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Infezione da virus Zika

Sintomi

Quali sono i sintomi dell'Infezione da virus Zika?

I sintomi dell’infezione da virus Zika comprendono:

L’infezione da virus Zika è una malattia virale acuta. La maggior parte delle persone che contraggono l’infezione, trasmessa prevalentemente con la puntura di zanzare del genere Aedes, è asintomatica, non presenta sintomi. Nelle persone sintomatiche, il quadro clinico comprende: febbre, mal di testa, spossatezza, anoressia, vomito, dolore alle articolazioni, in particolare alle mani e ai piedi, dolore muscolare; in rari casi sono state osservate linfoadenopatia e ipotensione (Olson et al., 198). In uno dei pazienti italiani che ha contratto l’infezione da virus Zika in seguito a viaggi in zone dove il virus è endemico, sono stati osservati anche leucopenia, con monocitosi e trombocitopenia (Zammarchi et al., 2015).

In concomitanza con l’epidemia sviluppatasi in Brasile a maggio 2015, ed estesa ad altri 12 paesi del continente americano (dati aggiornati a febbraio 2016) sono stati osservati un aumento dell’incidenza di complicanze fetali (microcefalia) e neurologiche (sindrome di Guillain Barrè). In particolare per la microcefalia l’incidenza è aumentata di 11 volte dal 2014 al 2015 (1761 casi a dicembre 2015) (Carneiro, Travassos, 2016). Considerando il periodo di tempo che va da metà 2015 a fine gennaio 2016, i casi di microcefalia sospetta segnalati in 22 stati del Brasile sono risultati essere 4783 (nati e perdite fetali). Di questi sono terminate le indagini solo per 1113 casi: in 404 casi è stata accertata la microcefalia o altri disordini neurologici congeniti, inclusi 17 casi (di cui due perdite fetali) in cui è stata confermata la presenza del virus Zika nei bambini (www.zikainfection.tghn.org; Victora et al., 2016).

In base ai dati di letteratura disponibili, dopo un’attenta revisione degli stessi e di quelli forniti dall’ultima epidemia, è stato possibile accertare il nesso causale fra infezione da virus Zika, microcefalia ( inclusi altri danni cerebral) e sindrome di Guillain Barrè (Ministero della Salute, 2017).

La microcefalia è una malformazione neurologica in cui la circonferenza del cranio del bambino è inferiore rispetto all’atteso. Non c’è tuttavia una definizione univoca per microcefalia: a seconda della definizione, si parla di microcefalia quando la circonferenza del cranio è inferiore di almeno 2 o 3 volte la deviazioni standard rispetto ai valori medi stabiliti per etnia, sesso ed età). I bambini con microcefalia possono avere deficit neurologici e/o cognitivi, convulsoni, problemi di vista e udito, ma l’intervento terapeutico precoce può migliorare sviluppo e qualità di vita.

La microcefalia può essere causata da anomalie cromosomiche, dall’esposizione materna a sostanze tossiche (ad esempio alcool e mercurio) o a radiazioni oppure da infezioni. Le infezioni materne note associate a microcefalia comprendono quelle causata da cytomegalovirus (CMV), herpes simplex virus, rubella virus (rosolia), lymphocytic choriomeningitis virus (LCMV), Treponema pallidum (sifilide), and Toxoplasma gondii (toxoplasmosi) (Centers for Disease Control and Prevention – CDC, 2016c).

La relazione causale tra microcefalia e virus Zika è stata fortemente sospettata in base al fatto che il virus è stato rilevato nel liquido amniotico di donne a cui è stato diagnosticata microcefalia fetale e in bambini con microcefalia (Marcondes, Ximenes, 2015; Victora et al., 2016).

Al fine di valutare la teratogenicità del virus è stata condotta un’analisi dei dati a disposizione in relazione ai criteri di Shepard. I criteri di Shepard sono 7 parametri, individuati nel 1994, utili a stabilire la teratogenicità di un agente, in questo caso il virus Zika.
Il primo criterio afferma che deve esistere la certezza di esposizione all’agente durante la gravidanza. In uno studio che ha preso in considerazione 35 bambini nati in Brasile fra agosto e ottobre 2016 con microcefalia tutte le mamme vivevano o avevano viaggiato in aree dove era presente il virus e la maggior parte di esse (75%) aveva riferito sintomi riconducibili ad un infezione da virus Zika (Centers for Desease Controll and Prevention – CDC, 2016c; Schuler-Faccini et al., 2016). È stato, inoltre, osservato in base alle analisi temporali delle infezioni da virus Zika confermate in laboratorio, che il rischio maggiore di microcefalia e malformazioni fetali si ha durante il primo trimestre di gravidanza. Pertanto il primo criterio di Shepard è soddisfatto.
In base al secondo criterio devono esistere almeno 2 studi epidemiologici, condotti secondo gli standard qualitativi migliori, che identifichino l’agente come causa di malformazioni nei neonati. Questo criterio non è pienamente soddisfatto, in quanto molte delle ricerche condotte presentano delle limitazioni. Tuttavia risultano pienamente soddisfatti il terzo criterio, che richiede che dallo studio dei casi clinici venga individuato uno specifico difetto provocato dall’agente, il quarto criterio, per il quale i casi di più rara esposizione all’agente sono associati a una più rara comparsa dei difetti, e il sesto, che stabilisce che la relazione causale deve avere biologicamente senso. Infatti i neonati con presumibile infezione da virus Zika mostrano microcefalia e malformazioni malformazioni caratteristiche: calcificazioni intracraniche, ventricolomegalia (dilatazione degli spazi ventricolari presenti nel cervello), lissencefalia e pachigiria (anomalie nelle circonvoluzioni cerebrali), contratture congenite e piede equino.
Di regola un agente è considerato teratogeno se sono contemporaneamente soddisfatti i criteri 1, 2, 4 o 1, 2, 3.
Pertanto le evidenze sperimentali sono state esaminate anche in relazione ai criteri di Bradford Hill, che servono per verificare la sussistenza di una relazione di causalità tra due elementi, in base a forza dell’associazione, consistenza, specificità, temporalità, gradiente biologico, plausibilità, coerenza, sperimentazioni e analogia. Essendo soddisfatti 7/9 criteri, è ragionevomente possibile affermare che il virus Zika, quando contratto durante il primo trimestre di gravidanza, può causare microcefalia e altre anomalie cerebrali al feto (Rasmussen et al., 2016).

Oltre alla microcefalia, l’infezione da virus Zika in gravidanza può causare altre anomalie nello sviluppo fetale, denominate sindrome congenita da virus Zika. Si parla di sindrome congenita da virus Zika quando il bambino presenta grave microcefalia, ridotte dimensioni del cervello associate ad un quadro specifico di danno cerebrale, danno alla vista, articolazioni rigide (movimenti ridotti) e tonicità muscolare insufficiente subito dopo la nascita (Centers for Disease Control and Prevention – CDC, 2017d).

I danni cerebrali diversi dalla microcefalia, osservati in bambini con sindrome congenita da virus Zika, hanno compreso sproporzione craniofacciale, presenza di calcificazioni nel cervello, ridotto sviluppo del tessuto cerebrale, asimmetria, anomalie o assenza delle strutture cerebrali, idrocefalo e disordini della migrazione neuronale.
Sono stati inoltre riportati ipertonia, spasticità, iperriflessia, irritabilità, tremori, convulsioni, disfunzioni del tronco cerebrale, contratture alle gambe e alle braccia e disturbi della deglutizione (disfagia). Altre anomalie osservate hanno compreso uno sviluppo eccessivo del cuoio capelluto, rigidità articolare multipla (artrogriposi) e malformazione (iperflessione dorsale) del piede che poggia sul calcagno invece che sulla pianta (talismo) (Ministero della Salute, 2017).

L’infezione congenita da virus Zika è risultata associata a danni agli occhi, in particolare alla macula e alla retina. Altre anomalie comprendono dimensioni molto ridotte di uno o di entrambi gli occhi (microftalmia), spostamento del cristallino, cataratta, formazioni di calcificazioni intraoculari, atrofia o incompleto sviluppo del nervo ottico. In alcuni casi il danno oculare può essere il segno iniziale di infezione congenita da virus Zika. Nello studio di riferimento, 24 bambini su 112 nati da madre con infezione da Zika virus hanno evidenziato anomalie oculari (tempo medio al primo esame degli occhi: 31 giorni) e di questi 18 bambini non avevano segni di tossicità cerebrale (microcefalia e altre anomalie del sistema nervoso centrale). Nello studio l’incidenza di anomalie oculari è risultata inversamente correlata al trimestre di gravidanza in cui è stata contratta l’infezione (58,3% primo trimestre, 33,3% secondo trimestre, 8,3% terzo trimestre). Le anomalie oculari, le più comuni delle quali hanno interessato il nervo ottico e la retina, sono risultate statisticamente associate a microcefalia, altre anomalie cerebrali, artrogriposi e trimestre di gravidanza in cui si è verificata l’infezione (Zin et al., 2017).

La sindrome di Guillain Barrè comprende un gruppo eterogeneo di neuropatie post-infettive rare. L’incidenza annuale varia da 1/91.000 e 1/55.000. La terapia consiste nella somministrazione di immunoglobuline o plasmaferesi. Gli esiti possono essere diversi a seconda del tipo di neuropatia, da una risoluzione completa della sindrome fino a sequele temporanee o morte del paziente (Orphanet, 2009). Diversi casi di sindrome di Guillain Barrè associati all’infezione di virus Zika sono stati osservati nelle isole della Polinesia Francese durante l’epidemia del 2013-2014 (Oeher et al., 2014; Ioos et al., 2014).