Il doxazosin è indicato nel trattamento dell’ipertensione arteriosa. (leggi)
Riportiamo di seguito la posologia del doxazosin nelle diverse indicazioni terapeutiche. (leggi)
Il doxazosin è controindicato nei pazienti con ipersensibilità verso le chinazoline (il doxazosin è un derivato della chinazolina) (leggi)
Il doxazosin può causare abbassamento della pressione arteriosa quando si passa dalla posizione sdraiata o seduta alla posizione eretta (ipotensione ortostatica). (leggi)
Gli inibitori alfa1 adrenergici, incluso il doxazosin, interagiscono con l’alcol favorendo la comparsa di ipotensione ortostatica. (leggi)
A livello cardiovascolare il doxazosin può causare ipotensione, ipotensione ortostatica, palpitazioni, tachicardia. (leggi)
In caso di sovradosaggio il trattamento è sintomatico. (leggi)
Il doxazosin è un farmaco che agisce su un particolare recettore di membrana, il recettore alfa1 adrenergico post-sinaptico, inibendolo (antagonista competitivo del recettore adrenergico alfa1). (leggi)
Dopo somministrazione orale il doxazosin è rapidamente assorbito nel tratto gastrointestinale. (leggi)
La formula bruta di doxazosin è C23H25N5O5 (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata a doxazosin sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Doxazosin è prescrivibile nelle specialità commerciali Benur, Cardura, Chiaridoxina, Dedralen, Dilur, Doxafin, Doxazosin, Doxazosina, Doxazosina Pensa, Kimura, Lenaxolan, Noradox, Normothen, Quorum, Saidox. (leggi)
Il doxazosin è un farmaco utilizzato come antipertensivo e nel trattamento dei sintomi urologici associati all’ipertrofia prostatica benigna.
Secondo le line guida formulate nel 2013 dalla Società Europea dell’Ipertensione Arteriosa (ESH) e della Società Europea di Cardiologia (ESC) per il trattamento dell’ipertensione arteriosa nei pazienti adulti, il doxazosin è indicato come farmaco non di prima linea, da utilizzare preferibilmente in terapia combinata, soprattutto nelle forme di ipertensione resistente. Come antipertensivo la dose abituale di doxazosin è pari a 2-4 mg/die. La terapia inizia con la dose più bassa (1 mg/die) da aumentare progressivamente fino ad individuare la dose minima efficace. La dose massima è pari a 16 mg/die. In caso di interruzione della terapia per qualche giorno, il trattamento deve essere ripreso iniziando di nuovo con la dose più bassa di doxazosin (1 mg/die).
Nel trattamento dell’ipertrofia prostatica, il raggiungimento della dose ottimale (controllo dei sintomi) segue il percorso già descritto per individuare la dose antipertensiva. Si inizia con la dose più bassa (1 mg/die) e, per aggiustamenti progressivi, si arriva a individuare la dose minima efficace. In ambuto urologico, la dose massima giornaliera di doxazosin non deve superare gli 8 mg/die. Negli Stati Uniti è disponibile anche una formulazione di doxazosin a rilascio modificato ( 4 o 8 mg/die).
Il doxazosin è escreto principalmente per via fecale. Questo fa si che la somministrazione del farmaco in pazienti con insufficienza epatica richieda cautela perchè potrebbe verificarsi un aumento della sua esposizione sistemica con il rischio di una maggiore incidenza di effetti collaterali e di tossicità. Nei pazienti con grave insufficienza epatica il farmaco non è raccomandato.
Il doxazosin è controindicato nei pazienti con ipersensibilità alle chinazoline (il doxazosin è un derivato chinazolinico); pazienti che hanno sofferto o soffrono di ipotensione ortostatica (il farmaco può peggiorare questo sintomo); pazienti con iperplasia prostatica benigna e congestione delle vie aeree superiori, infezione cronica delle vie urinarie o calcoli alla vescica; in monoterapia in caso di incontinenza urinaria da rigurgito o anuria (assenza di emissione di urina); durante allattamento.
L’ipotensione ortostatica rappresenta uno degli effetti collaterali più frequenti associati al doxazosin. Si tratta di un calo di pressione che si verifica quando si passa dalla posizione sdraiata o seduta alla posizione eretta. Il rischio di ipotensione ortostatica è maggiore all’inizio della terapia farmacologica con doxazosin e può essere accentuato dalla co-somministrazione con inibitori della fosfodiesterasi 5 (che devono pertanto essere somministrati quando il pazienti presenta condizioni pressorie stabili).
Un altro aspetto da tenere presente, e legato agli effetti vasodilatanti del doxazosin, è il rischio di un peggioramento di alcune patologie cardiache quali insufficienza cardiaca ad alta gittata, insufficienza cardiaca destra per embolia polmonare o effusione pericardica (versamento di sangue nello spazio tra le membrane che avvolgono il cuore), insufficienza cardiaca sinistra per ridotta pressione di riempimento, edema polmonare da stenosi dell’aorta o della valvola mitralica.
Il doxazosin è stato inoltre associato alla sindrome dell’iride a bandiera. Si tratta di una complicanza che può verificarsi durante l’intervento chirurgico di cataratta eseguito con la tecnica di facoemulsificazione. Sebbene i casi riportati in letteratura siano per lo più associati ad un altro inibitore alfa1 adrenergico, il tamsulosin, ciò non di meno, un numero limitato di casi è stato segnalato anche con doxazosin.
Il doxazosin può provocare priapismo, ovvero erezione prolungata. Se il pripaismo non viene trattato tempestivamente può provocare lesioni permanenti.
Ma qual è il meccanismo dìazione del doxazosin?
Il doxazosin è un farmaco che agisce su un particolare recettore di membrana, il recettore alfa1 adrenergico post-sinaptico, inibendolo (antagonista competitivo del recettore adrenergico alfa1).
A livello circolatorio, i recettori alfa1 adrenergici sono presenti sui piccoli vasi, la loro inibizione provoca il rilasciamento della muscolatuta liscia vasale con conseguente riduzione delle resistenze vascolari periferiche ed effetto ipotensivo.
I recettori alfa1 adrenergici sono presenti anche sulla vescica (capsula e collo) e sulla prostata (stroma muscolare). Il blocco di questi recettori provocato dal doxazosin induce rilassamento muscolare che favorisce lo svuotamento della vescica e attenua i sintomi urologici quali ritenzione urinaria, aumento della frequenza della minzione, urgenza della minzione, incontinenza occasionale, bisogno di urinare nelle ore notturne.
A differenza dei farmaci alfa bloccanti non selettivi, la somministrazione continuata di doxazosin non è stata associata ad un effetto di tolleranza.
Il doxazosin ha inoltre evidenziato un effetto positivo sul profilo lipido plasmatico: ha migliorato il rapporto colesterolo-HDL/colesterolo totale, ha ridotto i trigliceridi e aumento la sensibilità all’insulina nei pazienti diabetici.
Dopo somministrazione orale, il doxazosin viene rapidamente assorbito nel tratto gastrointestinale (tempo di picco plasmatico: 2-3 ore). La biodisponibilità si attesta sul 65% indicando un effetto di primo passaggio epatico. Il legame con le proteine plasmatiche è elevato, pari al 98-99%. L’emivita è di 22 ore e l’escrezione essenzialmente fecale.
Negli Stati Uniti è disponibile anche una formulazione a rilascio modificato del doxazosin, indicata per il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna. Tale formulazione presenta un profilo farmacocinetico diverso, soprattutto in merito al tempo di picco plasmatico, alla concentrazione plasmatica massima e all’AUC, che consente di evitare la titolazione del dosaggio (dosaggi disponibili: 4 e 8 mg).