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Azatioprina

Immunoprin, Azafor e altri

Farmacologia - Come agisce Azatioprina?

L’azatioprina è un farmaco immunosoppressore e antimetabolita impiegato nella profilassi del rigetto del trapianto e nella cura di diverse malattie che coinvolgono il sistema immunitario quali artrite reumatoide, malattia di crohn, colite ulcerosa, lupus eritematoso sistemico, dermatomiosite, epatite cronica attiva autoimmune, poliarterite nodosa, anemia emolitica autoimmune refrattaria nella sua forma più comune (anemia emolitica autoimmune calda) e porpora trombocitopenica idiopatica refrattaria.

L’azatioprina è un profarmaco che si converte nella sua forma attiva (6-mercaptopurina) all’interno dell’organismo. Esplica attività citotossica tramite blocco della replicazione cellulare, e immunomodulante per inibizione delle risposte immunitarie cellulo-mediata e umorale.

La 6-mercaptopurina attraversa prontamente la membrana cellulare e si converte all’interno della cellula in un certo numero di analoghi purinici contenenti zolfo (tioderivati), comprendenti il principale nucleotide attivo, l'acido tioinosinico. La percentuale di conversione varia da soggetto a soggetto. La mercaptopurina sopprime la proliferazione delle cellule inibendo la sintesi del DNA. Quindi il farmaco agisce selettivamente nella fase S del ciclo cellulare.

Granulomatosi orofacciale
L’azatioprina è risultata efficace in pazienti con granulomatosi orofacciale e diagnosi di malattia di crohn (Mentzer et al., 2015). La granulomatosi orofacciale è una malattia che si localizza a livello del viso, caratterizzata da ingrossamento delle labbre persistente e/o ricorrente, ulcere nella bocca e altre alterazioni del cavo orale. Le lesioni presentano linfoedema (accumulo anomalo di linfa nei tessuti) e granulomi non caseosi. Questo tipo di lesioni rimanda, come possibili cause della granulomatosi orofacciale, alla malattia di crohn, ad infezioni dentali, a sarcoidosi o ad allergie alimentari o da contatto.
La somministrazione di azatioprina a pazienti con granulomatosi orofacciale è stata associata ad un miglioramento clinicamente significativo dei sintomi nei pazienti con malattia di crohn rispetto ai pazienti senza malattia di crohn (risposta clinica a 4 mesi: 54% vs 21%, rispettivamente pazienti con e senza malattia di crohn (p=0,03); risposta clinica a 12 mesi: 59% vs 21% (p=0,003); risposta clinica a 24 mesi: 41% vs 24% (p=0,16)). La risposta clinica è stata valutata come Valutazione fisica globale dopo 4, 12 e 24 mesi di follow up e come punteggio standardizzato di attività della malattia orale (ODAS, Oral disease activity score). Lo studio clinico ha evidenziato come fattori predittivi per un uso necessario di azatioprina siano rappresentati da diagnosi intestinale di malattia di crohn, gonfiore evidente, ulcere profonde e interessamento del labbro superiore (Mentzer et al., 2015).