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Oxicodone

Targin, Oxycontin, Depalgos

Tossicità - Qual è la tossicità di Oxicodone?

Sovradosaggio: in caso di sovradosaggio da oxicodone può insorgere depressione respiratoria. Altri sintomi comprendono: miosi, sonnolenza, sedazione, ipotonia, riduzione della frequenza cardiaca, ipotensione. In caso di intossicazioni gravi possono comparire coma, accumulo di liquidi nei polmoni e colasso cardiocircolatorio.
Il trattamento prevede la normalizzazione dei parametri vitali: temperatura corporea, pulsazioni, frequenza respiratoria, pressione arteriosa, ossigenazione del sangue, livello di coscienza. Se necessario può essere somministrato un farmaco antagonista degli oppioidi come il naloxone, per iniezione o infusione endovena a seconda della gravità del quadro clinico. Il naloxone è controindicato in caso di depressione respiratoria o circolatoria significative dovute all’oppioide e in caso di dipendenza da oxicodone.
In alcuni casi può essere utile procedere con la lavanda gastrica o con la somministrazione di carbone attivo (dose di 50 g per gli adulti e 10-15 g per i bambini). Il carbone attivo deve essere somministrato entro un’ora dall’intossicazione con oxicodone.

Mutagenicità: nei test in vitro l’oxicodone ha evidenziato un potenziale clastogenico, non evidenziato in vivo anche a dosi tossiche del farmaco.

Tossicità riproduttiva: in vivo, a dosi tossiche per la madre sono state osservate anomalie scheletriche a livello delle vertebre sacrali e delle costole (costole soprannumerarie) e ridotto peso alla nascita.
Nei neonati allattati al seno, l’uso di oxicodone da parte della madre può indurre sedazione, letargia, depressione respiratoria, sonno irregolare, difficoltà respiratoria, ipotermia che possono richiedere il ricovero ospedaliero (Lam et al., 2012; Timm, 2013).
La FDA ha inserito l’oxicodone in classe B per l’uso in gravidanza. In questa classe sono inseriti i farmaci i cui studi in vivo non hanno evidenziato un rischio per il feto e per i quali non esistono studi clinici nell’uomo oppure i farmaci i cui studi in vivo hanno evidenziato tossicità fetale non confermata in studi clinici sull’uomo.