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Alzheimer

Farmaci e terapie

Quali farmaci per Alzheimer?

Gli interventi terapeutici che possono essere intrapresi per il trattamento della malattia di Alzheimer sono distinguibili in interventi farmacologici e psicosociali; ad oggi nessuno di questi può dirsi risolutivo.

Terapia farmacologica
I farmaci attualmente disponibili per il trattamento della malattia di Alzheimer sono gli inibitori dell’acetilcolinesterasi - donepezil, galantamina e rivastigmina – per le forme lievi-moderati di Alzheimer e la memantina per le forme moderate-gravi.

Gli inibitori dell’acetilcolinesterasi possono migliorare i sintomi della malattia e rallentare temporaneamente la sua progressione, soprattutto se somministrati nelle fasi iniziali quando il deficit cognitivo è ancora lieve. L’uso di questi farmaci si basa sull’evidenza scientifica di una bassa disponibilità del neurotrasmettitore acetilcolina nel tessuto cerebrale dei pazienti con demenza di Alzheimer. Gli inibitori dell’acetilcolinesterasi, ostacolando l’attività dell’enzima che degrada il neurotrasmettitore, l’acetilcolinesterasi, consentono di ripristinare i livelli fisiologici di acetilcolina nello spazio intersinaptico, là dove avviene la comunicazione fra neuroni.

La memantina è un antagonista non competitivo dei recettori per l’N-metil-D-aspartato (NMDA), recettori attivati dal glutammato, neurotrasmettitore eccitatorio cerebrale. Le cellule nervose danneggiate liberano glutammato in quantità eccessiva. Questo crea una condizione di ipereccitazione che indebolisce i neuroni fino alla loro morte (eccitotossicità). Nei pazienti con Alzheimer, la memantina sarebbe in grado di contrastare ipereccitazione neuronale dovuto ai livelli eccessivi di glutammato.

Esistono poi farmaci, non specifici per la malattia di Alzheimer, che possono essere utili per trattare alcuni dei sintomi, in particolare quelli afferenti alla sfera psichica (disturbi del tono dell’umore e del comportamento). Questi farmaci comprendono ansiolitici, antidepressivi, stabilizzanti dell’umore, neurolettici, antiepilettici ad azione sedativa. Ansiolitici, antidepressivi e stabilizzanti dell’umore aiutano il malato nel trattamento di ansia, fobie, depressione; i neurolettici, tipici e atipici, e gli antiepilettici possono migliorare i problemi di comportamento. Esistono comunque limitazioni all’uso dei neurolettici e delle benzodiazepine nel trattamento del paziente con demenza. I neurolettici sono stati infatti associati ad un aumento del rischio di ictus e di mortalità improvvisa e il loro uso nei pazienti con demenza è off label (Medicines and Healthcare Regulatory Agence MHRA, 2012). Le benzodiazepine, quando somministrate per lungo tempo, tendono ad avere un effetto eccitatorio sul malato.

Sulla base del ruolo dei processi infiammatori nei disturbi neurodegenerativi e sull’osservazione in vitro e in vivo di un potenziale effetto inibitorio diretto di alcuni farmaci antinfiammatori non steroidei (es. ibuprofene) verso la proteina beta amiliode 1-42, è stata formulata l’ipotesi di un effetto positivo dei FANS nella malattia di Alzheimer. Due studi clinici di ampie dimenzioni (ADAPT, Alzheimer’s Desease Anti-Inflammatory Prevention Trial e ADAPT-FS, Alzheimer’s Desease Anti-Inflammatory Prevention Trial Follow up Study) hanno evidenziato invece come la somministrazione cronica (1-3 anni) di naproxene e celecoxib non protegga dal declino cognitivo i pazienti anziani (età > 70 anni) con familiarità per Alzheimer (ADAPT-FS Research Group, 2015 e 2008).

La ricerca farmacologica negli ultimi anni, sulla base dei meccanismi biologici individuati, ha indirizzato la propria attenzione sulla possibilità di individuare farmaci in grado di agire direttamente sulla proteina beta-amiloide variante 1-42, principale costituente delle placche amiloidi, la cui elevata concentrazione nel tessuto nervoso caratterizza la malattia di Alzheimer.

I farmaci con indicazione per la malattia di Alzheimer sono (le specialità medicinali autorizzate in Italia sono riportate in corsivo):

• donepezil (Aricept, Destezil, Donepezil, Lizidra, Memac, Yasna, Yasnoro)
• galantamina (Galnora, Reminyl)
• rivastigmina (Exelon, Nimvastid, Prometax, Rivastigmina)
• memantina (Ebixa, Ezemantis, Marixino, Memantina)

Terapia non farmacologica
La terapia non farmacologica si focalizza su interventi comportamentali, di supporto psicosociale e di training cognitivo. Tali interventi possono essere orientati al paziente e/o a chi si prende cura di lui (caregiver).

In particolare la Reality-Orientation Therapy può essere un valido supporto nel migliorare il disorientamento soggettivo e rallentare il declino cognitivo. Questo tipo di terapia comprende attività di orientamento spaziale, temporale e di rafforzamento dell’identità personale. Maggiori benefici possono essere ottenuti nelle fasi iniziali o intermedie della malattia.

I programmi di stimolazione cognitiva aiutano il malato di Alzheimer nel rafforzare le competenze cognitive che interessano memoria, capacità di attenzione e di pianificazione di un’attività. Le terapie centrate sul recupero di ricordi di vita positivi e sulla condivisione degli stessi con persone che hanno avuto un’esperienza simile hanno dimostrato risultati interessanti sul miglioramento dell’umore, dell’autostima e delle competenze cognitive.

Forme specifiche di musicoterapia e arteterapia possono essere utilizzate per sostenere il tono dell’umore e forme di socializzazione.

Un ruolo fondamentale riveste inoltre la preparazione e il supporto, informativo e psicologico, dei caregiver, cioè parenti e personale assistenziale che si prendono cura del malato di Alzheimer per poter gestire “al meglio” il paziente e ridurre il più possibile eventi di stress che influiscono negativamente sull’andamento della malattia e sulla gestione stessa del malato.