Si definisce salmonellosi un’infezione a carico del sistema digerente (in particolare il tratto intestinale) da parte di un batterio del genere Salmonella, spesso ingerito attraverso alimenti contaminati. (leggi)
La salmonellosi è causata da un’infezione da parte di un batterio gram negativo del genere Salmonella. (leggi)
La salmonellosi colpisce l’intestino, causando problemi gastroenterici: diarrea, mal di pancia e crampi addominali, nausea, vomito e febbre. (leggi)
La diagnosi di salmonellosi richiede che sia individuata la presenza di batteri del genere Salmonella nel paziente. (leggi)
Sebbene la salmonellosi sia causata da un batterio, il trattamento con antibiotici non è consigliato, se non in alcuni casi gravi. (leggi)
Non esiste un vaccino per la salmonellosi, ma per prevenire il contatto con la salmonella è raccomandato di seguire una serie di norme igienico-sanitarie, soprattutto per quanto riguarda la gestione e la preparazione degli alimenti. (leggi)
Se ritieni di avere i sintomi della salmonellosi, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata la salmonellosi, parlane con il tuo medico di fiducia. (leggi)
Le medicine non convenzionali tendono ad avere un approccio olistico nei confronti della malattia, tendono cioè a considerare “il malato“ nella sua complessità di individuo, al di là del singolo organo malato. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata alla salmonellosi sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Che cos'è la Salmonellosi?
Si definisce salmonellosi un’infezione a carico del sistema digerente (in particolare il tratto intestinale) da parte di un batterio del genere Salmonella, spesso ingerito attraverso alimenti contaminati. L’infezione da salmonella può essere di tipo tifoideo (tifo e paratifo) o non tifoideo; l’infezione tifoidea è caratterizzata da una morbidità più elevata, mentre quella non tifoidea manifesta sintomi prevalentemente gastroenterici. In genere con il termine salmonellosi si indicano le infezioni di tipo non tifoideo.
In Italia vi è l’obbligo di notifica per i casi di salmonellosi e ogni anno sono numerosi i sierotipi di Salmonella segnalati: i prevalenti sono S. enteridis e S. typhimurium (Epicentro, 2015).
Perché la salmonellosi si sviluppi è necessaria l’ingestione di una quantità di batteri dell’ordine di grandezza almeno del milione. Il decorso della patologia dipende dal sierotipo contratto (ne esistono più di 2000), dal numero di microrganismi ingeriti e dalla suscettibilità del paziente all’infezione.
La manifestazione sintomatica è, pertanto, molto variabile, ma la gastroenterite rappresenta il sintomo più comune. Di solito si osserva l’insorgenza improvvisa di dolori addominali, nausea, vomito, diarrea, febbre. I sintomi compaiono dopo un periodo di 4-72 ore di incubazione e, nella maggioranza dei casi, si risolvono nel giro di qualche giorno.
Tuttavia la salmonellosi può divenire pericolosa, nel momento in cui l’infezione raggiunge il circolo sanguigno (avviene in circa il 6% dei pazienti) sfociando in batteriemia e a volte causando meningiti o infezioni a ossa o articolazioni. Ciò accade con maggiore probabilità in caso di pazienti sieropositivi per il virus HIV (virus dell’immunodeficienza umana) o nei bambini (EpiCentro, 2015).
In seguito all’infezione la salmonella è escreta e si ritrova nelle feci del paziente per le cinque settimane successive, o per un periodo più lungo (circa 7 settimane) quando si tratta di pazienti in età pediatrica (Buchwald, Blaser, 1984).
Secondo le stime l’incidenza della salmonellosi non tifoidea supera i 90 milioni di casi all’anno nel mondo, causando circa 150 000 morti. Il 57% dei casi si registra in Africa (Majowicz et al., 2010).
Nelle aree più industrializzate la trasmissione dell’infezione avviene prevalentemente attraverso il contatto con prodotti alimentari in commercio che sono stati contaminati da feci animali infette (Crump et al., 2015).
Le condizioni che indeboliscono la barriera gastrica, come intervento chirurgico allo stomaco, anemia perniciosa (caratterizzata da atrofia delle ghiandole della mucosa gastrica), assunzione di farmaci antiacidi, antagonisti del recettore H2 o inibitori della pompa, rappresentano un fattore di rischio per la salmonellosi, perché conferiscono maggiore suscettibilità all’infezione. L’acidità gastrica, infatti, è in grado di neutralizzare i microrganismi patogeni, impedendo che raggiungano l’intestino.
Inoltre risultano più esposti al rischio di salmonellosi i bambini e gli anziani, rispetto agli adulti, e le persone sieropositive per il virus HIV (virus dell’immunodeficienza umana), i pazienti sottoposti a terapie immunosoppressive (soprattutto corticosteroidi) o i pazienti diabetici (Hohmann, 2001; Crump et al., 2015).