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Flurbiprofene

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Tossicità - Qual è la tossicità di Flurbiprofene?

Sovradosaggio: la somministrazione, soprattutto per via sistemica, di dosi di FANS più alte di quelle raccomandate provoca in genere tossicità gastrica: nausea, vomito, dolore epigastrico e più raramente diarrea ed emorragia gastrointestinale. In caso di intossicazione grave possono comparite tossicità epatica, renale e a carico del sistema nervoso centrale. Sintomi neurologici da sovradosaggio possono comprendere difficoltà nel coordinamento motorio (atassia), sonnolenza, vertigini, cefalea, movimenti involontari degli occhi (nistagmo), convulsioni, meningite asettica, coma (Auriel et al., 2014). Si può verificare anche esacerbazione dell’asma in pazienti che soffrono di questa malattia.
Il rischio di tossicità da sovradosaggio con l’uso di preparati topici di FANS è minore per la dose ridotta di farmaco somministrata.
Il trattamento dell’intossicazione acuta è sintomatico, finalizzato cioè ad attenuare o risolvere i sintomi, mantenere aperte le vie aeree e riportare nel range di normalità i segni vitali (temperatura corporea, pressione arteriosa, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, livelli di ossigeno nel sangue, stato di coscienza). Se indicato, può essere utilizzato il carbone attivo per ridurre l’assorbimento gastrointestinale di farmaco, diazepam o lorazepam in caso di convulsioni, broncodilatatori in caso di asma.

Tossicità subacuta: la somministrazione orale di flurbiprofene nel ratto (3 mg/kg/die) e nel cane (0,025 mg/kg/die), rispettivamente per 34 e 30 giorni, non è stata associata a tossicità.

Tossicità cronica: la somministrazione orale di flurbiprofene nel ratto (2 mg/kg/die) e nel cane (0,05 mg/kg/die) per sei mesi non ha provocato effetti tossici. L’applicazione di cerotti transdermici con concentrazioni superiori di 4 volte a quella utilizzata nell’uomo non ha dato segni o sintomi di tossicità locale o sistemica nel coniglio e nella cavia.

Tossicità riproduttiva: negli animali, la somministrazione di farmaci inibitori della sintesi delle prostaglandine, come gli antinfiammatori non steroidei (FANS), è associata ad aumento della perdita pre e post-impianto e a tossicità embriofetale (malformazioni cardiovascolari e mortalità). La somministrazione di questo tipo di farmaci nelle fasi iniziali di una gravidanza, nella donna, piò aumentare il rischio di malformazioni cardiache (da meno dell’1% all’1,5%) e di gastroschisi (malformazione della parete addominale). La somministrazione durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza può comportare chiusura prematura del dotto arterioso, ipertensione polmonare, insufficienza renale con oligoidroamnios. Al termine della gravidanza, gli inibitori della sintesi di prostaglandine possono causare inibizione delle contrazioni uterine (con conseguente ritardo o prolungamento del travaglio) e prolungamento del tempo di sanguinamento (il flurbiprofene è controindicato nel terzo trimestre di gravidanza).
Il flurbiprofene è presente in quantità molto limitata nel latte materno dopo somministrazione orale. L’analisi del latte materno in 10 donne che avevano assunto una singola dose di flurbiprofene orale (100 mg), ha rivelato livelli di farmaco non rilevabili (< 70 mcg/L) nella metà delle donne. Nell’altra metà, il picco medio di concentrazione di flurbiprofene è risultato di 92 mcg/L dopo 3 ore dall’assunzione. In nessuna delle donne, il flurbiprofene era rilevabile nel latte materno dopo 24 ore dall’assunzione. Sulla base di questi dati la dose massima di flurbiprofene assunta dal neonato, allattato esclusivamente al seno, è risultata paria 2,2 mcg/kg (corrispondente a allo 0,1% della dose assunta dalla madre aggiustata per il peso) (Toxnet, 2018; Cox, Forbes, 1987). In 22 donne, trattate con flurbiprofene (50 mg tre volte al giorno) per tre giorni, ha portato a livelli di farmaco rilevabili nel latte materno (> 50 mcg/L) solo in tre pazienti. La dose massima assunta di farmaco nei bambini è risultata inferiore allo 0,5% della dose materna aggiustata per il peso (Toxnet, 2018; Smith et al., 1989).

DL50: dopo somministrazione orale pari a 750 mg/kg (topo); 600 mg/kg (ratto).