Come si diagnostica la Ebola?
Gli esami disponibili per diagnosticare l’Ebola comprendono:
• visita medica
• test di laboratorio
La diagnosi clinica di Ebola nelle primissime fasi della malattia è difficile per l’aspecificità dei sintomi (febbre, mal di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni). Un aiuto alla diagnosi arriva dal carattere epidemico della malattia e dal contesto (area geografica dei focolai epidemici). In caso di sospetto di malattia, il paziente deve essere subito messo in isolamento e deve essere inviata la notifica alle autorità sanitarie.
La conferma dell’infezione di Ebola avviene tramite esami di laboratorio che attestano la presenza del virus (RNA virale, antigeni virali, anticorpi verso il virus).
I test utilizzati per accertare o escludere la presenza del virus Ebola comprendono:
• identificazione degli anticorpi con saggio Immuno-assorbente legato ad un enzima (Elisa - Enzyme-linked immunosorbant assay)
• rilevazione dell’antigene virale
• test di siero-neutralizzazione
• reazione a catena della polimerasi trascrittasi inversa (RT-PCR - Reverse Transcription-Polymerase Chain reaction)
• isolamento del virus da cultura cellulare
I test immunoenzimatici (Elisa) consentono di rilevare l’eventuale presenza di anticorpi e di antigeni virali A seconda del tipo di molecola da ricercare i test immunoenzimatici presentano differenze procedurali.
Gli antigeni virali che possono essere ricercati sono proteine virali: NP, GP e VP40. La prima, NP o nucleoproteina è una delle tre proteine strutturali codificate dal genoma virale; le altre due sono due proteine di membrana (Saijo et al., 2006).
Gli anticorpi verso il virus Ebola appartengono alle classi igM e IgG. Le immunoglobuline IgM compaiono entro pochi giorni dall’infezione, raggiungono la concentrazione massima dopo circa 20-25 giorni dall’infezione e poi diminuiscono progressivamente dopo circa 3-4 mesi. Le immunoglobuline IgG compaiono in ritardo rispetto alle IgM ma perdurano in circolo per anni.
La retro-trascrizione mediante la reazione a catena della polimerasi o test RT-PCR è una variante della PCR (reazione a catena della polimerasi o polymerase chain reaction): consente di amplificare una sequenza di DNA partendo da una sequenza di RNA virale come stampo. Il test RT-PCR permette di identificare la presenza dell’RNA del virus Ebola nei 3-10 giorni successivi alla comparsa dei sintomi. E’ necessario infatti che il virus raggiunga una concentrazione nel sangue sufficientemente alta per essere diagnosticata tramite RT-PCR. Il test non può essere quindi utilizzato durante il periodo di incubazione del virus Ebola per l’elevato rischio di falsi-negativi. Inoltre per ottenere l’esito dell’esame sono necessari alcuni giorni.
Il test RT-PCR è utilizzato anche per autorizzare la dimissione ospedaliera nei pazienti che superano l’evento acuto infettivo. In accordo con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, o secondo l’acronimo inglese WHO, World Health Organization), un paziente che ha contratto l’Ebola può essere dimesso dall’ospedale se il test RT-PCR eseguito due volte, a distanza di 48 ore, dà in entrambi i casi esito negativo (World Health Organization - WHO, 2014).
L’isolamento del virus è una metodica complessa che richiede laboratori altamente specializzati ed è pertanto difficilmente compatibile con la situazione d’emergenza tipica di un’epidemia altamente virulenta come quella presente in questi mesi in Africa Occidentale. I test più utilizzati sono quindi la determinazione dell’RNA virale con RT-PCR e l’identificazione di proteine virali tramite i test immunoenzimatici ELISA che possono essere eseguiti anche in laboratori da campo.
Poichè i test attualmente disponibili per diagnosticare il virus dell’Ebola richiedono alcuni giorni di tempo, diversi gruppi di ricercatori sono al lavoro per mettere a punto un kit diagnostico facilmente trasportabile, veloce, affidabile e dal costo contenuto. L’obiettivo è quello di poter arrivare ad un risultato concreto alla fine del 2014 o nei primi mesi del 2015.
In Italia è attivo un gruppo di ricerca (facente capo all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettivi “L. Spallanzani” di Roma) che è riuscito a realizzare in tempi rapidi un kit diagnostico in grado di rilevare il virus Ebola in 75 minuti anche nel periodo di incubazione della malattia attualmente “scoperto” con i test diagnostici standard. Lo stesso gruppo di ricerca aveva collaborato alla preparazione del kit diagnostico per l’antrace nel 2001 e a quello per la Sars (Severe Acute Respiratory Syndrome) nel 2004. Il Kit diagnostico è un dispositivo portatile che rileva la presenza del virus Ebola in pochi microlitri di sangue, diluito fino ad un milione di volte. Il test si basa sulla Real Time PCR (Polymerase Chain Reaction) (IRCCS Lazzaro Spallanzani, 2014).
In Nuova Zelanda, ricercatori dell’Università di Otago hanno messo a punto un kit diagnostico portatile (Freedom4) per la rilevazione di sequenze geniche di diverse malattie virali il cui risultato può essere ottenuto in meno di 2 ore. Il dispositivo si basa sul test qPCR per identificare sequenze di DNA bersaglio in tempo reale (University of Otago, 2014).
Un altro gruppo di ricerca americano sta lavorando ad un dispositivo che possa diagnosticare l’infezione da virus Ebola in circa 10-15 minuti, con una modalità simile a quella utilizzata dai test di gravidanza (Corgenix Medical Corporation, 2014). Altre ricerche sono in atto in Francia e in Giappone.