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Dutasteride

Avodart, Combodart e altri

Effetti collaterali - Quali sono gli effetti collaterali di Dutasteride?

Gli effetti collaterali riportati provengono da studi clinici controllati e dall'esperienza postmarketing.

Negli studi clinici controllati con placebo l'incidenza degli effetti collaterali è stata pari al 19% (primo anno di trattamento). Il profilo della tollerabilità del farmaco non è cambiato nell'estensione in aperto, della durata di due anni, degli studi clinici.

L'analisi retrospettiva dei dati di tollerabilità relativi ad un campione di uomini trattati con dutasteride o finasteride per ipertrofia prostatica benigna, ha evidenziato un'incidenza di effetti collaterali più alta per dutasteride a fronte di un'efficacia terapeutica sovrapponibile. I pazienti, trattati con i due farmaci in monoterapia tra gennaio 2004 e settembre 2009 (197 con finasteride e 211 con dutasteride), hanno evidenziato: disfunzione erettile (5,1% vs 2,1% rispettivamente con dutasteride e finasteride), alterazioni dell'eiaculazione (2,4% vs 1,8%), riduzione della libido (2,7% vs 1,4%), dolorabilità/ingrossamento della regione mammaria (3,5% vs 1,2%) e interruzione della terapia per reazioni avverse (57,5% vs 42,6%, p < 0,01) (Kaplan et al. 2012).

Alcuni studi clinici hanno valutato l'insorgenza e l'entità degli effetti collaterali nella terapia di associazione di dutasteride con tamsulosin. Lo studio clinico più importante (CombAT), della durata di 4 anni, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, condotto su 4844 uomini con diagnosi clinica di ipertrofia prostatica benigna, ha confrontato tre gruppi di pazienti, rispettivamente trattati con dutasteride 0,5 mg una volta al giorno (n=1623), tamsulosin 0,4 mg una volta al giorno (n=1611) e dutasteride più tamsulosin in combinazione a dose fissa (0,5/0,4 mg) una volta al giorno (n=1610). L'incidenza degli effetti avversi è risultata pari a 15% vs 13% vs 22% rispettivamente con dutasteride, tamsulosin e dutasteride/tamsulosin il primo anno di terapia; al 6% vs 5% vs 6% nel secondo anno di terapia; al 3% vs 2% vs 4% nel terzo anno di terapia; al 2% vs 2% vs 2% nel quarto anno di terapia. In analogia con altri studi clinici, l'incidenza maggiore degli effetti collaterali, per tutti i tre gruppi di trattamento, si è manifestata nel primo anno di terapia ed è risultata a carico dell'apparato riproduttivo, soprattutto come disturbi dell'eiaculazione. Nel primo anno di trattamento, l'associazione dutasteride/tamsulosin è risultata associata ad una incidenza più alta di effetti collaterali rispetto ai due farmaci in monoterapia, ma tale incidenza è risultata poi sovrapponibile nei tre gruppi di pazienti negli anni successivi (Roehrborn et al., 2010).

Effetti collaterali della dutasteride in monoterapia

Apparato riproduttivo e mammella: (comuni: 1-10%) impotenza, diminuzione della libido, disturbi dell'eiaculazione, dolorabilità mammaria, aumento di volume mammario  (ginecomastia); (sorveglianza postmarketing) dolore e gonfiore testicolare (Evans, Goa, 2003).
Gli effetti collaterali a carico degli organi sessuali si riducono in genere nei primi 6 mesi di terapia, anche se ci sono stati casi di persistenza anche dopo la sospensione del trattamento. Il ruolo della dutasteride in questa persistenza non è noto.

Centrali: (segnalazione postmarketing) depressione.
Le evidenze scientifiche disponibili non hanno confermato l'esistenza di un legame diretto tra l'assunzione di inibitori della 5alfa-reduttasi e lo sviluppo di depressione anche se alcuni dati indicano un aumento di sintomi depressivi in una piccola percentuale di pazienti. Una delle ipotesi formulate per spiegare l'incidenza di depressione nei pazienti in terapia con finasteride o dutasteride, fa riferimento alla produzione di neurosteroidi (androstenediolo, allopregnanolone, tetraidrocortisolo, tetraidrocorticosterone e tetraidrodeossicorticosterone), molecole nel cui processo di sintesi interviene la 5alfa-raduttasi e che modulano la suscettibilità a convulsioni, ansietà, stress, depressione. La riduzione dei livelli di neurosteroidi, osservata con finasteride, induce una diminuzione anche dei livelli di dopamina, da cui la comparsa, potenziale, di sintomi depressivi (Hirshburg et al., 2016).

Dermatologici: (non comuni: 0,1-1%) alopecia (soprattutto perdita dei peli del corpo), ipertricosi (Millán, Castañeda, 2014).

Endocrini: (comuni: 1-10%) aumento dei livelli di testosterone, di ormone luteinizzante (LH) e di ormone stimolante la tiroide (TSH).

Epatici: lieve aumento transitorio delle aminotransferasi epatiche.
Negli studi clinici controllati con placebo, l'aumento delle transaminasi indotto da dutasteride (< 1%) è risultato simile a quello osservato con il placebo. Questi aumenti sono stati transitori e raramente hanno richiesto un aggiustamento della dose di farmaco. Allo stato attuale non ci sono dati in letteratura di danno epatico da dutasteride (LiverTox, 2018 e 2018a).

Sistemici: (sorveglianza postmarketing) reazioni allergiche quali eruzione cutanea, prurito, orticaria, edema localizzato, angioedema; cancro alla prostata, cancro della mammella negli uomini.
Nello studio clinico REDUCE, il cui obiettivo era valutare se la dutasteride fosse efficace nel ridurre il rischio di cancro alla prostata rilevabile con biopsia, è stata osservata un'incidenza più alta di cancro di punteggio Gleason 8-10 nei pazienti trattati con il farmaco rispetto al placebo, ma non è stata stabilita una correlazione causa-effetto con dutasteride (nello studio clinico, l'incidenza delle diagnosi di cancro alla prostata, indipendentemente dal punteggio Gleason è risultata inferiore con dutasteride: riduzione del rischio del 22,8%) (Andriole et al., 2010). Studi epidemiologici ulteriori hanno dimostrato che gli inibitori della 5alfa-reduttasi non sono correlati a cancro alla prostata di grado elevato, né a mortalità per cancro alla prostata o mortalità complessiva (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2019).