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Depressione

Avvertenze

Cosa chiedere al medico e al farmacista sulla Depressione?

Se ritieni di avere i sintomi della depressione, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata la depressione, parlane con il tuo medico di fiducia.

Ecco alcune domande che potresti porre.

• Se sono “giù” di morale ho la depressione?
• Quali esami devo fare per sapere se ho la depressione?
• Chi mi può aiutare?
• Per quanto tempo durerà la malattia?
• C’è qualcosa sulla depressione che dovrei sapere?
• A quali conseguenze può portare la depressione?
• Cosa devo fare per evitare il ripetersi di altri episodi di depressione?
• Devo fare una visita specialistica?

Quando si ha a che fare con una persona con depressione, la famiglia svloge un ruolo centrale. I familiari infatti sono fra primi che possono accorgersi dei sintomi, osservarne intensità e durata, che possono aiutare il paziente a non chiudersi su se stesso, ad avere una visione più serena della realtà, a rivolgersi al medico di base o al medico specialista. In Italia solo il 29% dei pazienti con depressione maggiore si avvale di una terapia nello stesso anno di insorgenza del disturbo (Ministero della Salute, 2013).

Al medico spetta il compito di determinare se il quadro clinico del paziente possa essere riconducibile ad un disturbo mentale e di quale diturbo mentale si tratti. Sintomi di depressione si ritrovano nel pazienti con disturbo psicotico, con depressione maggiore, con disturbo bipolare. La diagnosi differenziale consente di identificare la malattia e di individuare la terapia più opportuna.

Il trattamento della depressione si pone come obiettivo la cura del paziente (risolvere l’episodio depressivo in atto), la prevenzione di ricadute (prevenzione secondaria) e di complicanze gravi (es. il suicidio). Perchè si possano raggiungere questi obiettivi il rapporto medico-paziente è essenziale: dialogo, ascolto e fiducia sono alla base di ogni terapia condivisa. Solo se condivisa, la terapia, farmacologica e non, può essere accettata e seguita dal paziente e l’aderenza al trattamento è condizione imprescindibile di cura.

Poiché la depressione si configura come una malattia a lungo termine, il trattamento prevede due fasi: acuta e di mantenimento. Il trattamento acuto prevede l’uso di farmaci antidepressivi per indurre remissione della sintomatologia. La terapia di mantenimento (fino a 12 mesi dopo il trattamento acuto) è finalizzata alla prevenzione di ricadute. In questa fase si continua la terapia farmacologica a dosaggio pieno, salvo controindicazioni. La terapia di mantenimento è raccomandata in tutti i casi in cui sono presenti fattori di rischio di ricaduta (precedenti episodi depressivi maggiori, preesistente distimia, familiarità per diturbi affettivi, patterns stagionali, risposta linitata alla terapia di continuazione, comorbidità con ansia, abuso di sostanze, età =/> 50 anni per il primo episodio di depressione). La durata della terapia di mantenimento dipende dal numero di episodi di depressione manifestati dal paziente.

La depressione è infatti caratterizzata da percentuali di ricaduta elevate. Circa il 50% delle persone va incontro ad un secondo episodio di depressione e dopo il secondo e terzo episodio, il rischio di ricaduta arriva rispettivamente al 70% e 90%. Inoltre, quando il primo episodio di depressione si manifesta prima di 20 anni o in età avanzata aumenta la suscettibilità alla ricaduta (National Collaborating Centre for Mental Health, 2010).

La depressione è la principale causa di disabilità nel mondo (National Collaborating Centre for Mental Health, 2010). Se non trattata la depressione può portare all’isolamento sociale, all’uso di droghe o alcool, alla cronicizzazione della depressione, ad un aumento del rischio di malattie organiche, ad un maggior tasso di ricoveri fino al suicidio. Circa i due terzi dei suicidi si verificano in persone con depressione. La depressione aumenta di circa 4 volte il rischio di suicidio nella popolazione generale. La depressione inoltre può spingere ad atti di violenza fino all’omicidio, che spesso si consumano all’interno delle pareti domestiche (National Collaborating Centre for Mental Health, 2010).

Nota:
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