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Aloperidolo

Haldol, Haldol Decanoas, Serenase e altri

Farmacologia - Come agisce Aloperidolo?

L’aloperidolo è un farmaco antipsicotico appartenente alla classe dei butirrofenoni, di cui è il capostipite. Sintetizzato alla fine degli anni ’50, è diventato fino a metà degli anni ’90 l’antipsicotico più prescritto. E’ approvato in Italia per la terapia dei disturbi psicotici, tra cui schizofrenia, psicosi acuta, sindrome di Tourette e corea di Huntington. E’ approvato anche per le forme gravi di vomito e utilizzato per il trattamento del singhiozzo persistente (uso off label).

L’aloperidolo è un antipiscotico tipico, ovvero di prima generazione.
Questi farmaci si distinguono da quelli atipici, di seconda o terza generazione, per la potenza del legame con il recettore della dopamina D2: più forte per i farmaci della prima generazione. Il blocco dei recettori D2 è responsabile degli effetti antipsicotici e di alcuni importanti effetti collaterali (disturbi extrapiramidali, discinesia tardiva e iperprolattinemia). L’azione antipsicotica ottimale si raggiunge quando il 60-80% dei recettori dopaminergici delle aree mesolimbica e mesocorticale è bloccato dall’azione dell’antipsicotico (Seeman, Kapur, 2000).

Il meccanismo d’azione dell’aloperidolo non è ancora stato completamente chiarito. L’affinità dell’antipsicotico per i recettori D2 è maggiore di quella della dopamina stessa e il legame che si instaura tra aloperidolo e recettori D2 postsinaptici (inibizione competitiva), bloccando la trasmissione dopaminergica, si ritiene, sia responsabile degli effetti antipsicotici dell’aloperidolo.

L’inibizione dei recettori D2 a livello del centro del vomito posto nel midollo allungato (Chemioreceptor Tigger Zone, CTZ) è alla base dell’azione antiemetica dell’aloperidolo.

Gli antipsicotici tipici possiedono anche attività antistaminica, antiadrenergica (recettori alfa) e anticolinergica (recettori muscarinici). Alle dosi terapeutiche, comunque, l’aloperidolo possiede una bassa attività alfa1-antiadrenergica e una scarsa attività sui recettori antistaminici e anticolinergici. Confrontato con altri antipsicotici di prima generazione meno potenti quali clorpromazina, zuclopentixolo, flufenazina e metotrimeprazina ha evidenziato una minor incidenza di effetti collaterali (ipotensione ortostatica, sedazione, incremento di peso) fatta eccezione per i sintomi extrapiramidali per i quali ha evidenziato invece una predisposizione maggiore. I sintomi extrapiramidali sono legati all’azione antidopaminergica sui recettori D2 della via nigrostriatale (fascio di neuroni che interessa due formazioni del cervello, la substantia nigra e il nucleo striato) (Tardy et al., 2014). In un'altra metanalisi di confronto tra aloperidolo e antipsicotici di prima generazione (soprattutto bromperidolo, loxapina e trifluoperazina con l’esclusione di quelli meno potenti), in pazienti con schizofrenia o psicosi di tipo schizofrenico, gli antipsicotici considerati hanno evidenziato sostanzialmente un’efficacia terapeutica sovrapponibile. In un unico trial clinico di durata superiore alle 12 settimane, l’aloperidolo ha evidenziato minor efficacia rispetto ai farmaci di confronto, ma sulla base di evidenze scientifiche limitate, sembrerebbe controllare meglio gli effetti schizofrenici “positivi” (allucinazioni, percezione di voci, aggressione/ostilità, agitazione psicomotoria e linguaggio disorganizzato). Dal punto di vista della tollerabilità, l’aloperidolo è risultato associato a una minor incidenza di acatisia a medio termine (Dold et al., 2015).