La mononucleosi è una malattia infettiva, causata dal virus Epstein-Barr (EBV). (leggi)
La mononucleosi è causata dal virus EBV, che appartiene alla famiglia degli herpes virus e possiede un genoma di DNA a doppio filamento di circa 172000 paia di basi. (leggi)
I sintomi più comuni della mononucleosi sono rappresentati dalla triade febbre, mal di gola e linfoadenopatia (ingrossamento dei linfonodi). (leggi)
Se un paziente, soprattutto se giovane o in età adolescenziale, presenta sintomi quali mal di gola intenso, linfoadenopatia, febbre e stanchezza, il medico dovrebbe sospettare che si tratti di mononucleosi e prescrivere degli esami del sangue. (leggi)
La mononucleosi è causata dall’infezione da parte del virus Epstein-Barr (EBV), ma non esiste un trattamento specifico che riesca a combattere l’infezione. (leggi)
Come per le altre malattie infettive è importante evitare il contagio da parte di persone in cui la malattia è conclamata, osservando alcuni accorgimenti. (leggi)
Se ritieni di avere i sintomi della mononucleosi, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata la mononucleosi, parlane con il tuo medico di fiducia. (leggi)
Le medicine non convenzionali tendono ad avere un approccio olistico nei confronti della malattia, tendono cioè a considerare “il malato“ nella sua complessità di individuo, al di là del singolo organo malato. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata alla mononucleosi sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Che cos'รจ la Mononucleosi?
La mononucleosi è una malattia infettiva, causata dal virus Epstein-Barr (EBV). È chiamata anche “malattia del bacio”, in quanto si trasmette principalmente attraverso la saliva: oltre che attraverso il bacio le possibili vie di trasmissione sono, ad esempio, tosse, starnuto e condivisione dello stesso bicchiere.
Il termine “mononucleosi” è stato coniato nel 1920 dagli studiosi Sprunt ed Evans, che notarono nel circuito sanguigno la presenza di cellule immunitarie mononucleate ingrossate.
La mononucleosi è comune tra adolescenti e giovani, mentre è molto meno frequente tra la popolazione adulta.
La manifestazione è variabile e i sintomi più comuni comprendono affaticamento, febbre, faringite, mal di testa e dolore diffuso, linfoadenopatia (ingrossamento dei linfonodi) e rash cutaneo (CDC – Centers for Disease Control and Prevention, 2014).
Il virus EBV è molto particolare: si stima che il 90-95% della popolazione ne sia infetta. Tra il momento di infezione e il momento di insorgenza della malattia intercorre un periodo di uncubazione, che può variare tra le 4 e le 8 settimane. Tuttavia non tutti gli individui che contraggono l’infezione sviluppano la mononucleosi e in alcuni pazienti la malattia si sviluppa, ma è asintomatica. Il virus è in grado di stabilirsi nell’ospite con una latenza che può durare tutta la vita.
Il virus EBV è diffuso in tutte le zone del mondo, ma esistono delle differenze nella distribuzione dei diversi genotipi.
Nei paesi in via di sviluppo i bambini generalmente contraggono l’infezione durante i primi anni di vita, mentre nei paesi più sviluppati, forse per le diverse condizioni igieniche, la contrazione del virus è più frequentemente ritardata agli anni dell’adolescenza (Arvin et al., 2007).
Generalmente la mononucleosi non viene diagnosticata nei bambini, nei quali si manifesta con sintomi più lievi, che non vengono riconosciuti (Chan et al., 2003). L’infezione da parte di EBV negli adolescenti, invece, causa la mononucleosi nella metà degli individui.
Nella popolazione caucasica il tasso di incidenza della mononucleosi è compreso tra 60 e 100 casi ogni 100000 persone all’anno; l’incidenza, in relazione all’età della popolazione, aumenta a partire dai 2-4 anni di età e mostra il picco di frequenza massima nella popolazione di età adolescenziale/giovane età adulta, per divenire rara oltre i 40 anni (Morris, Edmunds, 2002).
L’età può essere, pertanto, considerata come un fattore di rischio per lo sviluppo della mononucleosi. Un altro fattore di rischio è legato al gene che codifica per l’interleuchina 10 (IL-10): è stato osservato che uno dei polimorfismi di questo gene protegge dall’infezione precoce da parte del virus Epstein-Barr favorendo, quindi, l’instaurarsi della patologia sintomatica più tardivamente (Helminen et al., 2001).
La mononucleosi acuta dura per un periodo di qualche settimana o mese e nella maggioranza dei casi si risolve senza conseguenze. Tuttavia sono stati riportati casi di possibili complicanze. La mononucleosi spesso causa l’ingrossamento della milza e nello 0,1-0,5% dei pazienti ciò porta alla rottura splenica spontanea, che può risultare fatale e deve essere trattata come un’emergenza chirurgica (Asgari, Begos, 1997). A volte può svilupparsi epatite (infezione al fegato) e, in associazione, itterizia, causata da una disfunzione epatica che impedisce la normale escrezione della bilirubina (Kang et al., 2009). Inoltre complicanze meno frequenti sono anemia, trombocitopenia, miocardite o pericardite e complicanze di tipo neurologico come encefalite e meningite (Lazarus, Baehner, 1981; Aghenta et al., 2008; Connelly, DeWitt, 1994).
Un’altra possibile complicazione è l’instaurarsi della forma di infezione da Epstein-Barr cronica (CAEBV, Chronic Active Epstein-Barr Virus), una malattia molto severa caratterizzata da morbidità e mortalità elevate. Nell’infezione attiva cronica la carica virale permane molto alta e ciò induce una iperattivazione delle cellule del sistema immunitario, che alla lunga può coinvolgere e compromettere diversi organi; inoltre il 50% dei pazienti presentano aberrazioni cromosomiche, che sono causate dall’infezione latente di EBV, che induce l’iperproliferazione cellulare (Kimura et al., 2001).
Infatti la mononucleosi rappresenta un fattore di rischio di sviluppo di linfomi (Hodgkin, non-Hodgkin o di Burkitt), a causa del fatto che l’infezione latente nelle cellule B può causare un disordine iperproliferativo (Balfour et al., 2015).
Inoltre esistono diverse evidenze che l’infezione da virus EBV possa essere implicata nello sviluppo di sclerosi multipla, una malattia autoimmune cronica demielinizzante. Il rischio di sclerosi multipla risulta amentato in adolescenti e giovani adulti in seguito alla mononucleosi da EBV e per i successivi 30 anni (Nielsen et al., 2007).