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Sumatriptan

Imigran e altri

Farmacologia - Come agisce Sumatriptan?

Il sumatriptan è un farmaco antiemicranico appartenente alla classe dei triptani; chimicamente è correlato alla serotonina.
Il sumatriptan agisce come agonista selettivo dei recettori serotoninergici 5-HT1B e 5-HT1D, presenti a livello delle arterie cerebrali, responsabili dell’azione vasocostrittrice (Peroutka, McCarthey, 1989). Il farmaco è risultato avere attività vasocostrittrice selettiva per i vasi carotidei anche negli animali (Humphrey et al., 1988; Perren et al., 1989).
Il sumatriptan non possiede affinità per gli altri tipi di recettori serotoninergici e non sembra interagire con i recettori adrenergici o dopaminergici.
Il sumatriptan possiede efficacia nel trattamento dell’emicrania e della cefalea a grappolo.

Emicrania
Il sumatriptan risulta efficace nel trattamento dell’emicrania con o senza aura.
L’emicrania sembra dipendere dall’apertura di anastomosi arterovenose carotidee: tale apertura modifica il flusso ematico provocando di conseguenza ipossia tissutale. Il sumatriptan agisce mediante vasocostrizione delle carotidi e ripristino della circolazione; l’attività terapeutica compare 10-15 minuti dopo la somministrazione per via sottocutanea e 30 minuti dopo la somministrazione per via orale. Il sumatriptan riduce la durata, la gravità dell’attacco e la sintomatologia dolorosa.
Il sumatriptan è più efficace del placebo nella riduzione della sintomatologia dolorosa dopo 60 minuti dalla somministrazione (72-79% vs 25% con placebo) e dopo 120 minuti (86-92% vs 37% con placebo) (NEJM, 1991).
Il sumatriptan somministrato durante la fase di aura non sembra prevenire l’attacco di cefalea o ridurre la durata dell’aura stessa (Bates et al., 1994).

Il sumatriptan somministrato per via sottocutanea ha mostrato efficacia maggiore rispetto alle altre forme di assunzione del farmaco; il guadagno terapeutico, inteso come la differenza tra la percentuale di risposta al farmaco e la percentuale di risposta al placebo, è risultato pari a 51% in seguito a somministrazione di sumatriptan per via sottocutanea (6 mg) vs 32% e 29% con somministrazione orale (rispettivamente 100 mg e 50 mg), 30% con somministrazione intranasale (20 mg) e 31% con somministrazione rettale (25 mg) (Tfelt-Hansen et al., 2000).

Il sumatriptan per via endonasale è stato somministrato a 653 pazienti di età pediatrica (12-17 anni) affetti da emicrania con o senza aura in dosi pari a 5 mg, 10 mg o 20 mg. A distanza di due ore dalla somministrazione del farmaco il 66% dei pazienti trattati con sumatriptan 5 mg ha riportato una diminuzione del dolore, contro il 53% con placebo (p<0,05). Il sumatriptan 10 mg e 20 mg ha determinato una maggiore riduzione dei sintomi rispetto al placebo, ma i risultati ottenuti non sono significativamente superiori. Nel corso dello studio non sono state riportate segnalazioni di eventi avversi gravi; l’effetto indesiderato riscontrato con maggiore frequenza è stato la disgeusia (Winner et al., 2000).
In pazienti pediatrici di età inferiore a 10 anni la somministrazione di sumatriptan per via nasale ha ridotto l’intensità dei sintomi nell’86% dei pazienti vs 43% con placebo (p=0,031) e ha determinato il completo sollievo dal dolore nel 64% dei pazienti vs 14% con placebo (p=0,016) (Ueberall, Wenzel, 1999).
In un altro studio clinico il sumatriptan, somministrato per via nasale a pazienti di età compresa tra 8 e 16 anni, ha mostrato efficacia terapeutica maggiore rispetto al placebo ma non significativamente superiore (Hamalainen et al., 1997).

Il sumatriptan possiede maggiore efficacia dell’associazione ergotamina-caffeina dopo 60 minuti dalla somministrazione (33% sumatriptan vs 22% associazione) e dopo 120 minuti (66% sumatriptan vs 48% associazione) ma possiede minore efficacia nel ritardare la comparsa del successivo attacco (18 ore vs 23 ore) (Eur. Neurology, 1991).
Il sumatriptan somministrato per via endonasale (20 mg) è risultato più efficace della diidroergotamina assunta per via endonasale (1-2 mg) nel ridurre, dopo 60 minuti dalla somministrazione, sia il dolore (53% vs 41%, p<0,001) che il senso di nausea (64% vs 49%, p=0,006) (Boureau et al., 2000).

L’efficacia del sumatriptan nel ridurre gli attacchi acuti di emicrania è stata confrontata con acido acetilsalicilico più metoclopramide (900 mg più 10 mg). Lo studio clinico, condotto in doppio cieco, ha coinvolto 358 pazienti; nel corso del primo attacco di emicrania, il 56% dei pazienti in trattamento con sumatriptan e il 45% dei pazienti in trattamento con acido acetilsalicilico più metoclopramide (p=0,078) ha ottenuto una riduzione dell’intensità del dolore. Nel corso del secondo e del terzo attacco i pazienti che hanno riportato sollievo del dolore sono stati rispettivamente 58% vs 36% (sumatriptan vs acido acetilsalicilico più metoclopramide) (p=0,001) e 65% vs 34% (sumatriptan vs acido acetilsalicilico più metoclopramide) (p<0,001). La ricomparsa degli attacchi di emicrania oltre le 48 ore è risultata maggiore nei pazienti in terapia con sumatriptan (42% vs 33%) (Eur. Neurol., 1992).
Uno studio analogo condotto su 421 pazienti ha evidenziato che sia il sumatriptan (100 mg) che la lisina acetilsalicilato più metoclopramide (900 mg più 10 mg) hanno efficacia maggiore rispetto al placebo nel trattamento dell’emicrania. La riduzione dell’intensità del dolore è risultata comparabile nei pazienti che hanno assunto sumatriptan (53%) o lisina acetilsalicilato più metoclopramide (57%) (Tfelt-Hansen et al., 1995).

Alcuni trial clinici hanno esaminato l’efficacia terapeutica del sumatriptan nel trattamento dell’emicrania in confronto o in associazione a farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).
Uno studio clinico, randomizzato e in doppio cieco, ha coinvolto 972 pazienti affetti da emicrania che hanno assunto sumatriptan (50 mg), naprossene sodico (500 mg), sumatriptan più naprossene (50 mg più 500 mg) o placebo. Il 46% dei pazienti trattati con sumatriptan più naprossene sodico ha ottenuto sollievo del dolore nelle 24 ore seguenti al trattamento, contro il 29%, il 25% e il 17% dei pazienti trattati rispettivamente con sumatriptan, naprossene sodico e placebo (p<0,001). L’associazione sumatriptan più naprossene sodico è risultata più efficace anche nel ridurre l’incidenza di attacchi di emicrania recidivi nel corso delle 24 ore successive al trattamento (29% vs 41% con sumatriptan, 47% con naprossene sodico e 38% con placebo). Gli effetti avversi più frequenti sono stati sonnolenza e capogiri; l’incidenza è risultata comparabile in tutti i gruppi (Smith et al., 2005).
Due studi clinici analoghi sono stati condotti rispettivamente su 1461 e 1495 pazienti, trattati in modo randomizzato con sumatriptan (85 mg), naprossene sodico (500 mg), sumatriptan più naprossene sodico (85 mg più 500 mg) o placebo. Dai dati ottenuti, è emerso che l’associazione sumatriptan più naprossene sodico è più efficace rispetto al placebo nel procurare sollievo dal dolore a distanza di due ore dalla somministrazione (studio 1: 65% vs 28% con placebo, p<0,001; studio 2: 57% vs 29% con placebo, p<0,001). La percentuale di pazienti che non ha riportato dolore 24 ore dopo la somministrazione è risultata pari a 25% e 23% (studio 1 e 2) con l’associazione sumatriptan più naprossene sodico, 16% e 14% con sumatriptan, 10% con naprossene sodico (studio 1 e 2), 8% e 7% con placebo (Brandes et al., 2007).
L’associazione sumatriptan più naprossene sodico (100 mg più 500 mg) è risultata efficace nel ridurre l’incidenza di attacchi di emicrania recidivi in pazienti trattati in precedenza con sumatriptan. L’incidenza di recidive è risultata pari a 25,5% vs 59% nei pazienti che hanno assunto sumatriptan più placebo (Krymchantowski, 2000).
In uno studio clinico 50 pazienti che presentavano attacchi recidivi di emicrania, precedentemente trattati con sumatriptan (100 mg), hanno assunto sumatriptan più acido tolfenamico (100 mg più 200 mg) oppure sumatriptan (100 mg). La percentuale di attacchi recidivi di emicrania è risultata pari a 23,8% nei pazienti in terapia con l’associazione sumatriptan più acido tolfenamico e 62,5% nei pazienti trattati con sumatriptan (Krymchantowski et al., 1999).

Il sumatriptan è risultato più efficace rispetto a placebo nel trattamento degli attacchi di emicrania associati al ciclo mestruale (Solbach, Waymer, 1993; Facchinetti et al., 1995).

Cefalea a grappolo
Il sumatriptan somministrato per via sottocutanea viene impiegato nel trattamento delle cefalea a grappolo. In uno studio clinico 39 pazienti affetti da cefalea a grappolo hanno assunto sumatritpan tramite iniezione sottocutanea (6 mg) o placebo; a distanza di 15 minuti dall’iniezione l’intensità del dolore è risultata diminuita nel 74% degli attacchi trattati con sumatriptan vs 26% con placebo (p< 0,001) (NEJM, 1991).
La sicurezza e l’efficacia del trattamento a lungo termine con sumatriptan sono state valutate in un trial clinico della durata di 24 mesi condotto su 52 pazienti. Il 42% dei pazienti ha riportato miglioramento del dolore nel 90% degli attacchi trattati; l’incidenza di effetti avversi è risultata pari al 62% (Gobel et al., 1998).
Uno studio clinico randomizzato e in doppio cieco ha valutato l’efficacia del sumatriptan per via intranasale in 118 pazienti affetti da cefalea a grappolo. A 30 minuti dall’assunzione del farmaco, il 57% dei pazienti trattati con sumatriptan (20 mg) vs il 26% dei pazienti trattati con placebo ha riportato attenuazione del dolore (p=0,002) (Van Vliet et al., 2003).

Nevralgia del trigemino
Il sumatriptan somministrato per via orale e per via sottocutanea ha mostrato efficacia nel trattamento della nevralgia del trigemino resistente ad altre terapie (Kanai et al., 2006; Moran, Neligan, 2009).