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Toxoplasmosi

Avvertenze

Cosa chiedere al medico e al farmacista sulla Toxoplasmosi?

Se ritieni di avere i sintomi della toxoplasmosi, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata la toxoplasmosi, parlane con il tuo medico di fiducia.

Ecco alcune domande che potresti porre.

La toxoplasmosi è una malattia causata da un parassita, il toxoplasma gondii, che si contrae con il consumo di alimenti infetti (carni crude o poco cotte, molluschi, frutta e verdura non lavata o lavata male) o tramite il contatto con feci di gatto infetto o materiale venuto a sua volta a contatto con feci di gatto infetto.

La toxoplasmosi riconosce una fase acuta e una fase cronica, latente, asintomatica. In seguito alla risposta immunitaria, infatti, il parassita non viene eliminato dall’organismo, ma forma delle cisti tissutali (sistema nervoso, muscolo scheletrico, cuore), in cui assume una forma vegetativa “dormiente”. In caso di deficit del sistema immunitario, il parassita presente nelle cisti tissutali può riattivarsi e causare una re-infezione dell’organismo.

L’infezione da T.gondii conferisce immunità permanente, non è possibile contrarre una seconda volta la toxoplasmosi, a meno che non si tratti di una riattivazione del parassita latente nelle cisti tissutali.

L’infezione da T. gondi decorre nella maggior parte delle persone con sistema immunitario efficiente senza sintomi: nel 10-20% delle persone possono comparire sintomi lievi e aspecifici quali febbre, malessere, stanchezza, ingrossamento dei linfonodi cervicali, sudorazione notturna. Nelle persone con deficit del sistema immunitario, la toxoplasmosi si manifesta con un quadro clinico molto più grave, a carico soprattutto del sistema nervoso, occhio, orecchio, polmoni, cuore.

La toxoplasmosi può essere pericolosa per il normale sviluppo fetale se contratta in gravidanza. Se l’infezione viene trasmessa dalla madre al feto (toxoplasmosi congenita) nel primo trimestre di gravidanza, può causare aborto o malformazioni fetali. Il rischio di trasmissione aumenta con il procedere della gravidanza, ma diminuisce la gravità degli effetti sul feto. La maggior parte dei bambini che nasce con toxoplasmosi congenita è asintomatica, ma questo non esclude manifestazioni tardive della malattia, come ad esempio la corioretinite (necessità di terapia e monitoraggio).

La diagnosi di toxoplasmosi si basa sulla ricerca degli anticorpi specifici appartenenti alla classi delle IgM e IgG. A questi test sierologici, nelle donne in gravidanza, si possono aggiungere il dosaggio delle IgA e il test di avidità delle IgG per meglio “datare” l’infezione e consentire di definire un profilo di rischio per il feto.

La terapia farmacologica per la toxoplasmosi acuta è indicata nei pazienti con sintomi clinici importanti, nei pazienti immunodepressi e nelle donne in gravidanza. Il gold standard della terapia è rappresentato dall’associazione pirimetamina/sulfadiazina somministrata per via orale a cui deve essere aggiunto, per tutta la durata del trattamento, l’acido folinico per contrastare gli effetti mielosoppressivi della pirimetamina (antagonista dell’acido folico).

Poiché l’associazione pirimetamina/sulfadiazina è controindicata nel primo trimestre di gravidanza, nella donna che ha contratto l’infezione da T. gondii in gravidanza si somministra spiramicina. La terapia farmacologica è finalizzata, in questo caso, a ridurre il rischio di trasmissione materno-fetale (trasmissione transplacentare). Se il feto viene contagiato, a partire dal secondo trimestre di gravidanza si somministra la pirimetamina associata a sulfadiazina e acido folinico. La terapia deve essere poi continuata nel neonato almeno fino all’anno di età.


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