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Paliperidone

Invega, Xeplion

Interazioni - Quali sono le interazioni farmacologiche di Paliperidone?

Alcool e farmaci ad azione centrale: per gli effetti primari degli antipsicotici sul sistema nervoso centrale, paliperidone deve essere usato con cautela in combinazione con altri farmaci e sostanze d’abuso ad azione centrale (ansiolitici, ipnotici, oppiacei, alcool, etc.).

Farmaci che aumentano l’intervallo QT quali antiaritmici di classe IA (chinidina, disopiramide) e classe III (amiodarone, sotalolo), antibiotici (macrolidi, chinoloni), antivirali (nelfinavir), antidepressivi (amitriptilina, clomipramina, imipramina, venlafaxina), antipsicotici (aloperidolo, clorpromazina, clozapina, olanzapina), antimalarici (alofantrina, clorochina) e domperidone: somministrare con cautela il paliperidone in associazione a farmaci che prolungano l’intervallo QTc (intervallo QT corretto per frequenza cardiaca) per il rischio di gravi aritmie ventricolari, anche con esito mortale (torsione di punta).

Farmaci che competono per la secrezione tubulare renale (chinidina, ciclosporina, ketoconazolo, tacrolimus): paliperidone viene escreto dal sistema di trasporto dei cationi organici a livello del tubulo renale, e altri farmaci escreti dal medesimo meccanismo (per es. ciclosporina, chinidina, ketoconazolo, tacrolimus) possono competere per lo stesso sistema di escrezione; conseguentemente la co-somministrazione di paliperidone con uno di questi farmaci può causare un aumento dell’esposizione a uno o all’altro farmaco.

Farmaci substrati, inibitori e induttori del citocromo P450: il paliperidone non inibisce in modo sostanziale l’attività dei principali isoenzimi del citocromo P450, includendo 1A2, 2A6, 2C8/9/10, 2D6, 2E1, 3A4 e 3A5. Inoltre il paliperidone non è un induttore dell’attività della maggior parte di questi isoenzimi (2D6 non è apparentemente inducibile). Anche se gli studi in vitro hanno suggerito un ruolo di 2D6 e 3A4 nel mediare il metabolismo di paliperidone, non ci sono indicazioni che tali isoenzimi svolgano un ruolo significativo nel metabolismo del paliperidone. Tutto questo rende improbabili interazioni farmacocinetiche clinicamente significative tra paliperidone e farmaci substrato, inibitori o induttori di questi isoenzimi. La somministrazione concomitante di paliperidone con paroxetina (potente inibitore di 2D6), per esempio, non ha evidenziato effetti rilevanti sulla farmacocinetica di paliperidone, alle dosi studiate.

Fenotiazine, butirrofenoni, clozapina, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina SSRI, triciclici: in associazione a paliperidone si potrebbe verificare un abbassamento della soglia convulsiva con conseguente aumento del rischio di manifestare convulsioni.

Inibitori (acido valproico, chinidina, eritromicina, diltiazem, verapamil) e induttori (carbamazepina, rifampicina, iperico) della P-glicoproteina (proteina di resistenza multifarmaco 1): questi farmaci possono influenzare il profilo farmacocinetico di paliperidone, substrato di questo trasportatore d’efflusso, alterandone potenzialmente il profilo di efficacia e/o di tollerabilità.
La co-somministrazione di paliperidone con sodio valproato/acido valproico (divalproex), per esempio, ha aumentato l’esposizione all’antipsicotico del 50%; questo implica una riduzione del dosaggio di paliperidone quando associato con divalproex sodico e prodotti correlati (acido valproico e valproato sodico).
La co-somministrazione con carbamazepina ha causato invece una diminuzione del 37% dell’esposizione al paliperidone. La diminuzione era correlata ad un aumento del 35% nella clearance renale di paliperidone, probabilmente dovuta all’effetto di induzione della carbamazepina sulla P-glicoproteina renale. Pertanto l’associazione dei due farmaci richiede un attento monitoraggio, e la dose di paliperidone deve essere temporaneamente aumentata se necessario (perchè la carbamazepina raggiunga l’effetto massimo di induzione sono necessarie circa 2-3 settimane). Altri induttori della P-glicoproteina includono la rifampicina e l’iperforina (principale costituente attivo di Hypericum perforatum, noto anche come erba di San Giovanni).
Il paliperidone è un debole induttore in vitro della P-glicoproteina, ma la rilevanza clinica di eventuali interazioni in vivo con altri substrati del trasportatore di membrana è poco conosciuta.

Levodopa: il paliperidone potrebbe antagonizzare l’effetto della levodopa e di altri agonisti della dopamina.