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Fibrillazione Atriale

Diagnosi

Come si diagnostica Fibrillazione Atriale?

Gli esami disponibili per diagnosticare la fibrillazione atriale sono:

La fibrillazione atriale si diagnostica con l’elettrocardiogramma a 12 derivazioni.

Il medico sospetta la fibrillazione atriale dai sintomi e dalla irregolarità del polso. Per confermare la diagnosi di fibrillazione atriale deve essere eseguito l’elettrocardiogramma.
L’elettrocardiogramma è diagnostico solo se la fibrillazione atriale è presente durante la registrazione e se la sua durata è di almeno 30 secondi. Se esiste il sospetto diagnostico di fibrillazione atriale e non si è riusciti a registrarla con l’elettrocardiogramma è necessario eseguire il monitoraggio elettrocardiografico prolungato.

Le Linee guida ESC (European Society of Cardiology) 2016 suggeriscono di effettuare ricerche di fibrillazione atriale asintomatica nella popolazione, per l’elevato rischio di ictus cerebrale, embolia sistemica, demenza, scompenso cardiaco ed aumento di mortalità per tutte le cause (2 volte nelle donne e 1,5 volte negli uomini) (Kirchhof et al., 2016).

La fibrillazione atriale è più frequente con l’avanzare dell’età soprattutto dopo i 65 anni (Davis et al., 2012; Lowres et al., 2013; Mant et al., 2007) ed è spesso asintomatica. Nei pazienti sopra i 65 anni la fibrillazione atriale va ricercata con esame del polso ed elettrocardiogramma eseguiti periodicamente. Poiché la fibrillazione atriale è la causa più frequente di ictus cerebrale e di TIA (attacchi ischemici transitori cerebrali), deve essere ricercata in questi pazienti anche con monitoraggio elettrocardiografico prolungato (72 ore) (Grond et al., 2013).

I pazienti portatori di pacemaker o defibrillatori sono a rischio di fibrillazione atriale se presentano frequenti episodi di tachicardia atriale ad alta frequenza per cinque o sei minuti; in questi pazienti la fibrillazione atriale deve essere ricercata con monitoraggi specifici (Healey et al., 2012; Israel et al., 2004).

Le persone anziane con più di 75 anni sono ad alto rischio di ictus e dovrebbero essere valutati per eseguire indagini per evidenziare la fibrillazione atriale (Davis et al., 2012; Engdahl et al., 2013; Svennberg et al., 2015).

Durante la visita il medico curante valuta i sintomi del paziente con sospetta fibrillazione atriale. Raccoglie l'anamnesi (la storia clinica) del paziente con particolare attenzione alle patologie cardiache ed extracardiache ed ai fattori di rischio che favoriscono o causano la fibrillazione atriale (vedi Fibrillazione Atriale - Cause), individua il tipo di fibrillazione atriale, valuta il rischio di ictus e di embolia sistemica e il rischio di sanguinamento, valuta il rischio di insufficienza cardiaca. Il medico curante segue un accurato esame obiettivo. Si avvale di esami strumentali per la conferma della fibrillazione atriale e per la valutazione di patologie cardiovascolari o extracardiache concomitanti o causali.

Esami per la fibrillazione atriale:
a) Elettrocardiogramma: permette di evidenziare la frequenza cardiaca, i difetti di conduzione elettrica degli stimoli, infarto o ischemia del miocardio, segni di patologia strutturale del miocardio oltre alla fibrillazione atriale se presente.
b) Monitoraggio elettrocardiografico a lungo termine.
c) Esami del sangue: non sono specifici della fibrillazione atriale ma sono necessari per valutare patologie concomitanti (es. diabete mellito, patologie della tiroide, disturbi dell’equilibrio degli elettroliti, anemia, anomalie della coagulazione).
d) Ecocardiogramma transtoracico: consente di valutare la struttura e la funzione delle camere e delle valvole cardiache.
e) Ecocardiogramma transesofageo: permette di individuare i trombi che si annidano nell’auricola sinistra che non sono visibili con l’ecocardiogramma transtoracico. L’auricola sinistra è una piccola protuberanza a fondo cieco, di forma variabile, che comunica con l’atrio di sinistra, L’ecocardiogramma transesofageo si esegue con una sonda che fornisce immagini del cuore attraverso l’esofago.
f) Tomografia assiale computerizzata (TAC) e risonanza magnetica nucleare (RMN): esami necessari per la valutazione di pazienti con segni di ischemia cerebrale o ictus.
g) Test da sforzo fisico o farmacologico e coronarografia: esami necessari per la valutazione di pazienti con sintomi di ischemia cardiaca.

L’elettrocardiogramma nella fibrillazione atriale è caratteristico:
1) sono assenti le regolari onde P di contrazione atriale e quando sono appena visibili (nella sola derivazione V1) sono irregolari ed hanno una frequenza superiore a 300 battiti al minuto;
2) le onde QRS di contrazione ventricolare sono del tutto irregolari e non è riconoscibile alcun ritmo.

Se il paziente presenta sintomi che fanno sospettare la fibrillazione atriale si possono eseguire esami che permettono la registrazione elettrocardiografica per lunghi periodi con i seguenti dispositivi:
a) Elettrocardiogramma dinamico secondo Holter: permette la registrazione elettrocardiografica per 24-48 ore. Si tratta di un registratore portatile collegato agli elettrodi collocati sul torace; i tracciati registrati vengono analizzati da un computer; il paziente svolge le normali attività e scrive su un diario gli eventi principali della giornata e gli eventuali sintomi con il relativo orario.
b) Registratori di eventi: vengono attivati dal paziente in presenza di sintomi e permettono la registrazione anche per molti mesi.
c) Registratori a memoria ciclica: registrano di continuo e mantengono la registrazione degli ultimi eventi una volta attivati con un semplice pulsante dal paziente, consentono di salvare la registrazione anche in caso di perdita momentanea di coscienza se il paziente dopo il disturbo è in grado di attivare la memoria; alcuni registratori individuano il ritmo alterato e lo mantengono in memoria.
d) Registratori impiantabili sottocute possono eseguire monitoraggio elettrocardiografico fino a due anni, la traccia viene letta da un dispositivo esterno.