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Epatite C

Diagnosi

Come si diagnostica l'Epatite C?

Gli esami disponibili per diagnosticare l’epatite C e accertarne la causa sono:

La diagnosi di epatite C si effettua mediante test sierologici o rilevamento del genoma a RNA del virus.

I test sierologici costituiscono il primo intervento di diagnosi e si effettuano per lo screening di routine dei donatori sani nelle banche del sangue. I test consistono nell’identificazione, mediante test ELISA (Enzyme-linked ImmunoSorbent Assay), di anticorpi anti-HCV (virus dell’epatite C), che sono prodotti in seguito ad infezione e sono presenti nel sangue entro 7-31 settimane dall’infezione. La ricerca degli anticorpi anti-HCV non permette di capire se l’infezione è in atto o verificatasi nel passato. In aggiunta possono anche essere effettuati test aspecifici per l’epatite (transaminasi, anti-HBc; i valori di transaminasi aumentano in queste condizioni) (Isselbacher et al., 1995; Murray et al., 2010). I risultati ottenuti dalla ricerca degli anticorpi anti-HCV devono essere confermati successivamente mediante Western Immunoblot o immunofissazione (riconoscimento di una proteina tramite anticorpi specifici) perché questa forma di screening presenta alcuni limiti (falsi positivi e negativi) (Martin et al., 1998). Alcuni pazienti, infatti, non sviluppano gli anticorpi (soggetti con viremia, pazienti immunocompromessi o dializzati). Oppure donatori di sangue con valori di transaminasi normali potrebbero costituire falsi positivi (50%) (Isselbacher et al., 1995; Murray et al., 2010).

Sono state sviluppate alcune tecniche quali la RIBA (Recombinant immunoblot assay) e LIA (Line Immunoassay), per aumentare la sensibilità e la specificità della diagnosi dell’epatite C (Martin et al., 1998). I test immunoenzimatici di seconda generazione rivelano specifici anticorpi che si manifestano 3-5 mesi dopo l’esposizione (Isselbacher et al., 1995; Reesink et al., 1993).
 
La reazione polimerasica a catena con retrotrascrizione (RT-PCR) e altre tecniche di biologia molecolare sono tecniche più sensibili che permettono di rilevare il genoma a RNA del virus dell’epatite C e confermare la diagnosi. Questi test permettono di valutare la carica virale (HCV-RNA) analizzando minime quantità di campione e un risultato positivo indica che la replicazione del virus è in corso e quindi c’è infezione.

Analisi di tipo quantitativo (HCV-RNA quantitativo) e genotipizzazione virale (stabilire il genotipo del virus) consentono di valutare la risposta del paziente al trattamento e attuare eventuali modifiche del regime terapeutico (Ministero della Salute, 2014).

La gravità della malattia può essere valutata alla biopsia epatica, mediante il rilevamento dell’estensione dell’infiltrazione linfocitaria, dell’infiammazione, della fibrosi portale e periportale e della necrosi lobulare. I test indice APRI (rapporto tra aspartato aminotransferasi e piastrine) e fibrosi-4 stabiliscono l’entità della fibrosi epatica associata all’epatite C (Murray et al., 2010, World Health Organization - WHO, 2015).

I test diagnostici per l’epatite C sono raccomandati per alcune categorie di persone:

I test per l’epatite C non sono necessari per tutta la popolazione; donne incinta, individui che hanno avuto un contatto fisico ma non rapporto sessuale con persone HCV positive, personale sanitario non sono obbligati a sottoporsi a test di screening. La necessità di effettuare il test è consigliata anche per persone con tatuaggi e piercing, persone con malattie pregresse sessualmente trasmissibili o rapporti sessuali con più partner, tossicodipendenti da cocaina o altre sostanze non assunte per via parenterale, in caso di contatto con recipienti contenenti tessuti trapiantati.

Tutte le persone riconosciute come HCV positive devono essere monitorate nell’assunzione di alcol e trattate con una terapia appropriata (Centers for Disease Control and Prevention - CDC, 2015).