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Casirivimab / Imdevimab

Ronapreve

Avvertenze - Quali informazioni conoscere prima di usare Casirivimab / Imdevimab?

Reazioni di ipersensibilità: casirivimab e imdevimab possono provocare reazioni di ipersensibilità anche gravi, inclusa l’anafilassi. Se durante la somministrazione dei due anticorpi si manifestano segni o sintomi di ipersensibilità, l’infusione deve essere immediatamente sospesa e deve essere instaurata una terapia adeguata.

Reazioni correlate all’infusione: la somministrazione per via endovenosa di casirivimab/imdevimab può essere associata a reazioni legate all’infusione. Tali reazioni possono comparire durante l’infusione o entro 1-2 ore dalla stessa. Queste reazioni possono comprendere febbre, difficoltà di respirazione, ridotta saturazione dell’ossigeno, brividi, nausea, aritmia, fastidio/dolore al torace, debolezza, confusione mentale, cefalea, broncospasmo, ipo/ipertensione, angioedema, irritazione della gola, eruzione cutanea (incluso orticaria), prurito, dolore muscolare, capogiri, sudorazione. Se si manifesta una qualche reazione all’infusione, l’infusione deve essere interrotta e deve essere instaurata una terapia opportuna.

Gravidanza: non ci sono dati clinici sull’uso di casirivimab/imdevimab in donne in gravidanza. Poiché si tratta di anticorpi umani IgG è possibile che attraversino la barriera placentare: non è noto però se questo possa rappresentare un rischio per il feto. Pertanto l’uso di casirivimab/imdevimab in gravidanza richiede un’attenta valutazione del rapporto benefici/rischi.

Allattamento: non ci sono informazioni disponibili sull’uso clinico di casirivimab/imdevimab in donne che allattano. Casirivimab e imdevimab sono proteine con elevato peso molecolare (>145.000 e circa di 144.000 Dalton rispettivamente) pertanto è probabile che la frazione escreta nel latte materno sia molto piccola. Un ulteriore riduzione della quota potenzialmente assorbibile dal neonato con l’allattamento si verifica con il passaggio lungo il tratto gastrointestinale (digestione delle proteine). Sulla base di queste considerazioni si ritiene che la quota di casirivimab/imdevimab effettivamente assorbibile a livello sistemico dal neonato sia minima (Lactmed, 2021 e 2021a).


Nota:
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