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Gabapentin

Neurontin e altri

Tossicità - Qual è la tossicità di Gabapentin?

Sovradosaggio: l’intossicazione acuta di gabapentin (49 g) si manifesta con visione doppia, difficoltà di parola, sonnolenza, letargia, diarrea. In caso di sovradosaggio di gabapentin intervenire con terapia sintomatica; eventualmente ricorrere a dialisi per facilitare l’eliminazione del farmaco.

Cancerogenicità: nei ratti maschi il gabapentin, somministrato a dosaggi elevati per due anni, ha favorito la comparsa di carcinomi del pancreas; l’incidenza di neoplasie è risultata dose-dipendente. Il gabapentin è stato somministrato in dosaggi pari a 250, 1000, 2000 mg/kg; nei ratti la massima concentrazione plasmatica ottenuta in seguito a somministrazione di 2000 mg/kg di gabapentin risulta circa dieci volte maggiore rispetto all’equivalente concentrazione plasmatica ottenuta nell’uomo con 3600 mg. Non è noto se anche nell’uomo esiste una correlazione tra gabapentin e tumori pancreatici (Sigler et al., 1995).

Mutagenicità: studi in vitro e in vivo condotti su animali non mostrano attività mutagena associata a gabapentin.

Tossicità riproduttiva: negli animali di laboratorio, il gabapentin non risulta influenzare la fertilità o la capacità riproduttiva (dosi equivalenti a cinque volte la massima dose giornaliera raccomandata nell’uomo).
In seguito a somministrazione di gabapentin a roditori nelle diverse fasi della gestazione sono stati riscontrati riassorbimento fetale, ritardi nello sviluppo e varie malformazioni (dosi equivalenti a 900, 1800 e 3600 mg somministrate nell’uomo) (Prakash et al., 2008). Nei topi la somministrazione di gabapentin durante la gravidanza ha determinato anche ritardi nel processo di ossificazione, malformazioni scheletriche e diminuzione del peso fetale (Afshar et al., 2009).
L’analisi dei dati relativi a studi clinici condotti tra il 1940 e il 1990 ha evidenziato che l’incidenza di effetti congeniti nei nati da donne in trattamento antiepilettico è pari a circa il 10% (2-3 volte più elevato rispetto a quello osservato in caso di donne non epilettiche), mentre risulta comparabile a quella della popolazione generale (2-4%) per i figli nati da madri affette da epilessia non trattate con anticonvulsivanti. Il rischio di malformazione dipende dal tipo di farmaco somministrato, dalla sua dose e dall’uso in monoterapia oppure politerapia (il rischio è maggiore per dosaggi elevati di farmaco e per le politerapie rispetto alle monoterapie). Le malformazioni più frequenti fra i nati esposti a farmaci antiepilettici sono quelle cardiache e la labio-palatoschisi (Dansky, Finnell, 1991; Gutierrez-Alvarez, 2003; Fried et al., 2004). Gli studi clinici hanno evidenziato una maggiore incidenza di disturbi neurologici nei bambini nati da madri epilettiche in terapia con anticonvulsivanti rispetto a quelli nati da madri affette da epilessia non trattate; il fenomeno risulta accentuato in seguito ad assunzione di farmaci antiepilettici in associazione (Koch et al., 1999; Adab et al., 2000).
La FDA ha inserito il gabapentin in classe C per l’impiego in gravidanza. La classe C comprende i farmaci i cui studi sugli animali hanno rilevato effetti dannosi sul feto e per i quali non sono disponibili studi specifici sull’uomo, e i farmaci per i quali non sono disponibili studi nè sull’uomo nè sull’animale. La somministrazione di gabapentin in gravidanza deve essere riservata ai casi di effettiva necessità, dopo un’attenta valutazione dei rischi e dei benefici connessi all’uso del farmaco.

DL50: gabapentin è stato somministrato a ratti e topi a dosi elevate (fino a 8000 mg/kg), ma la dose letale orale non è nota.