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Epatite C

Cause

Quali sono le cause dell'Epatite C?

L’epatite C è causata dall’hepatitis C virus (HCV) che è l’unico membro del genere Hepacivirus, della famiglia Flaviviridae.

Il virus HCV ha un diametro di 30-60 nm ed è dotato di un pericapside. Possiede un genoma a RNA che è composto da 9100 nucleotidi e codifica per 10 proteine, tra cui due glicoproteine (E1, E2). Sono stati individuati diversi genotipi del virus dell’epatite C (sei principali varianti genotipi e oltre 90 sub-tipi) che si differenziano per la differente sequenza di nucleotidi nelle regioni ipervariabili dei geni delle glicoproteine. Tale differenza determina un alto grado di variabilità genetica che causa una differente risposta dei diversi genotipi alle terapie antivirali. Ad oggi è ancora da chiarire se la presenza di varianti multiple del virus influenza il decorso clinico della malattia.
Le altre proteine del virus dell’epatite C comprendono due proteine transmembrana (NS1 e NS2), una proteasi (NS3), due cofattori di NS3, NS4A e NS4B, una polimerasi, NS5, e una proteina di resistenza agli interferoni, NS5A.

L’infezione da parte del virus dell’epatite C si limita all’uomo e allo scimpanzè. La penetrazione del virus HCV negli epatociti e nei linfociti avviene attraverso il legame con i recettori di superficie CD81 (tetraspanina) oppure al recettore delle lipoproteine, se veicolato dalle lipoproteine a bassa densità o bassissima densità. All’interno della cellula il virus dell’epatite C si replica e le proteine del virus promuovono l’infezione persistente, ostacolando il processo di apoptosi (morte cellulare programmata) e l’azione dell’interferone alfa attraverso il legame al recettore del fattore di necrosi tumorale e alla protein-chinasi R.

L’infezione scatena una risposta immunitaria cellulo-mediata che può risolvere la situazione ma anche causare danno tissutale e quindi epatopatia. Gli anticorpi diretti contro il virus dell’epatite C non sono protettivi e non conferiscono un’immunità permanente (Epicentro, 2015; Murray et al., 2010). La progressione della malattia non è quindi dovuta ad un’azione diretta del virus quanto alla reazione immunitaria scatenata dallo stesso (Adamoli, 2002). La presenza di stimoli nocivi, infatti, causa fibrosi attraverso l’attivazione e la trasformazione delle cellule stellate del fegato, che assumono una conformazione (fibromioblasto) tale che, se stimolate da citochine, sono in grado di produrre collagene.

La fibrosi causa un’alterazione della vascolarizzazione del fegato, che provoca ipertensione portale e conseguenti varici gastroesofagee e ingrossamento della milza (splenomegalia). La perdita della funzionalità epatica può causare ittero, edema, coagulopatie, varie anomalie metaboliche e ascite (accumulo di liquido nella cavità peritoneale), causata anche da ipertensione portale. Le sostanze tossiche che normalmente sono metabolizzate nel fegato si riversano nel torrente circolatorio e possono arrivare al cervello (encefalopatia epatica).

L’entità della fibrosi è indice del livello di progressione della malattia epatica.

La fibrosi culmina in cirrosi nel momento in cui l’estensione del danno è tale da modificare l’architettura del lobulo epatico (unità funzionale minima del fegato) e il danno diventa irreversibile. In questa condizione la fibrosi è associata a formazione di noduli di rigenerazione. Il parenchima funzionale residuo del fegato, infatti, si rigenera in seguito a necrosi degli epatociti del sistema reticolare di supporto e deposizione di tessuto connettivo (Capasso et al., 2006; Ministero della Salute, 2014). La promozione dei processi riparativi del fegato e della crescita cellulare favoriscono l’insorgenza di epatocarcinoma primario, soprattutto in situazioni aggravate (fegato cirrotico).

L’epatite C può presentarsi in forma acuta in circa il 15-45% dei pazienti, con risoluzione spontanea della malattia senza bisogno di cura, oppure in forma cronica nel 55-85% dei casi, in cui la malattia si manifesta in modo latente (World Health Organization – WHO, 2015). In rari casi (15%) l’infezione può degenerare rapidamente in grave cirrosi. Nelle epatiti croniche l’infiammazione e la necrosi durano almeno sei mesi (Capasso et al., 2006; Murray et al., 2010).