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Alzheimer

Diagnosi

Come si diagnostica Alzheimer?

Gli esami disponibili per diagnosticare l’alzheimer sono:

• visita neurologica
• test cognitivi
• esami di laboratorio
• risonanza magnetica ad alta definizione
• tomografia ad emissione di positroni (PET) con fluorodeossiglucosio
• rachicentesi

La diagnosi di malattia di Alzheimer è clinica, avviene cioè tramite esami neuropsicologici con la conferma del deficit cognitivo e l’esclusione di altre forme di demenza quali demenza a corpi di Lewy, demenza vascolare, demenza fronto-temporale. Gli esami neuroradiologici consentono di verificare l’eventuale presenza di più forme di demenza, ad esempio demenza di Alzheimer e demenza vascolare, e di indagare tipologia e grado di lesione cerebrale.

La diagnosi di Alzheimer è sempre una diagnosi “probabile”, la diagnosi certa è possibile solo con l’analisi del tessuto cerebrale del paziente in vivo o post-mortem (Izzicupo et al., 2009).

La visita neurologica consente di definire un quadro dei sintomi manifestati dal paziente, accertare presenza/assenza di altri casi di malattia di Alzheimer in famiglia o di altre malattie che possano essere possibile causa dei sintomi del paziente. Perché si possa parlare di demenza il paziente deve presentare un deficit della memoria associato al deterioramento di almeno un’altra funzione cognitiva (Izzicupo et al., 2009).

La quasi totalità dei casi di Alzheimer è sporadica, con assenza di casi in famiglia; solo l’1% dei casi presenta familiarità. Nei casi di Alzheimer familiare si tratta di una malattia trasmessa con modalità definita “autosomica dominante”. In caso di malattia genetica autosomica dominante il 50% della prole eredita il gene difettoso. Nel caso dell’Alzheimer i geni coinvolti nella forma familiare sono tre, uno che codifica per la proteina precursore dell’amiloide e due che codificano rispettivamente per altre due proteine, la presenilina 1 e la presenilina 2. In genere meno dell’1% delle forme di Alzheimer familiare è sono attribuibili ad una singola mutazione, a carico cioè di uno solo dei tre geni coinvolti.

I test cognitivi evidenziano eventuali deficit di memoria, parola, pensiero astratto.

Gli esami di laboratorio consentono di escludere possibili altre cause da cui potrebbe dipendere la demenza o possibili malattie che potrebbero aggravare una forma di Alzheimer pre-esistente.

Gli esami strumentali, risonanza magnetica e PET, fotografano la struttura del cervello e il suo funzionamento e permettono di evidenziare anomalie compatibili con la malattia di Alzheimer.

Tramite rachicentesi (puntura lombare) è possibile effettuare un prelievo del liquido cafalorachidiano (liquido che permea tutto il sistema nervoso centrale) e valutare la concentrazione della proteina beta-amiloide e della proteina Tau e Tau fosforilata. Dalla determinazione dei tre marcatori proteici è possibile indirizzare la diagnosi della malattia verso l’Alzheimer o altre forme di demenza (demenza con corpi di Lewy, demenza vascolare, demenza fronto-temporale).

La proteina beta-amiloide è il costituente principale delle placche cerebrali la cui presenza in concentrazione elevata nel tessuto nervoso caratterizza la malattia di Alzheimer. Questa proteina deriva da un precursore amiloideo ed è presente in diverse isoforme. L’isoforma a 42 aminoacidi (con l’aminoacido alanina in posizione C-terminale) risulta predominante nelle placche amiloidee e pertanto risulta in bassa concentrazione nel liquido cefalorachidiano.
Nelle persone non affette da demenza la concentrazione di beta-amiloide (1-42) è > 500 ng/L, indipendentemente dall’età del paziente (Sjogren et al., 2001).

La proteina Tau è una fosfoproteina presente nell’assone neuronale, parte della cellula nervosa lungo cui è trasmesso l’impulso nervoso. La proteina Tau è essenziale per un corretto trasporto lungo l’assone. Gli ammassi di neurofibrille presenti nel tessuto cerebrale dei malati di Alzheimer sono formati da proteina Tau iperfosforilata. La concentrazione di proteina Tau nel liquido cefalorachidiano è indicativa del grado di danno neuronale. Elevati livelli di concentrazione sono caratteristici della malattia di Alzheimer, dell’ictus ischemico e del morbo di Creutzfeld-Jakob; livelli normali sono invece caratteristici della demenza alcolica, del morbo di Parkinson e della depressione (Schraen-Maschke et al., 2008).
I valori di riferimento per la proteina Tau sono (Sjogren et al., 2001):
<300 ng/L (21-50 anni)
<450 ng/L (51-70 anni)
< 500 ng/L (età > 70 anni)

La proteina Tau iperfosforilata (p-Tau) consente di stabilire il grado di progressione della degenerazione neurofibrillare. Elevati livelli di proteina Tau iperfosforilata sono caratteristici della malattia di Alzheimer; aumenti contenuti sono indicativi di morbo di Creutzfeld-Jakob; livelli normali sono reperibili in pazienti con demenza vascolare, demenza fronto-temporale, demenza a corpi di Lewy, morbo di Parkinson e depressione.
Normalmente la concentrazione di proteina Tau iperforsforilata è inferiore a 61 ng/L, indipendentemente dall’età.