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Bisoprololo

Sequacor, Cardicor, Congescor e altri

Avvertenze - Quali informazioni conoscere prima di usare Bisoprololo?

Titolazione del dosaggio: nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica stabile il raggiungimento della dose ottimale di bisoprololo deve essere graduale, iniziando dalla dose più bassa. La dose può essere aumentata solo se il paziente presenta una buona tollerabilità.

Interruzione del trattamento: l’interruzione della terapia con bisoprololo, se possibile, deve avvenire riducendo progressivamente la dose. L’interruzione improvvisa infatti può peggiorare i sintomi di insufficienza cardiaca; può causare aritmia grave, infarto miocardico, morte improvvisa nei pazienti con cardiopatia.

Pazienti con comorbilità cardio-metabolica o vascolare: il bisoprololo deve essere somministrato con cautela nei pazienti con insufficienza cardiaca che presentano anche ipertensione o angina pectoris. Non sono disponibili dati clinici sull’uso del bisoprololo in pazienti con insufficienza cardiaca e una o più delle seguenti condizioni: diabete di tipo 1 (insulino-dipendente), insufficienza renale grave, insufficienza epatica grave, cardiomiopatia restrittiva, patologia cardiaca congenita, patologia valvolare con rilevanza emodinamica significativa, infarto miocardico recente (negli ultimi tre mesi).

Asma, bpco: la somministrazione di bisoprololo a pazienti con asma o broncopneumopatia cronica ostruttiva (bpco) di grado lieve-moderato richiede cautela e la valutazione del rischio di broncostrizione (mediato dai recettori beta2 della muscolatura bronchiale). Alle dosi terapeutiche il bisoprololo manifesta selettività d’azione verso i recettori beta1 adrenergici, da cui la cardioselettività, rispetto ai recettori beta2 localizzati sulla muscolatura bronciale, ma la selettività d’azione non esclude eventuali effetti sui recettori beta2 e comunque tende ad attenuarsi alle dosi più alte (in vitro l’affinità per i recettori beta1 è pari a 14 volte quella per recettori beta2) (Baker, 2005). Diversi studi clinici hanno evidenziato la possibilità di utilizzare il bisoprololo, preferibilmente a basse dosi, in pazienti con bpco o asma controllata, di grado lieve-moderato, in assenza di un peggioramento di malattia (Harrington, 2021; Huang et al., 2021; Tiotiu et al., 2019). In studi a breve termine il bisoprololo non è risultato indurre broncocostrizione e/o ridurre l’efficacia di farmaci beta2 agonisti (Salpeter et al., 2002). Una meta-analisi di 35 studi clinici ha evidenziato come il bisoprololo migliori la funzione polmonare e la capacità di esercizio fisico nei pazienti con bpco, riducendo anche i marcatori di infiammazione (interleuchina 6 e 8 e la proteina C reattiva), indipendentemente dalla presenza o assenza di malattia cardiaca (Feng et al., 2023). Per quanto riguarda l’asma, una meta-analisi di studi randomizati, controllati con placebo, ha valutato l’esposizione acuta a beta-bloccanti beta1 selettivi. L’analisi ha rilevato che questi farmaci determinano una riduzione della FEV1 (parametro spirometrico che indica il grado di pervietà delle vie aeree maggiori) superiore al 20% in 1 paziente con asma su 8 e provocano sintomi respiratori in 1 paziente con asma su 33 (Morales et al., 2014). In uno studio clinico controllato con placebo in pazienti con asma, di “non inferiorità”, la terapia con bisoprololo è risultata non interferire con l’azione broncodilatante del salbutamolo, agonista beta2 a breve durata d’azione, dopo induzione di broncostrizione (Bennet et al., 2021). La posizione delle linee guida sulla possibilità di utilizzare i beta-bloccanti in pazienti asmatici non è univoca: la Global Initiative fos Asthma (GINA) menziona i beta-bloccanti orali o come gocce oculari, tra i possibili rischi di un peggioramento dell’asma, ma considera un loro possibile uso nei pazienti con sindrome coronarica (livello di evidenza D, ovvero basato sull’esperienza clinica o conoscenza di un gruppo di esperti, ma non adeguatamente supportato dalla letteratura clinica) (GINA, 2019); la British Thoracic Society considera tutti i beta-bloccanti, anche quelli per via topica (gocce oculari), controindicati (SIGNS, 2019); il National Heart, Lung, and Blood Institute raccomanda di evitare l’uso dei beta-bloccanti non selettivi (J. Allergy Clin. Immunol., 2007); l’Australia e il Giappone suggeriscono l’uso dei beta-bloccanti selettivi quando indicato (Huang et al., 2021; NACAN, 2019; Ichinose et al., 2017). Da tenere in considerazione che l’asma può essere considerato un fattore di rischio indipendente per insufficienza cardiaca, malattia cardiovascolare e infarto miocardico (Iribarren et al., 2012).

Blocco atrioventricolare di primo grado: poiché i beta-bloccanti possono rallentare la velocità di conduzione dell’impulso elettrico nelle fibre muscolari del cuore (effetto dromotropo negativo), la somministrazione di questi farmaci richiede cautela nei pazienti con blocco atrioventricolare di primo grado (rallentamento di pochi millisecondi nel passaggio dell’impulso elettrico a livello del nodo atriventricolare). In caso di blocco atrioventricolare di grado superiore al primo, i beta-bloccanti sono controindicati.

Bradicardia: in caso di grave bradicardia, il bisoprololo deve essere sospeso; se necessario, può essere somministrata atropina per aumentare la frequenza cardiaca oppure, in caso non dovessero ristabilirsi i valori basali, l’isoprenalina.

Angina di Prinzmetal: la somministrazione di bisoprololo a pazienti con angina di Prinzmetal non annulla il rischio di attacchi di angina.

Feocromocitoma: il bisoprololo può essere somministrato solo dopo aver ottenuto il blocco dei recettori alfa adrenergici (il trattamento beta-bloccante è concomitante alla terapia alfa bloccante).

Diabete, ipertiroidismo: i beta-bloccanti possono mascherare i sintomi di ipoglicemia e quelli cardiovascolari di una crisi tireotossica. Gli effetti dei beta-bloccanti sul metabolismo del glucosio sono mediati dai recettori beta2 adrenergici: il blocco di questi recettori impedisce la secrezione di insulina e la captazione di glucosio da parte di muscolo e fegato. Uno studio che ha valutato l’efficacia antipertensiva del bisoprololo rispetto alle altre classi di farmaci – altri beta bloccanti, ACE inibitori, sartani, calcio antagonisti e diuretici – ha preso in considerazione anche il rischio di diabete, obesità, dislipidemia e disfunzione erettile. L’unica differenza rilevata è stato un rischio più alto di dislipidemia del bisoprololo rispetto ai diuretici (Foch et al., 2022).

Psoriasi: poiché i beta-bloccanti sono risultati associati ad un peggioramento della psoriasi, la loro somministrazione richiede un’attenta valutazione del rapporto benefici/rischi.

Anestesia generale: in caso di intervento chirurgico in anestesia generale, la terapia beta-bloccante deve essere segnalata all’anestesista perché potrebbe interferire con altri farmaci con rischio di bradi-aritmie, riduzione della tachicardia riflessa e ridotta capacità riflessa di compensare eventuali perdite di sangue. Attualmente le linee guida raccomandano di mantenere la terapia beta-bloccante sia nella fase pre e post-chirurgica sia durante l’intervento stesso. I beta-bloccanti riducono il rischio di aritmia e ischemia cardiaca durante l’induzione e l’intubazione e in fase post-operatoria. Nel caso fosse necessario interrompere la somministrazione del beta-bloccante prima dell’intervento chirurgico, la sospensione graduale del beta-bloccante dovrebbe concludersi 48 ore prima dell’anestesia.

Digiuno stretto: la somministrazione di bisoprololo richiede cautela.

Malattia occlusiva arteriosa periferica: la somministrazione di beta-bloccanti può indurre un peggioramento della malattia, soprattutto in fase iniziale. Nelle forme gravi di malattia, i beta-bloccanti sono controindicati.

Insufficienza renale od epatica: nei pazienti con ridotta funzionalità di rene o fegato non è richiesto un aggiustamento della dose di bisoprololo. Nei pazienti con insufficienza grave a carico dell’uno o dell’altro organo, la dose giornaliera massima di bisoprololo è di 10 mg (Hayes et al., 1987; Payton et al., 1987).

Reazioni allergiche gravi: i beta-bloccanti possono peggiorare una eventuale reazione anafilattica e ridurre la risposta all’adrenalina, soprattutto durante l’uso di mezzi di contrasto iodati o durante un trattamento di desensibilizzazione ad un determinato allergene.

Verapamil, diltiazem, bepredil: la somministrazione di questi farmaci calcio antagonisti con bisoprololo non è raccomandata. In caso di co-somministrazione è necessario il monitoraggio della funzionalità cardiaca con elettrocardiogramma, in particolare nei pazienti anziani e in fase iniziale di terapia.

Gravidanza: il bisoprololo non è raccomandato in gravidanza. Il suo utilizzo richiede un’attenta valutazione dei benefici per la madre e i potenziali rischi per il feto. I beta-bloccanti rallentano il flusso di sangue verso la placenta che si può tradurre in un ritardo di crescita fetale, morte intrauterina e inizio precoce del travaglio. Benché il bisoprololo sia un beta-bloccante cardioselettivo, gli effetti sulla gravidanza non possono essere trascurati. Se il farmaco viene somministrato in gravidanza, la terapia deve essere sospesa 72 ore prima del parto e il neonato monitorato per l’insorgenza di ipotensione, bradicardia, ipoglicemia per 48-72 ore dopo la nascita.

Allattamento: secondo i pochi dati clinici disponibili, una dose giornaliera di 5 mg/die di bisoprololo determina bassi livelli di farmaco nel latte materno che non si associa ad effetti tossici nel neonato allattato al seno. Sulla base di questi dati, se la madre necessita una terapia con bisoprololo, non è necessario sospendere il farmaco caso di allattamento al seno. Se possibile, comunque, sarebbe preferibile sostituire il bisoprololo con un beta-bloccante più sicuro (LactMed, 2023).

Lenti a contatto: i portatori di lenti a contatto devono tener presente che il bisoprololo, raramente, può ridurre la lacrimazione.

Doping: i beta-bloccanti, incluso bisoprololo, rientrano tra le sostanze escluse in competizione in specifiche discipline sportive (Lista WADA, 2024).


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