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Atropina

Atropina Solfato e altri

Farmacologia - Come agisce Atropina?

L’atropina (dl-iosciamina) è un farmaco anticolinergico; strutturalmente è un alcaloide naturale estratto dalle foglie di alcune Solanacee (Atropa belladonna, Hyoscyamus niger, Datura stramonium). L’azione dell’atropina nei diversi distretti corporei e i suoi effetti collaterali sono una conseguenza della sua azione antimuscarinica ( Martindale, 1996; Goodman e Gilman, 1996).

Sistema nervoso centrale: l’atropina, somministrata a dosi terapeutiche (0,5-2 mg), provoca solo una leggera eccitazione vagale; dosi tossiche causano eccessiva stimolazione (agitazione, irritabilità, disorientamento, allucinazioni, delirio) seguita da depressione (coma, paralisi midollare, morte). L’atropina è in grado di inibire alcuni centri motori che controllano il tono muscolare e i movimenti; grazie a questa sua proprietà è stata utilizzata nel trattamento dei tremori e della rigidità del morbo di parkinson. L’effetto sul sistema nervoso centrale è minore quando l’atropina viene somministrata come sale quaternario che permea poco la barriera ematoencefalica ma determina un forte blocco gangliare.

Occhio: l’atropina blocca le risposte alla stimolazione colinergica del muscolo sfintere dell’iride e del muscolo ciliare; il farmaco è in grado di dilatare la pupilla (midriasi) e di paralizzare l’accomodazione visiva (cicloplegia). Il riflesso pupillare di costrizione alla luce risulta abolito mentre la midriasi indotta provoca fotofobia. Se l’atropina viene somministrata localmente, l’effetto oculare è di considerevole durata e l’accomodazione ritorna normale dopo 7-12 giorni. Se somministrata per via sistemica, ha scarso effetto sulla pressione intraoculare eccetto che in pazienti con glaucoma ad angolo acuto in cui la pressione può aumentare pericolosamente.

Sistema cardiovascolare: dosi terapeutiche di atropina determinano un effetto cronotropo negativo (diminuzione della frequenza) probabilmente dovuto alla stimolazione vagale. Dosi maggiori provocano tachicardia per blocco dell’effetto inibitore vagale sul nodo seno-atriale. L’influenza dell’atropina è più evidente nei soggetti adulti giovani in cui il tono vagale è rilevante; questo effetto viene sfruttato nel prevenire l’arresto cardiaco in seguito a stimolazione elettrica del vago durante un’operazione chirurgica. Riduce inoltre il tempo refrattario del nodo atrio-ventricolare e può aumentare la frequenza ventricolare in pazienti con fibrillazione atriale o flutter. In caso di blocco cardiaco di secondo grado, in cui l’attività vagale è l’agente eziologico, l’atropina può ridurre il grado del blocco. L’atropina produce spesso aritmie cardiache.

Sistema circolatorio: l’atropina utilizzata in monoterapia non determina effetti particolarmente significativi sulla pressione arteriosa e sui vasi in quanto molti distretti vascolari mancano di innervazione colinergica significativa. A dosi elevate, tuttavia, e, occasionalmente, anche a dosi terapeutiche può provocare una vasodilatazione cutanea con meccanismo sconosciuto; si tratta probabilmente di una reazione compensatoria all’ipertermia indotta dal farmaco.

Sistema gastrointestinale: a dosi terapeutiche l’atropina agisce come antispastico inibendo la motilità dello stomaco, del duodeno, del digiuno, dell’ileo e del colon tramite una diminuzione del tono muscolare e della frequenza delle onde peristaltiche e rilasciando gli sfinteri, facilitando il passaggio del chimo attraverso l’intestino. Il farmaco possiede azione antisecretoria inibendo, ad esempio, la secrezione salivare con conseguenti xerostomia e difficoltà di deglutizione, riduce il volume e il contenuto acido delle secrezioni gastriche e la secrezione di mucina e degli enzimi proteolitici.

Apparato respiratorio: l’acetilcolina svolge un ruolo fondamentale nella regolazione del tono bronchiale contraendo la muscolatura dei bronchi e stimolando le secrezioni a livello del naso, bocca, faringe e bronchi. L’atropina è in grado di broncodilatare (favorendo la respirazione) e di inibire le secrezioni (provocando xerostomia e xerodermia delle vie respiratorie). L’atropina impedisce il laringospasmo durante l’anestesia per blocco della salivazione e delle secrezioni del tratto respiratorio. E’ inoltre in grado di antagonizzare almeno parzialmente la broncocostrizione indotta da istamina, bradichinina e PGF2a.

Vie urinarie: l’atropina dilata la pelvi, i calici, gli ureteri e la vescica; riduce il tono delle contrazioni degli ureteri e della vescica.

Vie biliari: il farmaco ha una azione spasmolitica su cistifellea e dotti biliari.

Ghiandole esocrine: inibisce l’attività delle ghiandole sudoripare, conseguentemente la cute diventa calda (ipertermia) e secca.

Meccanismo d’azione: l’atropina è un antagonista dell’aceticolina sui recettori muscarinici variamente localizzati a livello degli organi effettori innervati da fibre postgangliari colinergiche: nella muscolatura liscia priva di innervazione colinergica, nel muscolo cardiaco, nelle cellule esocrine e nei neuroni intramurali. L’antagonismo è di tipo competitivo e come tale l’effetto dell’atropina può essere superato da alte concentrazioni di acetilcolina.
Il sito di legame per l’acetilcolina è localizzato in una tasca recettoriale che presenta un residuo di aspartato, responsabile della formazione del legame ionico con il farmaco antagonista, cioè l’atropina (Caulfield, 1993).
Ad alte dosi la selettività viene persa e l’atropina può bloccare parzialmente anche i recettori nicotinici dei gangli (blocco neuromuscolare) e del sistema nervoso centrale (stimolazione seguita da depressione).

Grazie ai suoi effetti anticolinergici, l’atropina è indicata nel trattamento degli stati spastici del tratto gastrointestinale, dell’ipermobilità intestinale, nella sindrome dell’intestino irritato, della scialorrea e delle coliche biliari. E’ indicata in oculistica, come midriatico e cicloplegico per l’esame refrattivo della retina e del fondo dell’occhio.

Viene inoltre somministrata prima dell’induzione dell’anestesia per inibire l’eccessiva salivazione e le secrezioni del tratto respiratorio (effetti colinergici) e per diminuire il rischio dell’inibizione vagale del cuore.

L’atropina è usata nel trattamento dell’avvelenamento da esteri organofosforici (Afzaal, 1990) e da funghi e in caso di sovradosaggio da parasimpaticomimetici.

In associazione con prometazina (azione sedativa) ed altri atropinici (iosciamina e scopolamina) l’atropina trova impiego come antispastico e sedativo ( Compendium Suisse des Medicamentes, 1994) nel trattamento della tensione nervosa, dei problemi di sonno, dei crampi digestivi e dei problemi intestinali di natura nervosa.

E’ stata inizialmente impiegata nel trattamento del tremore e della rigidità associate al morbo di parkinson; nel trattamento sintomatico di riniti acute, come spasmolitico nell’asma bronchiale; come unguento nel dolore da reumatismi muscolari, da sciatica e da neuralgia.

L’atropina viene utilizzata anche per migliorare l’accuratezza diagnostica nel test di tolleranza all’esercizio in pazienti che non possono raggiungere un adeguato esercizio (Variola, 1997).

In associazione con papaverina e derivati dell’oppio, l’atropina è usata come analgesico spasmolitico nel trattamento dei dolori intensi e degli spasmi intestinali, dei dolori da tumori, delle coliche nefritiche ed epatiche, del dolore postoperatorio dopo fratture ( Compendium Suisse des Medicamentes, 1994).

In associazione con iosciamina, scopolamina (spasmolitico), caffeina (stimolante centrale) e dimenidrinato (controlla l’ipersensibilità del labirinto, attenuando la nausea, il vomito e le vertigini) l’atropina è impiegata nella chinetosi e dopo le operazioni (Compendium Suisse des Medicamentes, 1994).

L’associazione atropina più idromorfone è usata come spasmo-analgesico (Compendium Suisse des Medicamentes, 1994).

L’atropina metonitrato (sale quaternario) è usata in associazione con codeina (inibitore del centro bulbare della tosse) e diprofillina (spasmolitico sulla muscolatura bronchiale) come antitussivo (Compendium Suisse des Medicamentes, 1994).