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Cistite

Diagnosi

Come si diagnostica la Cistite?

Gli esami disponibili per diagnosticare una cistite e accertarne la causa sono:
• esame delle urine
• urinocultura
• ecografia
• cistoscopia
• radiografia
• TAC

La diagnosi della cistite si basa, in prima battuta, sulla presenza dei sintomi e sui risultati clinici dell’esame delle urine e dell’urinocoltura associato o meno ad antibiogramma (valutazione della sensibilità dei ceppi batterici a diversi antibiotici).

L’esame delle urine permette di verificare eventuali variazioni di pH e presenza di sangue, leucociti (globuli bianchi) e nitriti, tutti segni potenziali di cistite. Anche la torbidità delle urine può essere un reperto indicativo di cistite (le urine normali sono limpide).

La presenza di sangue e di glubuli bianchi (leucociti oltre 10.000/ml) è indice di uno stato di infiammazione a livello delle vie urinarie. La piuria (presenza di pus, cioè di leucociti) non costituisce un reperto inequivocabile di cistite, ma accerta una infezione in atto. A volte il sangue nelle urine può essere rilevato solo per via microscopica (ematuria microscopica, microematuria); altre volte è visibile a occhio nudo (ematuria macroscopica, macroematuria) (viraggio del colore delle urine da giallo a rosato più o meno intenso o scuro). Quest’ultima condizione è rara quando la cistite è di origine infettiva, diventa più frequente quando la cistite è causata da terapia radiante o da chemioterapia (cistite emorragica).

Sulle urine possono essere eseguiti dei test rapidi per avere indicazioni relative della presenza o meno di batteri o leucociti:
• Test per i nitriti
Le urine contengono normalmente nitrati; in presenza di batteri, i nitrati sono trasformati in nitriti che possono essere rilevati tramite esame colorimetrico. Questo test ha una sensibilità compresa fra il 35% e l’85% e una specificità del 92-100%.
• Test per la catalasi (o perossidasi)
Le catalasi sono enzimi che convertono l’acqua ossigenata (perossido di idrogeno) in ossigeno e acqua. Poichè i patogeni che colonizzano le vie renali producono catalasi, l’aggiunta di acqua ossigenata alle urine in presenza di catalasi libera ossigeno. Il test ha bassa specificità perchè anche le cellule del sangue contengono catalasi.
• Test per l’esterasi leucocitaria
L’esterasi è un enzima sintetizzato dai leucociti; è identificato anche come elastasi dei neutrofili o elastasi granulocitaria (i leucociti o globuli bianchi si dividono in due gruppi principali, i leucociti e i granulociti, questi ultimi si suddividono ulteriormente in neutrofili, eosinofili e basofili). La presenza di esterasi nelle urine indica presenza di leucociti e viene rilevata tramite un esame colorimetrico
Questo test ha una sensibilità compresa fra il 69% e il 98% e una specificità del 59-96% che aumentano con l’aumentare della concentrazione batterica. L’esame può dare un esito falso positivo in caso di contaminazione vaginale, presenza di granulociti eosinofili, trichomonas; può dare un esito falso negativo in presenza di tetracicline, boro, acido ascorbio, ossalato. La specificità aumenta (98-100%) se il test per l’esterasi leucocitaria è associato al test dei nitriti.
• Metodo fotometrico
La torbidità delle urine per la presenza dei batteri modifica la difrazione della luce.
• Test di bioluminescenza
Questo test si basa sul sistema luciferina/luciferasi. Sistema basato su enzimi (luciferasi) che catalizzano reazione di ossido-riduzione in grado di emettere energia sottoforma di fotone (luce).

L’urinocultura è l’esame che accerta o esclude la presenza di batteri nelle urine (normalmente l’urina è sterile). In caso di positività dell’esame, l’esecuzione dell’antibiogramma seleziona gli antibiotici verso cui i batteri presenti nelle urine sono sensibili. L’antibiogramma quindi riduce il rischio di ricorrere ad una cura antibiotica non efficace. Prima di prescrivere antibiotici eseguire sempre un’urinocultura.

Prima di eseguire l’urinocultura, per evitare la contaminazione del campione, pulire accuratamente i genitali. Non raccogliere il getto iniziale di urine. Poichè, nel 95% dei casi, l’infezione batterica è causata da un singolo tipo di microrganismo, la presenza di due o più microbi differenti deve suggerire una possibile contaminazione del campione.

L’infezione microbica si definisce attiva quando il microrganismo responsabile è presente nelle urine in concentrazione superiore a 100.000 batteri/ml. L’urinocultura è comunque considerata positiva anche quando la concentrazione di batteri è >/= 102 Unità Formanenti Colonie (UFC)/ml in presenza dei sintomi caratteristici della cistite.

La presenza di infezioni batteriche, anche silenti (asintomatiche), a livello delle vie urinarie può causare ostruzione delle stesse vie o prostatite nell’uomo e può provocare pielonefrite acuta (infezione del rene e del bacinetto renale). La pielonefrite non riconosciuta, e quindi non trattata, può provocare danni permanenti alle strutture renali; categorie di pazienti particolarmente a rischio sono rappresentate dai bambini e dalle donne in gravidanza, per le quali la pielonefrite si associa ad una maggior rischio di mortalità e morbilità fetale.

Nei casi in cui la cistite sia recidivante, cioè si presenti più volte a distanza di poco tempo per mancata eliminazione (eradicazione) dello stesso ceppo batterico, può essere utile effettuare un tampone vaginale. La cistite recidivante infatti può essere una conseguenza della vaginite, cioè di un’infezione batterica della vagina. L’esame culturale su tampone vaginale verifica la presenza o l’assenza di eventuali batteri.

In alcuni casi può essere indicato effettuare una cistoscopia. Questo esame consiste nell’esplorazione della vescica con fibra ottica e consente, in caso di necessità, di prelevare un piccolo campione di tessuto (biopsia) da utilizzare per esami istologici successivi.

In presenza di cistiti ricorrenti che non riconoscono una causa infettiva è possibile ricorrere ad esami radiologici (ecografia, radiografia, TAC). Questo tipo di esami può risultare utile in caso di anomalie strutturali o tumore.

La diagnosi di cistite interstiziale viene effettuata per esclusione secondo il seguente iter:
• anamnesi del paziente
• esame obiettivo
• esame delle urine e urinocultura
• esame urodinamico (test di sensibilità al potassio)
• cistoscopia con distensione della vescica sotto anestesia
• biopsia.