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lidocaina

Vagisil, Emla, Luan e altri

Avvertenze - Quali informazioni conoscere prima di usare lidocaina?

Sonnolenza: la sonnolenza può rappresentare sintomo di intossicazione da lidocaina (livelli plasmatici elevati). Un aumento eccessivo della concentrazione sierica di lidocaina può verificarsi dopo somministrazioni ripetute (accumulo nel sangue di lidocaina e/o suoi metaboliti), assorbimento rapido o somministrazione endovenosa accidentale.

Insufficienza cardiaca: la somministrazione di lidocaina come antiaritmico richiede cautela per gli effetti proaritmici del farmaco potenzialmente fatali. In questa classe di pazienti, inoltre sia il volume di distribuzione della lidocaina sia la sua eliminazione sono diminuiti e quindi la dose e.v. di carico e la velocità di infusione vanno diminuite per ridurre il rischio di livelli ematici troppo elevati e comparsa di tossicità (Benowitz, Meister, 1976).

Insufficienza epatica: valutare l’opportunità di diminuire il dosaggio di lidocaina per ridurre il rischio di depressione cardiovascolare, depressione del sistema nervoso centrale e convulsioni.

Patologie o farmaci che alterano il flusso di sangue nel fegato: l’eliminazione della lidocaina dipende dal flusso ematico a livello del fegato. Patologie o farmaci che alterano il flusso epatico possono rallentare l’eliminazione di lidocaina e favorire la comparsa di tossicità. Monitorare segni o sintomi indicativi di un aumento dei livelli plasmatici di lidocaina: ansietà, tinnito, vertigini, offuscamento della vista, tremori, depressione, prolungamento della conduzione atrioventricolare.

Infusione intra-articolare continua: questo tipo di infusione non rientra fra gli impieghi approvati per la lidocaina. In seguito a sorveglianza post-marketing, la somministrazione in infusione continua intra-articolare di anestetici locali (nel 91% si trattava della bupivacaina) è stata associata a condrolisi, nella maggior parte dei casi (97%) a carico dell’articolazione della spalla. La condrolisi, necrosi e distruzione della cartilagine, è stata osservata dopo infusione intra-articolare (con o senza vasocostrittore) della durata di 48-72 ore ed è stata diagnosticata dopo una media di 8,5 mesi dall’infusione. Circa nella metà dei casi segnalati è stato necessario intervenire con artroscopia e artroplastica (FDA, 2009).

Infusione endovena: come anestetico la lidocaina non deve essere somministrata per via endovenosa per il rischio di tossicità cardiaca e centrale (depressione stimolazione cardiovascolare, depressione respiratoria, stato confusionale, convulsioni). Prima di iniettare il farmaco verificare sempre, tramite aspirazione, di non aver incidentalmente perforato un vaso (presenza di sangue nella siringa dopo aspirazione). La lidocaina è somministrata in bolo endovena o infusione quando impiegata come antiaritmico. Quando la lidocaina è somministrata per endovena è necessario affiancare il monitoraggio continuo dell’attività miocardica tramite controllo ecocardiografico e poter disporre immediatamente di strumenti per la rianimazione.

Somministrazioni ripetute: la somministrazione ripetuta di lidocaina può portare ad accumulo del farmaco e dei suoi metaboliti nel sangue con il rischio di gravi effetti tossici a livello centrale e cardiaco. La risposta del paziente a concentrazioni plasmatiche elevate di lidocaina è influenzata dall’età e dalle sue condizioni fisiche: in genere nei pazienti anziani, nei bambini, nei pazienti debilitati la dose di lidocaina andrebbe aggiustata.

Anestesia topica: l’applicazione topica di lidocaina sotto forma di crema, unguento o gel, richiede cautela perchè la quota di farmaco assorbita attraverso la pelle potrebbe indurre reazioni collaterali anche significative. Il rischio aumenta quando la lidocaina è applicata su ampie zone di cute, in concentrazione elevate e/o con bendaggio occlusivo (il bendaggio occlusivo aumenta la temperatura cutanea e favorisce l’assorbimento del farmaco). La FDA ha riportato la morte di due donne (22 e 25 anni), per arresto cardiaco, dopo applicazione con bendaggio occlusivo di lidocaina per ridurre il dolore causato da epilazione con laser. Entrambe le pazienti hanno manifestato convulsione, coma e successiva morte (FDA, 2007).

Anestesia per infiltrazione: l’associazione di lidocaina ad un vaso costrittore (adrenalina, noradrenalina) non è raccomandata in caso di anestesia per infiltrazione in tessuti caratterizzati da elevata irrorazione (dita delle mani e dei piedi, orecchie, naso, pene) perchè la presenza del vasocostrittore potrebbe provocare gangrena.

Anestesia spinale: la lidocaina non è un farmaco di scelta in caso di anestesia spinale per il rischio di neurotossicità (sindrome neurologica transitoria). Preferire tetracaina o bupivacaina (Bready et al., 2009).

Anestesia regionale endovenosa: questo tipo di anestesia richiede il blocco localizzato della circolazione sanguigna con l’impiego di uno strumento detto tourniquet. L’uso del tourniquet costituisce una controindicazione alla somministrazione di un vasocostrittore in associazione alla lidocaina. In anestesia regionale il tourniquet può infatti provocare ipertensione e tachicardia.

Anestesia paracervicale: l’impiego di lidocaina per indurre anestesia paracervicale in caso di travaglio è stata associata a tossicità fetale, con comparsa di bradicardia e acidosi fetale. In caso di parto prematuro, prima della 37esima settimana di gravidanza, valutare con attenzione il rapporto fra rischio fetale (distress) e tossicità gravidica (pre-eclampsia). Sono stati riportati casi di iniezione intracranica fetale, accidentale, in caso di blocco paracervicale o del nervo pudendo, che ha determinato depressione neonatale alla nascita e manifestazioni epilettiche entro 6 ore. Il ricorso ad anestetici locali per indurre anestesia paracervicale in caso di aborto è stato associato a comparsa di convulsioni e collasso cardiocircolatorio materno.

Malattie neurologiche, anomalie spinali, grave ipertensione, setticemia: valutare l’opportunità di procedere con un’anestesia epidurale lombare o caudale in queste condizioni.

Ipertensione, malattie vascolari periferiche: in questi pazienti la somministrazione di lidocaina in associazione ad adrenalina o noradrenalina potrebbe indurre una risposta eccessiva al vasocostrittore, incluso danno ischemico e necrosi. La somministrazione richiede cautela.

Emicrania, ipertiroidismo, diabete, ipertrofia prostatica, glaucoma ad angola acuto, nefropatici: in queste classi di pazienti la somministrazione di lidocaina in associazione ad adrenalina o noradrenalina richiede cautela per gli effetti di vasocostrizione indotti da quest’ultima. Richiede cautela anche la somministrazione di adrenalina per via endovenosa. In quest’ultimo caso qualsiasi squilibrio elettrolitico deve essere corretto prima di somministrare l’antiaritmico.

Acidosi: favorisce la captazione cellulare degli anestetici locali a livello di polmone, rene, fegato e cuore.

Iperkaliemia: l’aumento della concentrazione di potassio (> 5,5 mEq/L) potrebbe favorire il potenziale proaritmogeno della lidocaina.

Miastenia grave: la somministrazione di lidocaina per via endovenosa a pazienti affetti da miastenia grave non è raccomandata per il rischio di peggiorare la trasmissione neurologica già compromessa dalla malattia. Non sussistono controindicazioni invece per l’impiego della lidocaina in ambito odontoiatrico.

Ipertermia maligna: gli anestetici locali non scatenano l’ipertermia maligna. L’ipertermia maligna è una malattia ereditaria della muscolatura striata che determinana una reazione eccessiva (catabolismo muscolare) alla somministrazione di anestetici generali alogenati e alla succinilcolina, con grave instabilità emodinamica e respiratoria, rigidità muscolare, ipertermia, acidosi e morte.

Deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD): la lidocaina  può causare emolisi nei pazienti con deficit di G6PD.

Pazienti in terapia con MAO-inibitori o antidepressivi triciclici: la somministrazione di lidocaina in associazione ad adrenalina o noradrenalina può causare ipertensione prolungata. La co-somministrazione non è raccomandata.

Farmaci anestetici locali, farmaci antiaritmici di classe I: la somministrazione di questi farmaci in caso di applicazione topica di lidocaina cerotto al 5% potrebbe determinare la comparsa di effetti tossici per effetto additivo.

Riflesso faringeo: quando la lidocaina è impiegata come anestetico locale in odontoiatria per indurre un’anestesia di superficie (applicazione topica di crema, gel, spray) fare attenzione ad una eventuale applicazione vicino al pasto, perchè la deglutizione dell’anestetico locale riduce il riflesso faringeo aumentando il rischio di aspirazione, in particolare nei pazienti in cui tale riflesso è diminuito come i bambini e gli anziani.

Conservanti (es. parabeni, para-idrossi-benzoato, sodio benzoato): se la soluzione iniettabile a base di lidocaina contiene conservanti, non utilizzare la soluzione per l’anestesia spinale o epidurale. I conservanti possono scatenare reazioni allergiche ritardate (dermatite da contatto), più raramente reazioni allergiche immediate (orticaria, broncospasmo).

Sodio metabisolfito: il sodio metabisolfito può essere presente fra gli eccipienti delle soluzioni iniettabili contenenti lidocaina e adrenalina o noradrenalina. Nel caso verificare l’assenza di ipersensibilità al solfito, la cui reazione allergica può essere molto intensa (reazioni anafilattiche gravi associate a crisi asmatiche). I soggetti asmatici presentano una frequenza più alta rispetto ai non asmatici di ipersensibilità al sodio metabisolfito.

Gravidanza: la lidocaina è inserita nell’elenco dei farmaci considerati di scelta per l’uso in gravidanza e viene giudicata sufficientemente sicura nelle donne che allattano (Giuliani et al., 2001; Ortega et al., 1999). La FDA ha inserito la lidocaina in classe B. La classe B comprende i farmaci i cui studi riproduttivi sugli animali non hanno mostrato un rischio per il feto e per i quali non esistono studi controllati sull'uomo oppure i farmaci i cui studi sugli animali hanno mostrato un effetto dannoso (oltre a un decremento della fertilità) che non è stato confermato con studi controllati in donne nel I trimestre (e non c'è evidenza di danno nelle fasi avanzate della gravidanza).


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