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Eparina

Calciparina e altri

Tossicità - Qual è la tossicità di Eparina?

Sovradosaggio: la conseguenza principale dell’overdose di eparina è rappresentata dall’emorragia.
In tale evenienza, somministrare protamina (proteina basica che si lega all’eparina, acida, formando complessi inattivi) in infusione endovenosa lenta (è inattiva per via intramuscolare o sottocutanea); la dose necessaria dipende dall’entità del sovradosaggio (tenendo conto che 50 mg di protamina neutralizzano 5.000 UI di eparina) e dal tempo trascorso dalla somministrazione dell’anticoagulante (maggiore è il tempo, minore deve essere la dose di protamina perchè l’eparina ha emivita breve).
Nel caso in cui l’eparina sia stata somministrata in infusione continua, la dose di protamina deve essere in grado di neutralizzare le unità dell’anticoagulante infuse nelle ultime 4 ore.
Nel caso in cui l’eparina sia stata iniettata per via sottocutanea, somministrare, ogni 3 ore fino a 4 volte, una dose di protamina in grado di neutralizzare circa un quarto dell’ultima dose di eparina.

Tossicità acuta: l’eparina risulta scarsamente tossica infatti la DL50 (dose letale per il 50% degli animali trattati) nel topo per via endovenosa è piuttosto elevata (2 g/kg).
Dosi massicce in vivo non comportano importanti effetti tossici; in assenza di traumi non si verificano nemmeno sanguinamenti.

Tossicità cronica: la somministrazione subacuta di eparina calcica (dosi massime di 3000 U.I./Kg per via endovenosa per 28 giorni) nel coniglio è stata ben tollerata; la somministrazione cronica (500-1500 U.I./kg per via sottocutanea per 6 mesi) non ha determinato l’insorgenza di segnali di intolleranza nel gruppo di ratti trattato rispetto al gruppo di controllo.

Tossicità riproduttiva: la FDA pone l’eparina in classe C di rischio teratogeno (in questa classe sono compresi i farmaci che negli studi in vivo hanno determinato effetti dannosi nel feto e per i quali non ci sono studi controllati in donne gravide; oppure i farmaci che non sono stati testati nè sull’animale nè sull’uomo. Tali farmaci dovrebbero essere somministrati in gravidanza solo se il beneficio derivante dal loro impiego è maggiore del rischio potenziale per il nascituro).
L’eparina non permea la barriera placentare (Clark et al., 2009) a causa del suo elevato peso molecolare e della sua carica negativa.
In vivo (coniglio) dosi elevate (2.000 U.I./kg per via sottocutanea) non hanno influito negativamente nè sull’andamento della gravidanza nè sulla salute del feto.
La somministrazione dell’anticoagulante a dosi terapeutiche a donne in gravidanza non sembra aumentare significativamente l’incidenza di anomalie congenite, aborti spontanei, neonati nati morti o prematuri.
L’impiego di eparina durante la gravidanza espone tuttavia la madre ad un aumentato rischio di emorragia, di osteoporosi e di piastrinopenia indotta da eparina (Adverse Drug Reaction Bullettin, 2002); il rischio di trombocitopenia ed emorragie è minore con l’impiego delle eparine a basso peso molecolare (Greer, Hunt, 2005).

DL50: dopo somministrazione ev.: 255.100 U.I./kg (topo), 240.000 U.I./kg (ratto); dopo somministrazione ip.: 338.600 U.I./kg (topo), 264.200 U.I./kg ip. (ratto).