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Pertosse

Avvertenze

Cosa chiedere al medico e al farmacista sulla Pertosse?

Se ritieni di avere i sintomi della pertosse, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata la pertosse, parlane con il tuo medico di fiducia.

Ecco alcune domande che potresti porre.

La pertosse è una malattia batterica trasmessa per via aerea. Il sintomo principale è la tosse che va via via peggiorando fino a manifestarsi con vere e proprie crisi (tosse parossistica) che possono causare vomito, apnea e cianosi, più raramente emorragie al naso e agli occhi (emorragia sottocongiuntivale). Complicanze della pertosse, che si manifestano soprattutto nei bambini più piccoli, comprendono bronchiti, polmoniti, encefaliti.

L’infezione è contagiosa nella fase iniziale, quando la produzione di muco è elevata (fase catarrale della malattia), fino all’inizio della fase di tosse intensa (fase parossistica). La pertosse è una malattia altamente contagiosa: circa l’80% dei contatti stretti dell’individuo infetto si ammala. L’immunità naturale che si sviluppa dopo la malattia tende a diminuire nel tempo, per cui è possibile contrarre nuovamente l’infezione anche se in modo più lieve.

In Italia è obbligatoria la notifica dei casi di pertosse, su diagnosi clinica (non è richiesta la conferma della malattia con test di laboratorio).

La pertosse è una malattia infettiva che può essere prevenuta con la vaccinazione. In Italia il vaccino per la pertosse, somministrato insieme a quello per difterite e tetano (vaccino trivalente), è costituito da proteine in grado di indurre la formazione di anticorpi da parte del sistema immunitario (vaccino acellulare, DTPa). La vaccinazione per la pertosse è offerta gratuitamente ai lattanti secondo uno schema vaccinale che prevede 4 dosi, tre dosi entro l’anno di vita (la prima dose a 3 mesi di età) e una dose intorno ai 5-6 anni. E’ offerta poi una dose richiamo a 11-18 anni (Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019).

E’ disponibile anche un vaccino esavalente contro difterite, tetano pertosse, epatite B, polio e Hemophilus influenzaea tipo b.

Poiché l’immunità ottenuta con la vaccinazione non è permanente, ma tende a diminuire nel tempo (si stima che dopo 10 anni il vaccino perda di efficacia), gli adolescenti e gli adulti possono essere nuovamente infettati dal batterio della pertosse e rappresentare delle fonti di infezione per categorie a rischio di contrarre la malattia in forma grave, come i bambini molto piccoli. Negli adolescenti e negli adulti, in genere, la reinfezione batterica determina sintomi più lievi rispetto a quelli osservati nei bambini più piccoli. Per limitare l’infezione batterica in ragazzi e adulti, le organizzazioni sanitarie offrono la possibilità di effettuare un richiamo del vaccino con periodicità decennale. Il vaccino per il richiamo contiene quantità di antigeni per difterite, tetano e pertosse inferiori (vaccino dTpa) rispetto al vaccino utilizzato per la vaccinazione primaria infantile (vaccino DTPa). Gli adulti che presentano una situazione vaccinale incerta, devono ricevere due dosi di vaccino per difterite e tetano (vaccino dT) quindi una terza dose di vaccino dTpa.

La vaccinazione per la pertosse è inoltre offerta alle donne al terzo trimestre di gravidanza, per ridurre il rischio di infezione neonatale, e agli operatori sanitari dei reparti ostetrici e del nido (richiamo vaccinale) (Piano Nazzionale Prevenzione vaccinale 2017-2019). Sempre per ridurre il rischio di infezione neonatale, la vaccinazione antipertosse è raccomandata, preferibilmente nei mesi che precedono il parto, ai familiari del futuro bambino (strategia del “bozzolo” o cocoon strategy).

In caso di pertosse è previsto l’isolamento del malato; in caso di sospetto di malattia devono essere allontanati i soggetti particolarmente suscettibili, in particolare i bambini con età inferiore a 5 anni, fintanto che la profilassi antibiotica non risulti efficace (5 giorni). La profilassi antibiotica con macrolidi (il farmaco di prima scelta è l’eritromicina) è prevista per tutti i contatti stretti, indipendentemente dall’età e dallo stato di vaccinazione, per ridurre il periodo di contagiosità e il rischio di infezione (Centers for Disease Control and Prevention – CDC, 2017). In caso di bambini in età scolare o pre-scolare non coperti da vaccinazione, si raccomanda l’assenza da scuola o dall’asilo per almeno 14 giorni dall’ultima esposizione alla fonte di infezione o per 5 giorni dall’inizio della profilassi antibiotica.


Nota:
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