Il naprossene è indicato nel trattamento di malattie infiammatorie articolari acute, croniche o degenerative quali artrite reumatoide, artrite reumatoide giovanile, spondilite anchilosante, osteoartrosi. (leggi)
Riportiamo di seguito la posologia del naprossene nelle diverse indicazioni terapeutiche. (leggi)
Il naprossene è controindicato in caso di ipersensibilità. (leggi)
In caso di terapie prolungate con naprossene monitorare funzionalità epatica, renale e crasi ematica (composizione del sangue). (leggi)
L’associazione di ACE inibitori o antagonisti dell’angiotensina II (sartani) con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) può provocare insufficienza renale e aumento dei livelli di potassio nel sangue (iperkaliemia). (leggi)
A livello cardiovascolare il naprossene è stato associato a palpitazioni, tachicardia, insufficienza cardiaca, aumento della pressione arteriosa, edema. (leggi)
In caso di sovradosaggio da naprossene possono manifestarsi sonnolenza, esofagite da reflusso, nausea e vomito. (leggi)
Il naprossene è un farmaco antinfiammatorio non steroideo (FANS) con attività analgesica, antinfiammatoria e antipiretica. (leggi)
Dopo somministrazione orale il naprossene viene rapidamente e completamente assorbito dal tratto gastrointestinale. (leggi)
La formula bruta di naprossene è C14H14O3. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata a naprossene sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Naprossene è prescrivibile nelle specialità commerciali Laser, Naprius, Naprossene, Naprosyn, Napreben, Aleve, Ilmodol Antinfiammatorio Antireumatico, Lasonil Antinfiammatorio e Antireumatico, Naproxene Sodico, Naproxene Sodico HCS, Synflex Forte, Vimovo. (leggi)
Il naprossene (o naproxene) è un farmaco antinfiammatorio non steroideo (FANS) utilizzato nel trattamento di malattie infiammatorie muscoloscheletriche acute, croniche e degenerative quali contusioni, distorsioni, lussazioni, borsiti, tendiniti, mialgie, fibromiositi, osteoartrosi, artrite reumatoide, inclusa artrite reumatoide giovanile, spondilite anchilosante e artrosi dovuta a gotta.
Il naprossene è disponibile anche in formulazioni da banco (prodotti OTC) per il trattamento sintomatico del mal di testa, mal di denti, malattie da raffreddamento e dismenorrea.
La dose orale di naprossene varia da 400-600 mg al giorno quando utilizzato come prodotto di automedicazione fino a dosi di 1 g al giorno nelle malattie articolari croniche o degenerative. Il farmaco può essere utilizzato anche per via topica, sotto forma di pomata, per il trattamento di contusioni, distorsioni, tendiniti o borsiti oppure, sotto forma di lavanda vaginale, per il trattamento di vulviti e cervico vaginiti.
Il naprossene non deve essere somministrato nei pazienti con ipersensibilità al farmaco inclusi i pazienti che hanno manifestato reazioni di ipersensibilità (broncospasmo, orticaria, angioedema) verso altri FANS o verso l’acido acetilsalicilico. L’uso del naprossene è controindicato in pazienti che soffrono di ulcere gastriche e duodenale, di sanguinamento gastrointestinale e di colite ulcerativa; in pazienti con insufficienza cardiaca grave, in pazienti con insufficienza epatica o renale (clearance della creatinina inferiore a 20 ml/min); in gravidanza.
Nei bambini l’uso del naprossene è generalmente controindicato. Il farmaco può essere utilizzato nei bambini con più di 5 anni per il trattamento dell’artrite reumatoide e nei ragazzi con più di 12 (formulazione topica) o 16 anni (formulazione orale) come farmaco di automedicazione.
Il naprossene, come tutti i FANS, possiede tossicità gastrointestinale (rischio di ulcere, perforazione, sanguinamento gastrointestinale), e tossicità renale (per riduzione della perfusione renale). Il suo uso pertanto richiede cautela in tutte quelle condizioni patologiche che possono aumentare il rischio di tossicità intrinseca dell’antinfiammatorio o peggiorare con la somministrazione del farmaco. Per limitare la tossicità gastrica, il naprossene è disponibile in una formulazione combinata con esomeprazolo (specialità medicinale Vimovo). L’esomeprazolo è un inibitore di pompa protonica efficace nel ridurre l’acidità gastrica. L’associazione naprossene più esomeprazolo è risultata più efficace del solo naprossene gastroprotetto nel ridurre la formazione di ulcere gastriche in pazienti a rischio (età superiore ai 50 anni oppure con storia precedente di ulcera duodenale).
Per quanto riguarda l’aumento del rischio trombotico associato all’uso di FANS somministrati ad alto dosaggio e/o per trattamenti prolungati (aumento modesto del rischio di infarto miocardico e ictus, con valori di rischio relativo fra esposti e non esposti ai FANS compresi fra 1.0 e 2.0; da considerare che il rischio relativo per complicanze gastrointestinali da FANS è pari a 4.0), le ultime revisioni della letteratura hanno indicato per il naprossene un rischio più basso rispetto agli altri FANS, che non esclude comunque cautela in caso di somministrazione del naprossene a pazienti con insufficienza cardiaca, malattia arteriosa periferica, malattia cardiaca ischemica, malattia cerebrovascolare o a pazienti con fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione, fumo, ipercolesterolemia, diabete).
Il naprossene è stato associato, raramente, a gravi reazioni cutanee; a broncospasmo in pazienti con asma; a gravi reazioni epatiche (incluso ittero ed epatite). Deve essere somministrato con cautela in pazienti con malattie infiammatorie intestinali per il rischio di complicanze, in caso di coagulopatie perché interferisce con l’aggregazione piastriniche, in pazienti anziani perchè più sensibili agli effetti collaterali dei farmaci antinfiammatori non steroidei.
L’uso abituale del naprossene per il trattamento del mal di testa (in particolare emicrania) può indurre la cronicizzazione della cefalea sia nei pazienti adulti sia nei bambini o ragazzi (il farmaco è utilizzato come alternativa all’ibuprofene nel trattamento dell’emicrania in età evolutiva).
In gravidanza il naprossene, come tutti i FANS, può provocare gastroschisi e malformazioni embrio-fetali a livello cardiaco e renale. Somministrato al termine della gravidanza può ritardare il parto e prolungare il tempo di sanguinamento.
I FANS sono generalmente controindicati in caso di allattamento. Il naprossene è escreto in minima quantità nel latte materno (meno dell’1% della dose somministrata) ed pertanto ritenuto compatibile con l’allattamento al seno dall’associazione americana dei medici pediatri. L’uso prolungato del farmaco non è comunque raccomandato per la lunga emivita e per segnalazioni di emorragia gastrointestinale e vomito.
Il naprossene può dare interazione farmacologica con farmaci antipertensivi (ACE inibitori, antagonisti dell’angiotensina II, beta-bloccanti, calcio-antagonisti), anticoagulanti orali, antiaggreganti piastrinici, antidepressivi inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI), antibiotici chinolonici, ciclosporina, diuretici, corticosteroidi, etanolo, digossina, litio, metotrexato, probenecid e dispositivi intrauterini.
Ma come agisce il naprossene? Il farmaco condivide con i FANS il meccanismo d’azione: inibisce l’enzima cicloossigenasi bloccando la sintesi e il rilascio delle prostaglandine, molecole ubiquitarie nel nostro organismo. Le prostaglandine, sintetizzate a partire dall’acido arachidonico per azione appunto della cicloossigenasi, sono presenti nel sangue e nei tessuti dove svolgono molteplici funzioni, fra cui un ruolo preminente nei processi associati a infiammazione e dolore. Le prostaglandine infatti possono agire come sostanze pro-infiammatorie e sono in grado di aumentare la sensibilità dei recettori da cui origina lo stimolo doloroso.
L’inibizione della sintesi delle prostaglandine da parte del naprossene riduce infiammazione e dolore. Per alcune malattie, come la spondilite anchilosante e l’artrite causata da gotta, i FANS sono considerati farmaci di scelta, in altri casi, come ad esempio per l’artrite reumatoide, sono considerati farmaci adiuvanti.
Dopo somministrazione orale, la concentrazione massima nel sangue di naprossene è raggiunta dopo circa 1-2 ore. Questo tempo (tempo di picco plasmatico) aumenta con naprossene batainato sodico (2-4 ore) e quando il naprossene è combinato con esomeprazolo (3-4 ore). In associazione a sumatriptan, il tempo di picco plasmatico del naprossene ritarda di circa 4 ore rispetto al valore osservato quando il naprossene è somministrato da solo. Lo stato stazionario è raggiunto dopo circa 1 giorno di terapia (concentrazione plasmatica pari a 25-30 mg/ml). Il naprossene si lega diffusamente alle proteine del sangue (99%), permea la placenta e viene escreto nel latte materno in concentrazione inferiore all’1% di quella materna. Il naprossene raggiunge a livello articolare (liquido sinoviale) concentrazioni pari a metà di quelle plasmatiche dopo circa 3-4 ore dalla somministrazione orale. Il farmaco è metabolizzato dagli enzimi citocromiali (CYP2C9 e CYP1A2) ed è escreto per via renale (95% della dose per la maggior parte sotto forma di metaboliti) e in minima parte per via fecale (3% della dose). L’emivita del naprossene è pari a 12-15 ore nel paziente adulto.