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Morbillo

Diagnosi

Come si diagnostica il Morbillo?

Gli esami disponibili per diagnosticare il morbillo sono:

• esame clinico
• test di laboratorio

La diagnosi del morbillo in fase iniziale non è semplice data l’aspecificità dei primi sintomi, simili a quelli del raffreddore.

La diagnosi è clinica, basata su un attento esame dei segni e dei sintomi che appaiono dopo circa 8-12 giorni dall’infezione. Le “macchie di koplik”, localizzate nella mucosa buccale, sono infatti tipiche del morbillo così come l’eruzione cutanea, con la caratteristica confluenza di macchie maculopapulose sul tronco, che si manifesta qualche giorno dopo e consente la diagnosi di malattia.

Le manifestazioni cliniche sono così tipiche della malattia infettiva da essere, in genere, sufficienti per la diagnosi e attuare l’isolamento del paziente, limitando così la trasmissione della malattia. Raramente sono necessari test di laboratorio per confermare la diagnosi di morbillo.

I test di laboratorio comprendono la misurazione degli anticorpi, immunoglobuline IgM, da sangue o saliva mediante tampone con test sierologici (fissazione del complemento, test immunoenzimatico, immunofluorescenza e test di inibizione di emoagglutinazione) e la diagnosi è positiva fino a 6 settimane dopo l’inizio della malattia. Dopo l’infezione, infatti, la quantità di IgM nel sangue aumenta per un mese o due.

L’Istituto Superiore di Sanità fornisce precise istruzioni per eseguire i prelievi per i test di laboratorio. I campioni di sangue e quelli di saliva per il dosaggio delle IgM devono essere raccolti tra i 4 e i 28 giorni dopo la comparsa del rash cutaneo o dell’ingrossamento delle ghiandole parotidi. Dai pazienti è anche prelevato un campione di urine, dal quarto al settimo giorno (massimo) dalla comparsa dell’esantema, per l’isolamento del virus. La corretta scelta dei tempi di prelievo in rapporto alle manifestazioni cliniche è fondamentale per una conferma accurata del morbillo. Per esempio il virus del morbillo è più facilmente isolabile entro tre giorni dalla comparsa dell’esantema o dall’ingrossamento delle paratiroidi. La condizione ideale è effettuare simultaneamente il prelievo di sangue e saliva per i test sierologici e il prelievo delle urine per l’isolamento virale e prelevare i campioni tra il quarto e il settimo giorno dalla formazione dell’esantema.

Il virus del morbillo è difficile da isolare e coltivare, anche se si replica in cellule umane o di scimmia. Per l’isolamento del virus possono essere usati diversi tipi di campioni: secrezioni respiratorie, urine, sangue e tessuto cerebrale. L’antigene virale può essere riconosciuto tramite colorazione con anticorpi fluorescenti nelle cellule epiteliali infette urinarie o faringee. Il genoma del virus è identificato con la reazione di retrotrascrizione seguita dalla reazione polimerasica a catena (RT-PCR). Nelle cellule delle vie respiratorie o in quelle prelevate dai sedimenti urinari è possibile inoltre osservare i tipici effetti di tossicità cellulari indotti dal virus del morbillo, quali le cellule giganti mononucleate con corpi inclusi citoplasmatici (Epicentro, 2015; Isselbacher et al., 1995; Mayoclinic, 2014; Murray et al., 2010).

Il virus del morbillo è isolabile dal tessuto cerebrale in caso di complicanze neurologiche e gli anticorpi specifici sono riscontrabili nel liquor (Giacomet, Zuccotti, 2014).

Secondo quanto previsto dalla sorveglianza integrata per morbillo e rosolia i casi di sospetto morbillo negativi devono essere testati per rosolia e viceversa poiché le due malattie hanno sintomi simili (febbre ed esantema maculopapulare) e colpiscono le stesse fasce di età. Per poter confermare una diagnosi di morbillo deve essere esclusa la positività ai test per le altre malattie infettive (Ministero della Salute, 2013).