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Dutasteride

Avodart, Combodart e altri

Avvertenze - Quali informazioni conoscere prima di usare Dutasteride?

Assorbimento transcutaneo: la dutasteride può essere assorbita attraverso la pelle per cui il farmaco deve essere maneggiato con cura. Le donne in gravidanza o in età fertile, i bambini e gli adolescenti non devono toccare le capsule non integre. Il produttore consiglia di lavare l’area di contatto con acqua e sapone (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2019).

Interazione con il monitoraggio del PSA: l’antigene prostatico specifico (PSA, Prostate-Specific Antigen) è una proteina prodotta esclusivamente dalla prostata. La sua funzione fisiologica consiste nel mantenere fluido il liquido seminale dopo l'eiaculazione per facilitare la mobilità degli spermatozoi nel tratto genitale femminile. Il PSA è presente nel sangue ed è un utile marker di malattie prostatiche, incluso il carcinoma prostatico. La dutasteride riduce il titolo del PSA del 50% dopo 6 mesi di terapia. Per valutare il PSA nei pazienti che assumono dutasteride si possono adottare due strategie: considerare il nadir, ovvero la concentrazione più bassa di PSA, oppure misurare il PSA e poi raddoppiarne il valore per avere il dato effettivo da confrontare con il normale range di valori in pazienti non trattati. Se si prende come riferimento il nadir, qualsiasi aumento del PSA, anche entro i limiti considerati normali, deve indurre a sospettare la presenza di tumore alla prostata (Andriole et al., 2006). Dopo l'interruzione della terapia con dutasteride i valori di PSA tornano al valore di base entro 6 mesi. Il rapporto tra concentrazione libera di PSA e PSA totale non è influenzato dalla dutasteride e pertanto tale rapporto rimane costante indipendentemente dall'assunzione del farmaco.

Donazione del sangue: i pazienti in terapia con dutasteride non devono donare il sangue fino a 6 mesi dopo la fine della terapia per il rischio che il sangue possa essere utilizzato in donne in gravidanza.

Farmaci inibitori del CYP3A4: la co-somministrazione della dutasteride con farmaci potenti inibitori dell’enzima citocromiale CYP3A4 potrebbe ridurre il metabolismo della dutasteride con conseguente aumento del rischio di effetti collaterali. Inoltre l'aumento dell’emivita della dutasteride potrebbe prolungare il tempo necessario a raggiungere lo stato stazionario (condizione di equilibrio dei livelli plasmatici di farmaco).

Uropatia ostruttiva: la dutasteride non è indicata nei pazienti con sintomatologia severa.

Disfunzione epatica: la somministrazione di dutasteride in pazienti con insufficienza epatica lieve-moderata richiede cautela perché il farmaco è ampiamente metabolizzato dal fegato. Nei pazienti con grave insufficienza epatica, la dutasteride è controindicata.

Carcinoma prostatico: in Italia e negli USA gli inibitori della 5alfa reduttasi (finasteride e dutasteride) non sono approvati per prevenire (chemio-prevenzione) il carcinoma prostatico. Anche se hanno mostrato la capacità di ridurre l'incidenza complessiva di tumore alla prostata (riduzione del rischio con finasteride: 24,8% dopo 7 anni; con dutasteride: 22,8% dopo 4 anni) in alcuni studi, gli inibitori della 5alfa-reduttasi sono stati associati ad un aumento di tumori alla prostata di grado elevato (punteggio Gleason: 8-10) rispetto al gruppo di confronto trattato con placebo (Andriole et al., 2010; Musquera et al., 2008). Nello studio con finasteride (studio PCPT, Prostate Cancer Prevention Trial) l'incidenza di tumori alla prostata di grado elevato (punteggio di Gleason =/>7) è risultato pari a 6,4% vs 5,1% rispettivamente con il farmaco e il placebo, corrispondente ad un aumento dei tumori di grado elevato del 27% (lo studio era stato condotto in pazienti con basso rischio di tumore alla prostata). Nello studio REDUCE (Reduction by Dutasteride of Prostate Cancer Events), multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, la dutasteride, alla dose di 0,5 mg/die, è stata somministrata per 4 anni a pazienti ad alto rischio di cancro prostatico (livelli di PSA: 2,5-10 ng/ml e biopsia negativa per cancro prostatico nei 6 mesi precedenti l'arruolamento). In questo studio, l'aumento dei tumori di grado elevato nel gruppo trattato con dutasteride è risultato più alto rispetto al placebo (0,9% vs 0,6%), ma la differenza non è stata statisticamente significativa, anche se durante il terzo e quarto anno di terapia i tumori con punteggio Gleason 8-10 sono stati 12 nel gruppo dutasteride e 1 nel gruppo placebo. Per cercare di fare chiarezza sull'eventuale correlazione tra inibitori della 5alfa-reduttasi e rischio di tumore alla prostata di grado elevato, è stato condotto uno studio prospettico osservazionale che ha arruolato più di 300mila pazienti (età =/>40 anni) sottoposti ad almeno un test del PSA tra il 2007 e il 2015 che non avevano avuto né carcinoma prostatico né erano stati trattati con inibitori della 5alfa-reduttasi. Nel corso dello studio circa il 7% dei pazienti ha ricevuto un inibitore della 5alfa-reduttasi e il trattamento terapeutico è stato associato ad una riduzione del rischio di tumore alla prostata che è andato aumentando con l'aumentare dell'esposizione al farmaco. Analizzando i dati senza prendere in considerazione i livelli di PSA, l'effetto positivo sul rischio di tumore è comparso con almeno due anni di terapia; considerando il PSA, gli inibitori della 5alfa-reduttasi sono stati associati ad una riduzione significativa del rischio di tumore alla prostata indipendentemente dalla durata della terapia. La riduzione del rischio ha interessato i tumori con stadiazione Gleason 6-7, non quelli con stadiazione 8-10, il cui rischio non è stato comunque influenzato dai farmaci in osservazione anche dopo terapie della durata di 8 anni (Wallerstedt et al., 2018). Analoghi risultati erano emersi in uno studio precedente focalizzato sull'uso degli inibitori della 5alfa-reduttasi e il rischio di tumore alla prostata di grado elevato o letale (Preston et al., 2014). Il ruolo degli inibitori della 5alfa-reduttasi nella chemio-prevenzione del tumore alla prostata è oggetto di ampio dibattito nella comunità scientifica, anche perché non sembra che gli inibitori della 5alfa-reduttasi abbiano effetti sulla sopravvivenza complessiva o sulla sopravvivenza dopo la diagnosi di tumore prostatico (Thompson Jr et al., 2013). L'indicazione per i pazienti in terapia con dutasteride per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna è comunque quella di sottoporsi a monitoraggio regolare per il cancro alla prostata.

Tumore alla mammella: la comparsa di tumore alla mammella nell'uomo, in corso di terapia con dutasteride, è un evento avverso raro segnalato negli studi clinici e dopo la commercializzazione del farmaco (sorveglianza postmarketing). Gli studi clinici, comunque, non supportano un aumento del rischio di questo tumore associato a dutasteride (Hagberg et al., 2017; Duijnhoven et al., 2014; Bird et al., 2013).

Rischio cardiovascolare: la dutasteride non è associata ad un aumento del rischio cardiovascolare. In studi clinici randomizzati, i pazienti trattati con dutasteride hanno evidenziato un lieve aumento del rischio di insufficienza cardiaca, non riscontrato con finasteride. Questo dato non è stato confermato in uno studio osservazionale condotto su più di 72mila pazienti, trattati con dutasteride o finasteride. Lo studio non ha infatti rilevato differenze per rischio di  insufficienza cardiaca o infarto cardiaco tra i due inibitori della 5alfa-reduttasi (Skeldon et al., 2017). Analoghi risultati sono emersi da una metanalisi che ha preso in considerazione 12 studi clinici controllati: l'incidenza di insufficienza cardiaca, infarto del miocardio e ictus non è risultata diversa tra i pazienti trattati con il farmaco e i controlli (Loke et al., 2013).

Conservazione: la dutasteride deve essere conservata a temperatura compresa tra 15°c e 30° C.


Nota:
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In particolare I&B autorizza e predispone la pubblicazione dei contenuti di questa sezione "Avvertenze", con licenza GFDL e CC-BY_SA, sulla pagina dell'enciclopedia libera alla Voce "Dutasteride".