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Nebivololo

Lobivon, Nebilox e altri

Avvertenze - Quali informazioni conoscere prima di usare Nebivololo?

Insufficienza cardiaca congestizia: il nebivololo non è raccomandato nei pazienti con insufficienza cardiaca non trattata o con malattia non stabilizzata.

Cardiopatia ischemica: la terapia con beta bloccanti deve essere sospesa gradualmente (1-2 settimane) nei pazienti con cardiopatia ischemica. Se indicato, può essere somministrato contemporaneamente un trattamento per evitare un'esacerbazione dell'angina pectoris.

Angina di Prinzmetal: i beta bloccanti possono aumentare il numero e la durata degli attacchi di angina (per vaso costrizione coronarica dovuta alla stimolazione alfa adrenergica non contrastata).

Bradicardia: in caso di sintomi riconducibili a bradicardia e/o frequenza cardiaca inferiore a 50-55 battiti/minuto ridurre la dose di nebivololo.

Vasculopatie periferiche, sindrome di Raynaud, claudicatio intermittens: il nebivololo potrebbe peggiorare i sintomi connessi con queste patologie.

Blocco atrioventricolare: la somministrazione di nebivololo in pazienti con blocco atrioventricolare di primo grado richiede cautela per l'azione negativa del farmaco sul tempo di conduzione (bradicardia). Il nebivololo è controindicato in caso di blocco atriovetricolare di secondo e terzo grado.

Diabete: il nebivololo è risultato influenzare glicemia e profilo dei lipidi plasmatici. Poiché il farmaco però può mascherare i sintomi di ipoglicemia (tachicardia, palpitazioni) deve essere somministrato con cautela in questa classe di pazienti.

Ipertiroidismo: i beta bloccanti possono mascherare i sintomi di tachicardia causati dall'ipertiroidismo. La sospensione improvvisa del trattamento beta bloccante può indurre uno stato di crisi.

Bpco, asma: negli studi clinici il nebivololo è risultato clinicamente ben tollerato in termini di esiti respiratori in pazienti con bpco (Dal Negro, 2009). In uno studio clinico condotto su 12 pazienti con asma lieve, la somministrazione di una dose singola di nebivololo ha determinato una riduzione statisticamente significativa (vs placebo) del volume massimo di aria espulsa in 1 secondo (FEV1), simile a quella ottenuta con celiprololo, beta bloccante di terza generazione caratterizzato da attività agonista sui recettori beta2 (differenza massima media osservata per FEV1: -0,272 L vs -0,193 L vs -0,0001 L, rispettivamente con nebivololo, celiprololo e placebo) (Cazzola et al., 2000).

Anestesia: in caso di impiego di anestetici generali che riducono la forza di contrazione del cuore, i beta bloccanti possono indurre ipotensione protratta e impedire una ripresa normale del ritmo cardiaco. Può essere necessario interrompere la terapia con il beta bloccante 24 ore prima dell'intervento chirurgico.

Calcio antagonisti non diidropiridinici (verapamil, diltiazem), antiaritmici di classe I, antipertensivi ad azione centrale: l'associazione del nebivololo con questi farmaci non è raccomandata.

Gravidanza: sulla base dei dati disponibili, il profilo di rischio del nebivololo in gravidanza è considerato analogo a quello degli altri farmaci beta bloccanti (ipotensione, bradicardia, ipoglicemia). L'assunzione del farmaco negli ultimi mesi di gravidanza è stata associata (case report) a comparsa di ipoglicemia (i beta bloccanti aumentano i livelli di insulina e riducono quelli di glucagone nel feto), policitemia (per una possibile riduzione della perfusione placentare indotta dal nebivlolo) e iponatremia (come possibile conseguenza di un aumento della viscosità del sangue dovuta alla policitemia) (Sullo et al., 2015). In uno studio clinico che ha preso in considerazione un gruppo di donne con ipertensione arteriosa, la somministrazione di nebivololo in gravidanza e durante il travaglio è risultato associato a normalizzazione dell'andamento e durata del travaglio, ad una minor perdita di sangue durante il travaglio stesso e ad una minor incidenza di basso peso alla nascita del bambino (Humenna et al., 2019).

Allattamento: non sono disponibili informazioni sull'uso del nebivololo durante l'allattamento. L'escrezione dei farmaci betabloccanti nel latte materno dipende dal legame alle proteine plasmatiche: sono escreti più facilmente i farmaci con un basso legame alle sieroproteine (Riant et al., 1986). Poiché il nebivololo ha un elevato legame alle proteine plasmatiche (98%) e un'emivita relativamente lunga, il rischio di un accumulo nel neonato è moderato (Lactmed, 2018).

Lattosio: la presenza di lattosio come eccipiente controindica la specialità medicinale in caso di problemi ereditari di intolleranza al galattosio, di deficit della lattasi (enzima che scinde il lattosio in galattosio e glucosio) e di malassorbimento glucosio-galattosio.


Nota:
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In particolare I&B autorizza e predispone la pubblicazione dei contenuti di questa sezione "Avvertenze", con licenza GFDL e CC-BY_SA, sulla pagina dell'enciclopedia libera alla Voce "Nebivololo".