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Nebivololo

Lobivon, Nebilox e altri

Farmacologia - Come agisce Nebivololo?

Il nebivololo è un farmaco cardiovascolare appartenente alla classe dei beta-bloccanti selettivi di terza generazione.

Inizialmente usato come antipertensivo, è stato poi approvato anche per la terapia dello scompenso cardiaco cronico, stabile, di grado lieve-moderato nelle persone anziane (età =/> 70 anni).

Il nebivololo è un racemo di due enantiomeri, d-nebivololo e l-nebivololo. Il d-nebivololo è responsabile dell'azione beta bloccante sui recettori adrenergici beta1, mentre l'enantiomero l-nebivololo è responsabile dell'effetto di vasodilatazione: la miscela racemica comunque appare avere un effetto antipertensivo maggiore di quella dei singoli enantiomeri (Weber, 2005).

Il nebivololo è altamente beta1-selettivo a dosi =/<10 mg al giorno, con un'affinità circa 320 volte maggiore per i recettori adrenergici beta 1 rispetto ai beta 2 nelle cellule del miocardio umano. Agisce inoltre aumentando l'ossido nitrico (NO) derivato dall'endotelio tramite effetto stimolante sull'ossido nitrico sintasi endoteliale (eNOS), mediato dall'agonismo beta 3.

L'azione vasodilatante mediata dall'ossido nitrico distingue i beta bloccanti di terza generazione da quelli di seconda generazione come metoprololo, atenololo e bisoprololo, la cui azione beta 1 selettiva è dose dipendente (a dosi elevate bloccano anche il recettore beta 2). Esistono poi i beta bloccanti di prima generazione, ovvero quelli non selettivi, come il propranololo e il timololo, che mostrano la stessa affinità verso i recettori adrenergici beta 1 e beta 2.

Il profilo farmacologico distinto del nebivololo è associato a una serie di effetti emodinamicamente rilevanti (Fongemie, Felix-Getzik, 2015):
a) il blocco del recettore adrenergico beta 1 sul cuore previene l'aumento della frequenza cardiaca (che si osserva per esempio con i beta bloccanti come l'atenololo) sia a riposo che durante l'esercizio fisico, riduce la contrattilità miocardica e la pressione sanguigna sistolica e diastolica;
b) la vasodilatazione mediata dal rilascio di ossido nitrico interessa sia i vasi del circolo venoso che quelli del circolo arterioso e contribuisce quindi a ridurre il precarico (volume di riempimento ventricolare in telediastole) sia il postcarico (resistenza che il ventricolo deve superare per espellere il sangue). L'azione vasodilatante pertanto si traduce in una diminuzione della resistenza vascolare periferica, in un aumento della gittata sistolica, (quantità di sangue pompata dal ventricolo ad ogni contrazione del cuore) e della frazione di eiezione (rapporto tra gittata sistolica e volume ventricolare sinistro al termine della fase di riempimento) e nel mantenimento della gittata cardiaca, ovvero la quantità di sangue pompata dal cuore in un minuto;
c) la vasodilatazione e il ridotto stress ossidativo associato al farmaco si ritiene contribuiscano agli effetti neutri e/o benefici del nebivololo sul glucosio e il profilo dei lipidi plasmatici.

Come antipertensivo, il nebivololo è risultato efficace quanto altri beta bloccanti (atenololo e bisoprololo), ACE-inibitori (lisinopril e enalapril), bloccanti il recettore dell'angiotensina (telmisartan) e i calcio antagonisti nifedipina e amlodipina (Cheng, 2009).

Nell'insufficienza cardiaca, il nebivololo è risultato superiore al placebo nel ridurre la mortalità per tutte le cause o l'ospedalizzazione per cause cardiovascolari (riduzione del 14%). Lo studio di riferimento è lo studio SENIORS (Study of the effect of Nebivolol Intervention on Outcomes and Rehospitalisation in Seniors with Heart Failure) che ha valutato la somministrazione del nebivololo in pazienti anziani (pazienti arruolati nel gruppo trattato: 1067 ed età media: 76 anni) indipendentemente dalla frazione di eiezione (frazione di eiezione media: 36%, con il 35% dei pazienti con valori > 36%). Nello studio, l'esito clinico principale, mortalità per tutte le cause o ospedalizzazione per cause cardiovascolari, è stato osservato nel 31,1% dei pazienti nel gruppo trattato con il farmaco e nel 35,3% nel gruppo placebo (RR=0,86; IC 95% 0,74-0,99; p=0,039). I benefici del nebivololo sono risultati evidenti dopo 6 mesi di terapia (la maggior parte dei pazienti è stata trattata con 10 mg/die di farmaco) (Flather et al., 2005). In un'analisi successiva dello studio è emerso inoltre come l'effetto del nebivololo sull'esito clinico principale sia risultato simile tra pazienti con frazione di eiezione compromessa (=/> 35%) o preservata (> 35%) e indipendentemente dai valori pressori sistolici al basale (prima di iniziare lo studio clinico) (Montero-Perez-Barquero et al., 2014; van Veldhuisen et al., 2009).