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Ebola

Cause

Quali sono le cause della Ebola?

L’Ebola è un’infezione virale causata da un virus che appartiene alla famiglia delle Filoviridae, genere Ebolavirus. E’ un virus a RNA.

I virus della famiglia Filoviridae sono virus filamentosi con diametro uniforme di circa 80 nm ma lunghezza variabile. I filamenti possono presentarsi diritti o variamente arrotolati. Il genoma del virus Ebola contiene sette geni che codificano per proteine strutturali (VP30, VP35, nucleoproteina, polimerasi) e per proteine di membrana (VP40, VP24 e una glicoproteina).

La glicoproteina di superficie del virus Ebola viene codificata secondo due diversi schemi di lettura delle sequenze nucleotidiche del genoma virale, identificati come ORF I e II (ORF sta per Open Reading Frame o cornice di lettura aperto e indica lo schema di lettura delle sequenze nucleotidiche dell’RNA o DNA).
ORF I codifica per una una glicoproteina piccola e solubile (sGP), non strutturale, che viene prodotta in elevata quantità nella fase iniziale dell’infezione virale (Sanchez et al., 1996). La sGP inibisce l’attivazione dei neutrofili (che rappresentano circa il 50-70% dei globuli bianchi) e si pensa sia responsabile della riduzione di linfociti (linfopenia) che caratterizza l’infezione da virus Ebola. I ricercatori attribuiscono alla glicoproteina solubile del virus Ebola un ruolo strategico nell’ostacolare una risposta efficace del sistema immunitario dell’ospite.
ORF II codifica per una glicoproteina virale più grande, transmembrana, strutturale, che si lega alle cellule endoteliali, ma non ai neutrofili. La distruzione delle cellule endoteliali indotta dal virus è responsabile del quadro sintomatologico dell’infezione (distruzione del microcircolo, coagulazione intravascolare disseminata, manifestazioni emorragiche).

L'infezione da virus Ebola è caratterizzata da una prima fase in cui il virus si replica con elevata velocità fino a distribuirsi diffusamente nell’organismo. Quando la diffuzione del virus inizia ad essere masisva si manifestano i sintomi della malattia.

Il virus Ebola attacca il sistema immunitario e vascolare provocando la distruzione dei tessuti e del microcircolo. Si instaura, a seguito dell’infezione, uno stato cronico di infiammazione tissutale, caratterizzato dall’aumento di citochine proinfiammatorie circolanti, a cui si associa la distruzione progressiva dei vasi capillari attraverso cui il sangue arriva ai tessuti. L’infezione porta ad insufficienza renale (che nello stadio finale della malattia si manifesta con anuria, il paziente non riesce più a urinare) e, a livello circolatorio, si osserva coagulazione vascolare disseminata (Nyamathi et al., 2003).

Sono state finora identificate 6 specie di ebolavirus, 4 infettano l’uomo e una (Reston ebolavirus) infetta i primati ma non l’uomo. L’ultima specie identificata (2018) è stata individuata in pipistrelli che vivono nel nord della Sierra Leone. Questa specie di virus (Bombali ebolavirus) è risultata capace di infettare le cellule umane, ma non ne è stata ancora dimostrata la patogenicità. Le quattro specie in grado di provocare la malattia nell’uomo sono: Ebola virus (Zaire ebolavirus), Sudan virus (Sudan ebolavirus), Tai Forest virus (Tai Forest ebolavirus, precedentemente identificato come Costa d’Avorio ebolavirus) e Bundibugyo virus (Bundibugyo ebolavirus) (Center for Disease Control and Prevention - CDC, 2014).

Nelle epidemia causate da Ebola virus e Sudan virus la mortalità è risultata variare dal 65% (Sudan, epidemia del 1979) all’89% (Repubblica Democratica del Congo, epidemia 2002-2003). Nelle epidemie sostenute da Bundibugyo virus la mortalità è risultata pari al 25%  in Uganda (epidemia del 2007-2008) e al 36,1% nella Repubblica Democratica del Congo (epidemia del 2012). L’infezione da Tai Forest Ebola virus è stata registrata in un solo paziente nel 1994 in Costa d’Avorio.