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Ipertrofia prostatica (IPB)

Prevenzione

Come prevenire l'Ipertrofia prostatica (IPB)?

Per poter intervenire ai primi sintomi riferibili ad un inizio di ingrossamento prostatico è importante sottoporsi a regolare visita medica dopo i 40-50 anni di età, in particolare se sussiste familiarità per ipertrofia prostatica.

La dieta può influenzare in senso positivo o negativo l’ipertrofia prostatica e i sintomi ad essa correlati. Alcune indicazioni in merito:

• Bere molta acqua, almeno 1,5 litri al giorno per diluire le urine e ridurre il rischio di infezioni batteriche causate dal ristagno dell’urina in vescica. La quantità di acqua deve essere dilazionata nel tempo; troppa acqua in poco tempo può provocare ritenzione acuta d’urina per la resistenza al deflusso dell’urina stessa. Questa condizione si può presentare ad esempio quando il paziente prostatico si sottopone all’ecografia pelvica (l’esame richiede la vescica piena per essere eseguito correttamente). Il ristagno acuto d’urina si risolve con l’inserimento del catetere nell’uretra e lo svuotamento conseguente della vescica.

• Preferire una dieta povera di proteine (carne) e più ricca in carboidrati (amido).

• Prediligere un’alimentazione ricca in frutta e verdura e ridurre al minimo il consumo di carne rossa, grassi, cibi elaborati e ricchi in salse e spezie, caffè, cioccolato. Questi cibi infatti esplicano un’azione irritante sulle vie urinarie. In uno studio che ha valutato i fattori di rischio di natura dietetica sull’incidenza di ipertrofia prostatica, il consumo elevato di carne rossa e di cibi grassi è risultato aumentare il rischio di IPB sintomatica, diminuito invece da una dieta ricca in frutta e verdura (Kristal et al., 2008). I micronutrienti che hanno evidenziato un possibile ruolo “protettivo“ verso l’ipertrofia prostatica sono risultati essere il gruppo dei caroteni (carotene, alfa-carotene, beta-carotene, cis beta-carotene), la vitamina C e il ferro; sono risultati invece avere un effetto “promotore“ il sodio e lo zinco (Tavani et al., 2006). In un altro studio lo zinco è stato associato, insieme a licopene e vitamina D, ad una evidenza “debole“ di riduzione del rischio di ipertrofia prostatica (Kristal et al., 2008). E’ probabile che alterazioni dell’omeostasi dello zinco nel tessuto prostatico possano essere coinvolte nello sviluppo di patologie quali l’ipertrofia prostatica e il cancro prostatico. E’ stato infetti osservato che i livelli di zinco nel tessuto prostatico ipertrofico sono 2 volte più elevati rispetto a quelli riscontrati nel tessuto normale, mentre sono 3 volte volte inferiori nel tessuto canceroso rispetto a quello ipertrofico e circa la metà in quello canceroso rispetto al tessuto normale (Sapota et al., 2009).

• Mantenere un alveo regolare. Evitare l’alternanza di episodi di diarrea e di stitichezza. La circolazione sanguigna della prostata è strettamente interconnessa con quella dell’ultimo tratto dell’intestino (vene emorroidarie): alterazioni a livello rettale (irritazione intestinale, ristagno delle feci) possono quindi avere ripercussioni anche a livello prostatico.