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SLA

Farmaci e terapie

Quali farmaci per la SLA?

La SLA (sclerosi laterale amiotrofica) è una malattia neurodegenerativa irreversibile, che nella maggior parte dei casi conduce alla morte nel corso di 3-5 anni.

L’unico farmaco approvato per il trattamento della SLA che ha mostrato di rallentare il decorso della patologia è il riluzolo, che limita la liberazione di glutammato nelle sinapsi. È stato, infatti, ipotizzato che l’eccitossicità del glutammato sia una delle cause dei processi neurodegenerativi del motoneurone.
Il riluzolo è assunto per via orale (100 mg al giorno) e il trattamento deve essere iniziato il prima possibile in seguito alla diagnosi di SLA. Diversi studi clinici hanno messo in luce come l’assunzione di questo farmaco aumenti, sebbene solo di qualche mese, il periodo di sopravvivenza del paziente (Miller et al., 2012). Durante il trattamento è importante sottoporsi a controlli periodici della funzionalità epatica, che potrebbe risentire della continuata assunzione del farmaco; altri effetti collaterali frequenti comprendono nausea e dissenteria, sonnolenza.

A maggio 2017, l’Agenzia americana che si occupa di farmaci, la Food and Drug Administration (FDA), ha approvato l’edaravone (specialità medicinale Radicava) come ulteriore opzione di trattamento per i malati di SLA. Si tratta di un farmaco già utilzzato dal 2015 in Giappone per la stessa malattia. Il farmaco è stato approvato in Italia nel giugno 2017 (Determina AIFA n 1224/2017 del 28 giugno 2017 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale, Serie Generale, n 153 del 3 luglio 2017). L’edaravone è somministrato per infusione endovena alla dose di 60 mg al giorno, secondo cicli di trattamento che prevedono 10 giorni su 14 di terapia seguiti da 14 giorni di sospensione (solo per il primo ciclo il farmaco è somministrato per 14 giorni, seguiti da 14 giorni di sospensione). L’edaravone agisce come antiossidante, bloccando la produzione di radicali liberi dell’ossigeno, ritenuti responsabili dei danni alle cellule del sistema nervoso. L’approvazione del farmaco si basa su uno studio clinico randomizzato, in doppio cieco, placebo controllato condotto in Giappone su 137 pazienti, della durata di 6 mesi. Al termine del trial clinico, i pazienti in terapia con edaravone avevano evidenziato un minor declino delle attività quotidiane valutate tramile la “ALSFRS-R scale” (p=0,0013) (Food and Drug Administration – FDA, 2017). Sulla stessa linea il risultato osservato in un altro trial (206 pazienti arruolati), ma in questo caso la differenza di punteggio relativo alla scala ALSFRS-R fra edaravone e placebo non ha raggiunto la significatività statistica (p=0,411) (Abe et al., 2014). L’edaravone può indurre reazioni allergiche per la presenza di sodio bisolfito. L’effetto collaterale più frequente è stato la difficoltà di deambulazione.

Altre sostanze la cui assunzione potrebbe aiutare a rallentare il decorso della malattia sono:

La vitamina C aiuta a purificare l’organismo dai radicali liberi dell’ossigeno, che sembrano avere un ruolo nella generazione dello stress ossidativo alla base della SLA. L’integrazione di minerali quali calcio e magnesio, invece, è utile per contrastare l’esposizione ai metalli pesanti, un altro fattore che contribuisce all’insorgenza della malattia. Le vitamine B ed E e la creatina sono importanti per preservare le funzioni muscolari.

I farmaci approvati in Italia per il trattamento della SLA sono (in corsivo sono riportate le specialità medicinali):

Terapie sintomatiche
Non è possibile contrastare la neurodegenerazione, ma esistono trattamenti diversi che hanno il fine di alleviare i sintomi e rendere in generale più semplice la coesistenza con la patologia.

Tutti i pazienti di SLA sono sottoposti periodicamente al test spirometrico di valutazione della funzionalità respiratoria. Inoltre possono essere condotti l’emogasanalisi arteriosa e l’analisi della saturometria notturna. Sono stati fissati dei criteri che, valutando i parametri respiratori rilevati, stabiliscono quando intervenire con i supporti alla respirazione. In genere viene proposto di intervenire con la ventilazione meccanica non invasiva (NIV), che permette di diminuire lo sforzo necessario per respirare, migliora il sonno e aumenta l’ossigenazione, migliorando la concentrazione. In alcuni casi più gravi si rende necessario procedere con la tracheostomia, molto invasiva (Gordon, 2013).  

Oltre alla funzionalità respiratoria bisogna controllare che la persona affetta da SLA riesca a mantenere un adeguato regime di nutrizione e idratazione. Per superare il problema della disfagia viene modificata la consistenza degli alimenti, rendendoli più liquidi, e spesso si prescrivono integratori ad alto contenuto calorico, per sopperire alla diminuita alimentazione.
Se il paziente non riesce più a nutrirsi è possibile intervenire con una gastrostomia, un intervento chirurgico finalizzato creare un collegamento con lo stomaco dall’esterno (Gordon, 2013).

L’ipersalivazione, o scialorrea, è presente in molti dei malati di SLA. Per limitare questo fenomeno è consigliata l’assunzione orale di anticolinergici: amitriptilina o atropina. Alternativamente si può procedere con l’iniezione di tossina botulinica nelle ghiandole salivari sottomandibolari o con radioterapia a basse dosi delle ghiandole (Miller et al., 2009). L’amitriptilina può essere prescritta anche per contrastare la depressione e allo stesso modo gli antidepressivi SSRI inibitori della ricaptazione della serotonina.
Se affetto da paralisi pseudobulbare, il paziente può incorrere in episodi di pianto o riso incontrollati. Assumere una combinazione di destrometorfano e chinidina può aiutare a ridurre questo fenomeno (Brooks et al., 2004).
Per moderare i crampi muscolari può essere assunto chinino, ma in generale è utile fare esercizio fisico che aiuta a ridurre anche la spasticità (Drory et al., 2001).

Farmaci in sperimentazione
Le cause molecolari, e con esse i possibili aspetti sul piano terapeutico, della SLA sono oggetto di studi approfonditi.
Una delle maggiori aree di ricerca si concentra su fattori neurotrofici (molecole che supportano la crescita e l’ attività neurale), come IGF-1 (fattore di crescita dell’insulina - 1), GDNF (fattore neurotrofico derivato dalle cellule gliali), VEGF (fattore di crescita dell’endotelio vascolare) e colivelina, che hanno mostrato ritardare l’insorgenza della SLA e migliorare i sintomi comportamentali in studi condotti sui topi (Ciesler, Sari, 2013).
 
Altri farmaci in studio sono (Yacila, Sari, 2014):

Una terapia promettente potrebbe essere quella con le cellule staminali, potenzialmente in grado di generare motoneuroni e di ristabilire le giunzioni neuro-muscolari.
Anche l’immunoterapia è in corso di sperimentazione, in particolare con anticorpi che vadano a colpire le forme mutate pro-aggreganti dell’enzima SOD1 (superossidodismutasi rame/zinco).