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Fluconazolo

Diflucan, Elazor, Flukimex e altri

Tossicità - Qual è la tossicità di Fluconazolo?

Sovradosaggio: in caso di sovradosaggio da fluconazolo instaurare una terapia sintomatica. La lavanda gastrica può essere utile nel limitare l’assorbimento del farmaco. Il fluconazolo è meno tossico del ketoconazolo: l’insorgenza di epatotossicità, in seguito a somministrazione di fluconazolo, è risultata minore rispetto al ketoconazolo. Il fluconazolo è escreto principalmente attraverso le urine: in caso di sovradosaggio un’emodialisi di 3 ore riduce del 50% la concentrazione plasmatica di fluconazolo.

Cancerogenesi: la somministrazione orale prolungata di fluconazolo in vivo (topo, ratto) per 24 mesi (dosi pari a 2-7 volte la dose raccomandata nell’uomo) non ha evidenziato un potenziale carcinogenico, ad eccezione di un aumento dell’incidenza di adenoma epatocellulare (ratto maschio).

Mutagenesi: il fluconazolo non è risultato mutageno sia in test in vitro che in vivo.

Tossicità riproduttiva: in vivo il fluconazolo è risultato ritardare l’inizio del parto e prolungare il travaglio con un effetto negativo sul numero di animali nati vivi e sulla sopravvivenza neonatale. La somministrazione dell’antimicotico durante l’organogenesi è stata associata a riduzione del peso materno e ad aborto (dose di 75 mg/kg, pari a 20-60 volte la dose raccomandata nell’uomo) (coniglio); ad incremento del peso della placenta (dose di 25 mg/kg), ad alterazioni anatomiche (sovrannumero delle costole, dilatazione della pelvi renale) e ritardo dell’ossificazione ossea del feto (25-50 mg/kg); morte dell’embrione, palatoschisi, ossificazione anomala del cranio fetale (80-320 mg/kg) (ratto).
Gli effetti del fluconazolo in vivo sono da ricondurre alla capacità specie-specifica del farmaco di influenzare la sintesi degli estrogeni. Questa proprietà non è stata evidenziata nell’uomo.
In uno studio retrospettivo basato su dati danesi, nella donna la somministrazione di fluconazolo in dose singola o ripetuta, durante il primo trimestre di gravidanza non è stato associato ad effetti tossici sul feto (74% delle donne trattate con una dose totale di fluconazolo di 150 mg/die, 22% trattate con 300 mg, 2% trattate con 350 mg, 2% trattate con 600 mg) (Norgaard et al., 2008). La somministrazione invece di dosi elevate (400-800 mg/die) di fluconazolo durante il primo trimestre di gravidanza, per un periodo variabile di qualche mese (3 o più mesi), per il trattamento di infezioni gravi quali la coccidiomicosi, ha comportato anomalie congenite fetali soprattutto craniofacciali, scheletriche e cardiache (Lopez-Rangel et al., 2005; Aleck, Bartley, 1997; Pursley et al., 1996, Lee et al., 1992).
Sulla base di questi dati, la FDA ha inserito il fluconazolo in classe C per il trattamento in gravidanza dell’infezione vaginale da candida (dose singola di 150 mg), mentre ha inserito il farmaco in classe D per l’uso in gravidanza per le indicazioni terapeutiche diverse dalla candidosi vaginale. In classe C sono inseriti i farmaci i cui studi sugli animali hanno rilevato effetti dannosi sul feto (teratogenico, letale o altro) e per i quali non sono disponibili studi controllati in donne oppure i farmaci per i quali non sono disponibili studi né sull'uomo né sull'animale. Il farmaco di classe C pertanto dovrebbe essere somministrato solo se il potenziale beneficio per la madre giustifica il potenziale rischio per il feto. In classe D sono inseriti i farmaci per i quali c’è evidenza di rischio fetale nell’uomo, ma i cui benefici in gravidanza potrebbero giustificarne l’uso (ad esempio nel caso in cui il farmaco fosse necessario alla sopravvivenza della paziente oppure fosse l’unica opzione terapeutica possibile in caso di malattia grave).