dovrebbe essere compreso fra 10 mg e 50 mg (il consumo giornaliero di 50 mg per 90 giorni determina effetti tossici rilevabili a carico della mucosa intestinale) (Catassi et al., 2007). Sulla base di queste indicazioni, il consumo di alimenti contenenti quantità di glutine inferiori a 20 ppm (alimenti “gluten free”) può essere considerato “sicuro” nei soggetti con celiachia anche quando la quantità di alimenti consumata è elevata (Gibert et al., 2006).

    In Italia il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) prevede particolari tutele per le persone con celiachia:

  • l’esenzione del pagamento dei prodotti senza glutine (necessaria l’attestazione di un centro ospedaliero autorizzato di diagnosi di celiachia confermata con biopsia)
  • l’esenzione del pagamento del ticket regionale per gli esami diagnostici specifici. La celiachia rientra fra le malattie rare per le quali non è previsto il pagamento delle prestazioni sanitarie necessarie alla diagnosi
  • il diritto alla somministrazione di pasti cucinati con alimenti senza glutine presso mense scolastiche, ospedaliere e di strutture pubbliche su richiesta dell’interessato
  • l’istituzione di una rete nazionale di presidi accreditati e di centri di riferimento interregionali per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la terapia delle malattie rare al fine di tutelare i pazienti e garantire loro l’esenzione delle spese di prestazioni sanitarie (Ministero della Sanità, 2001).

    Secondo studi recenti i pazienti con malattia celiaca, specialmente i bambini, sono meno responsivi al vaccino per l’epatite B. La ridotta risposta immunitaria che si osserva nei bambini con celiachia è causata da un alterato livello di espressione degli antigeni DR3 e DQ2 che caratterizza questa patologia. In uno studio che ha incluso bambini vaccinati contro l’epatite B entro il primo anno di vita (214 con celiachia, 346 controlli) è stato misurato il titolo anticorpale; la mancanza di risposta al vaccino è stata definita come livelli di anticorpi <10 mUI/mL. Il numero dei casi non responsivi è risultato maggiore nei pazienti con celiachia (68,7% vs 60,7% rispettivamente pazienti con celiachia e gruppo di controllo), e la differenza è risultata significativa nei bambini con meno di 5 anni (50,0% vs 30,1%; p=0,015) (33rd Annual Meeting of the European Society for Paediatric Infectious Disease, 2015). La risposta non si è normalizzata in seguito alla privazione di glutine nella dieta. Non è stata stabilita una relazione tra livello di anticorpi e tempo trascorso dall’ultima assunzione di glutine, bensì tra livello di anticorpi e tempo trascorso dalla vaccinazione.
    In un altro studio la risposta al vaccino per l’epatite B è diminuita in modo significativo nei bambini esprimenti ii gene DR3 (22,41% vs 47,56%; p<0,001) e DQ2 (13,96% vs 3,91%; p=0,002), indicando come l’espressione di questi due geni correlati a celiachia, si associ ad una risposta vaccinale ridotta (33rd Annual Meeting of the European Society for Paediatric Infectious Disease, 2015a).
    Il richiamo del vaccino non sembra cambiare il livello anticorpale, come è stato osservato in 72 bambini con livelli di anticorpi inferiori a  10 mUI/mL. Secondo questi studi, nei bambini celiaci con livelli di anticorpi non rilevabile, sarebbe opportuno ripetere il ciclo di vaccinazione completo (33rd Annual Meeting of the European Society for Paediatric Infectious Disease, 2015b).


    Nota:
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    In particolare I&B autorizza e predispone la pubblicazione dei contenuti di questa sezione "Avvertenze", con licenza GFDL e CC-BY_SA, sulla pagina dell'enciclopedia libera alla Voce "Celiachia".